Pur studiando l’universo dell’eros insolito da tanti anni, c’è una categoria di suoi abitanti di cui non mi sono mai occupato – soprattutto perché talmente rara da essere considerata quasi una leggenda. Mi riferisco ai dominatori di professione che, a confronto delle migliaia di mistress a pagamento diffuse in ogni paese, anche su scala mondiale si possono contare sulle dita delle mani.
Francamente avrei continuato a ignorarli se per coincidenza non mi fossi trovato a condividere un breve viaggio in auto proprio con uno di loro. Ne è nata una chiacchierata che mi ha piacevolmente sorpreso per via dell’approccio al BDSM e delle opinioni del mio interlocutore. Era inevitabile che mi venisse quindi la voglia di intervistarlo per conoscere un po’ meglio la realtà di questo tipo di sex worker, e così ho richiamato Master Giacon…
Ciao, Alessandro! Partiamo con una tua presentazione?
Ciao, Ayzad! È sempre difficile presentarsi in modo completo senza sembrare presuntuosi. Sono una persona che ama tutto ciò che dà emozioni forti e intense: in particolare il BDSM. Credo di essere anche una persona centrata ed equilibrata, che ritengo la base per poter dominare, senza cui non si può cominciare questo tipo di percorso. Di questa passione ne ho anche fatto un lavoro, in cui uso il BDSM per offrire esperienze sensoriali e psicologiche forti e non convenzionali.
Mi piace molto imparare e cerco di farlo da qualsiasi cosa e persona, anche quelle apparentemente più semplici, cercando sempre nuovi spunti di crescita personale anche con chi mi contatta anche solo per trovare un playpartner serio ed esperto, senza necessariamente coinvolgere la dominazione.
La figura della dominatrice professionista è stata così tanto sdoganata e inflazionata da aver perfino perso ogni traccia di quell’aura mitica che aveva fino a un decennio fa. Mentre le prodomme si contano a centinaia, gli uomini che scelgono di lavorare come master sono rarissimi addirittura su scala mondiale. Tu come leggi questo fenomeno?
La cultura del BDSM per molti è ancora un tabù ed è poco nota. Moltissime persone hanno fantasie sul tema ma non ne sanno nulla: spesso le vivono in modo malsano, di nascosto, senza accorgersi che sono i primi a etichettare le proprie pulsioni come sbagliate o innaturali. Qui si potrebbe discutere su chi stabilisce cosa sia naturale e cosa no; per me lo è tutto ciò che esiste in natura e quindi anche omosessualità, BDSM e sex work. Come hai scritto anche nel tuo libro BDSM – Guida per esploratori dell’erotismo estremo, molte pratiche fino a pochi anni fa erano considerate malattie e questo limita ancora molto la loro accettazione. Gli uomini sono spinti ad aver paura di esprimere le proprie “perversioni” alle compagne ed essere etichettati come malati, così sono incentivati a cercare sconosciute con cui soddisfare i loro feticismi e fantasie sessuali. Per questo la figura della mistress è tanto inflazionata: ne ho conosciute molte che lo sono diventato in risposta alla domanda dei clienti, ma mancano completamente di indole e c’è molta improvvisazione. Vedo pochissime Mistress e moltissime donne che offrono alcune pratiche in cambio di denaro, convinte di essere dominanti.
Tra persone dello stesso sesso il fenomeno si manifesta diversamente perché c’è molta confidenza, e il livello di imbarazzo nel parlare delle proprie pulsioni sparisce molto più in fretta. Non a caso le relazioni omosessuali sono spesso più aperte e soddisfacenti. In definitiva è una legge di mercato: minore è la domanda e minore sarà l’offerta.
A proposito: com’è avvenuta la tua scelta di diventare un pro-master? Sia prendere quella decisione, sia costruire l’attività, intendo.
