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Rieducare il mondo BDSM – Intervista con Lily Dupont

E così, con in testa la sigla di uno dei peggiori film di James Bond, ho accettato l’invito a visitare Golden Whip, un curioso spazio a Milano che si propone come – ahem – attrezzatissimo studio fotografico a tema BDSM. Sorpresa: le attrezzature sono parecchie e piuttosto ben pensate… ma soprattutto l’ho trovato davvero allestito come un set permanente, con tutto quel che può servire per scattare foto un po’ diverse dai mesti selfie da Tinder che ingolfano i profili kinky sui social network.

L’idea di mettere a disposizione un ambiente del genere è originale e potrebbe entusiasmare stuoli di fotografi, modelle e appassionati più o meno professionali, che tipicamente hanno gran difficoltà a realizzare servizi fetish dignitosi senza investire un occhio e un rene in materiali che usano solo una volta o due. Ciò che mi aveva incuriosito era però la possibilità di fare qualche domanda alla titolare.
Come suggerisce l’impresa stessa, Lily Dupont è infatti una dominatrice professionista sui generis, con idee sul mondo dell’eros insolito che vanno un po’ al di là della voracità senza arte né parte di così tante mistress de noantri. Così abbiamo scelto un divano fra i riflettori e le fucking machine, ci siamo goduti una bibita ghiacciata servita da uno schiavo incappucciato, e abbiamo chiacchierato…

 

Cominciamo come sempre dalle presentazioni. Puoi raccontare chi sei e come è nato questo progetto?

Mi chiamo Lily Dupont, e sono una dominatrice professionista. Questo per me significa conoscere le persone che si rivolgono a me per capirne le esigenze e gli eventuali disagi sessuali, in modo da trasformarli in una piacevole trasgressione. Studiare e stimolare questi lati nascosti della personalità non è semplice: anche se chi mi cerca sa di voler soddisfare la sua identità più profonda, dare voce ai propri desideri più proibiti non è da tutti – come non lo è renderli realtà senza lasciare traumi. Riassumendo, ho fatto della dominazione un vero lavoro, senza limitarmi a esibire il corpo o brandire una frusta.

Golden Whip è lo stesso approccio applicato a uno spazio fisico. Anziché limitarlo a essere un semplice ambiente a tema come lo sono tanti dungeon, l’ho impostato con molta attenzione per assecondare tanto le mie esigenze personali quanto i possibili desideri e fantasie di chi lo utilizza. Ci sono quindi attrezzature ricercate e a volte progettate su misura, aree dedicate a temi differenti quali fetish, BDSM puro, clinical, femminilizzazione e così via, e naturalmente tutto ciò che serve per la parte fotografica e video.
Un’altra particolarità cui tengo molto è che sia aperto a tutti e a tutte, eliminando quell’approccio di competizione senza senso che è tanto comune fra dominatrici: voglio che sia un accogliente “luna park” ma un punto di ritrovo anche per la cultura kinky.

 

In che senso?

In quello di spazio a disposizione anche di chi volesse organizzare corsi, workshop e così via. Come sai bene in qualità di organizzatore dei workshop di Sadistique, l’ambiente dell’eros estremo è pieno di persone in gambissima che possono e vogliono insegnare ciò che hanno imparato delle varie pratiche e filosofie di gioco… ma che purtroppo hanno pochissime occasioni di farlo perché mancano proprio i posti adatti!

Golden Whip Studio

È una mia idea, o prima ho sentito una certa irritazione quando parlavi della qualità della dominazione professionale?

Non vorrei parlare male di nessuno, ma al di là di ciò che ho visto di persona ho raccolto talmente tante testimonianze di persone che hanno avuto a che fare con “mistress” incompetenti… Il fatto è che circolano moltissime figure che con le vere prodomme non hanno nulla a che fare: non rappresentano un particolare problema per chi questo mestiere lo fa seriamente, bensì per chi si rivolge loro e incontra una idea sbagliata della dominazione, che inquina tutto il mondo kinky. Citerò solo il fatto che una professionista offre erotismo estremo, non sesso: lo sappiamo noi, lo sanno i sottomessi veri… eppure la confusione rimane. E non parliamo nemmeno di come tante pratichino senza alcuna cognizione di causa, ignorando del tutto il principio del sano, sicuro e consensuale!

Qui mi ricollego al perché di Golden Whip: la comunità delle dominatrici professioniste soffre di seri problemi, che si possono superare solo comunicando e condividendo le proprie esperienze positive e negative. Se all’estero si tratta di un’attività legalizzata e fiscalizzata, in Italia è ancora tutto lasciato al caso, senza quegli studi strutturati come aziende a tutti gli effetti che garantiscono sicurezza e formazione per tutte le figure coinvolte. Una cosa del genere non si può ancora fare, ma almeno mi sono ispirata a quel modo di gestire gli spazi. Fisicamente c’è un ambiente sicuro, confortevole e attrezzato per ogni esigenza; online invece ho organizzato una chat riservata alle prodomme in cui si possono confrontare esperienze, scambiarsi consigli e tanto altro.
Benché sia nato tutto da poco, si è subito notata la distinzione fra le professioniste serie, che capiscono i vantaggi di questo approccio e si possono permettere di usufruirne, e le improvvisate che vivono in un universo separato, improntato sulla fretta e il «pochi, maledetti e subito». Peccato per loro, perché così facendo si rapportano solo con la fascia peggiore degli appassionati e non entreranno mai in contatto con la parte più sensibile di loro stesse, tralasciando l’aspetto importante della cultura del BDSM. L’obbiettivo non può essere evitare il lavoro in call center: si deve puntare all’arte di creare relazioni di dominazione e sottomissione ad alto livello, fra menti messe a nudo.

 

Non si salva praticamente nessuno, quindi.

Fra le mistress qualcuna sì, te l’ho detto. Paradossalmente fra i clienti gli innocenti sono molti meno. È un aspetto che ho visto sottolineare anche da Master Giacon nella sua intervista e che, francamente, è molto chiaro a chiunque frequenti il mondo BDSM: c’è una quantità spaventosa di individui con un rapporto travagliatissimo con la loro sessualità, che pur di non lavorare sulle proprie difficoltà si rivolge compulsivamente anche alla prima che passa per “togliersi il prurito” riducendo tutto a una transazione commerciale. Il problema è doppio: da una parte oggettificano la figura dominante, e dall’altra non si godono tutta la dimensione del gioco con le loro partner e la crescita personale e di rapporto che nasce da un erotismo consapevole. Ovviamente sono la prima a non condannare le prodomme, ma va chiarito che siamo una figura nata per offrire un servizio premium – un po’ come i ristoranti stellati – che tuttavia gran parte delle persone concepisce come un fast food, da entrambe le estremità del guinzaglio. La base di tutto dovrebbe restare invece “cucinare a casa”.

Lily Dupont

E come si può uscire da questo cortocircuito, secondo te?

Il mio approccio è di valorizzare chi come me ama il mondo kinky, ne fa parte e ci si muove dentro con serietà e rispetto. È vero che ci sono tante persone con un approccio squallido, ma c’è anche una minoranza che frequenta corsi, si informa, che come te fa informazione, mette a disposizione la propria esperienza per chi si sta avvicinando a una galassia piena di fascino ma anche oggettivamente complicata. Dare il buon esempio mi pare il minimo, così sono la prima a farlo e ad aprire anche la mia “casa”.
Golden Whip non è un luogo dove venire a nascondersi, ma da condividere con le persone alle quali si vuole bene.

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