Me lo ricordo bene: una mattina ero in treno con la mia ragazza di ritorno da un play party in compagnia di un’amica prodomme nostra ospite. Fu lei a dirmi: «Ale, perché non lo fai anche tu? Sei già formato, hai passione e ci sai fare più della maggior parte delle persone che conosco… hai visto i master che ci sono?» Passammo tutto il viaggio a ridere degli annunci online di dominanti che sembravano la parodia di se stessi tra errori grammaticali e foto orribili. A convincermi che potessi offrire qualcosa di più fu uno in tuta da wrestling, che proponeva di ‘annusare il suo membro e il suo pelo come premio’.
Passo dopo passo ho così rivoluzionato la mia vita, lasciando un lavoro che mi faceva soffrire per le lunghe ore insoddisfacenti che non mi davano alcuna motivazione. Lavoravo su me stesso trovando spunti di crescita già da anni, e quando cominciai mi resi conto che ero finalmente sulla strada giusta Stavo facendo ciò che mi piaceva e lo stavo facendo per uno scopo: stare bene e far star bene.
I primi guadagni li ho spesi in sex toy, per cui ho un vero feticismo. Poi ho ampliato il guardaroba fetish e mi sono costruito le prime strutture: una croce, una gogna e un punto di sospensione. Ho seguito tutti i corsi disponibili per imparare al meglio quel che ancora non sapevo, partendo già da una base teorica e pratica molto buona: anni di frequentazione nell’ambiente kinky sono serviti molto per confrontarmi ed imparare.
Appena ne ho avuto la possibilità ho cambiato anche luogo, trasferendomi in una villa del 1800 completamente affrescata dove ho creato un ambiente unico nel suo genere, attrezzato di tutto. Volevo poter offrire il meglio di ogni aspetto del BDSM e ci sono quasi riuscito. Avendo un feticismo anche per la sapiosessualità sono comunque sempre pronto a imparare cose nuove.
Tanta pianificazione mi ricorda che poco fa ho sentito una punta di critica nel riferirti alle mistress a pagamento. Chi ha letto i miei libri sa che io mi lamento non del mestiere in sé, ma della sua improvvisazione. Le tue impressioni sull’argomento quali sono?
Difficile rispondere senza generalizzare e prendersela anche con quelle signore mosse davvero dalla passione. Brave mistress ce ne sono davvero poche: il mercato è invaso da persone che offrono una caricatura di quello che è veramente la dominazione per trovare un metodo alternativo di sostentarsi. La loro totale mancanza di passione ed equilibrio sono evidenti, quindi attraggono spesso giuste critiche. La colpa però non è loro, ma di chi pur di leccare un piede scrive a tutte,esaltandole come dee supreme e creando questa idea illusoria di superiorità.
Una persona preparata, appassionata, con vari sex toys, strutture, location adatta, vestiario e tutto il resto non può certo permettersi di offrire ciò su cui ha investito tanto allo stesso prezzo della prima improvvisata che ha un frustino di Decathlon e uno strap-on comprato su Aliexpress. Poi ciascuno ha il suo pubblico: molte campano solo grazie alla totale mancanza di cultura dei sottomessi, e va ammesso che anche alcune persone inesperte e arrangiate riescono a offrire un ottimo servizio grazie a un’empatia innata.
Questo è solo un riassunto: l’argomento è vasto e meriterebbe molto più spazio.
Mi fai un esempio del “dietro le quinte” di Master Giacon e della preparazione necessaria al tuo ruolo?
C’è un livello minimo per cui sono molto importanti corsi, meeting, eventi, confronto diretto con persone esperte, lettura di libri e forum riguardanti l’argomento. Però voglio focalizzarmi su un tema di cui si parla poco: l’equilibrio e la centratura di chi domina. Per riassumere il mio pensiero adatto una frase di Krishnamurti: «domina te stesso per dominare gli altri». Come puoi pensare di farlo, se non hai fatto esperienza su te stesso e non riesci a controllare le tue proprie emozioni e pulsioni? Tu metteresti mai la tua vita nelle mani di qualcuno che potrebbe cambiare comportamento in base alle emozioni del momento, senza saperle gestire?
Ho dedicato molto tempo a lavorare su di me, spendendo molte energie per trovare il mio equilibrio e centro. È un percorso che inizia dall’accettazione di sé stessi e degli altri, che mi ha permesso di diventare quello che sono e offrire molto di più di una lista di pratiche. Ciò consente inoltre di non dovere preparare gli incontri, perché nella sessualità la spontaneità è fondamentale e mi piace molto farmi ispirare dal momento e dalla persona che ho davanti.
Vorrei risparmiarti la classica domanda su «le richieste più strane che ti sono state fatte», però è inevitabile parlare un po’ anche della tua clientela, che mi accennavi essere prevalentemente maschile.
Sì, principalmente incontro uomini e ho aperto le porte alle donne da poco, per colpa di un mio preconcetto sul fatto che non fossero disposte a pagare un uomo, soprattutto senza sesso tradizionale. Invece la prima è stata una ragazza poco più che maggiorenne, molto attraente, che mi ha fatto ricredere.
Le persone che incontro – che non mi piace chiamare ‘clienti’ perché ci tengo che il nostro rapporto non sia freddo o distaccato – sono così diverse fra loro che non se ne può parlare in termini generali. Ognuna ha caratteristiche uniche, e molte hanno davvero contribuito alla mia crescita personale oltre che professionale. I loro interessi vanno dalle cose più estreme e di nicchia a quelle più soft e comuni.
E qui mi torna in mente uno dei grandi misteri dell’eros estremo: il rapporto spesso contorto del mondo gay con il BDSM e le pratiche insolite in genere. Noto da sempre un deciso separatismo dalla scena etero/pansessuale, tanto per cominciare, e mi diverte osservare le arrampicate sugli specchi con cui viene spesso negato…
Anche per me è un mistero difficile da spiegare, anche ora che frequento da quattro anni anche eventi BDSM gay. Vi ho visto pochissimo gioco: tanti hanno un dress code molto costoso, ma oltre a quello di fetish c’è poco; molto fisting e puppy play, qualche scena di pissing. Anche il bondage, che nel mondo etero è molto diffuso, lì è una rarità; il sesso prevale con rapporto 1 a 10, e se ne vede moltissimo ovunque.
Quel separatismo probabilmente viene da lì: nei party cui siamo abituati il sesso ha meno spazio e di conseguenza risultano meno appetibili alla categoria, senza contare che come a molti etero non piace vedere due uomini che scopano, a molti gay non piace vedere delle donne che lo fanno.
Ho parlato proprio di recente di questo con un amico molto attivo sulla scena gay internazionale, che mi ha detto che la maggior parte dei master più seri giocano a casa loro e non agli eventi, così a chi si approccia all’ambiente manca qualcuno che mostri e insegni come funzionino le cose. Secondo lui è effetto del ritiro di un’intera generazione durante l’epidemia di AIDS, che è un peccato perché anche io ho imparato molto dai “veterani”.
…E l’altra cosa curiosa è che in ambito gay la dominazione – e forse ancor più la sottomissione – sembri essere vissuta in termini assoluti: o a livelli estremissimi, o niente. Diversi uomini che mi si sono rivolti per coaching si lamentavano per esempio di cercare da anni partner con cui avere una relazione BDSM e umana equilibrata, senza però riuscirci. In molti casi li ho guidati a una soluzione, ma il fatto stesso che tu abbia poi una clientela così nutrita suggerisce che ci sia qualche meccanismo mentale diffuso. Cosa ne pensi?
Su questo la mia esperienza è differente: moltissime persone mi chiedono di sperimentare pratiche soft, mentre chi cerca l’estremo è più raro e spesso lo collega all’uso di droghe, che io non permetto e che credo sia uno dei maggiori problemi legati alla sessualità gay.
La difficoltà nel trovare partner equilibrati è invece diffusa indipendentemente dal tipo di orientamento: l’unica differenza notevole è che fra gay la promiscuità viene dichiarata e vissuta, mentre nel mondo etero è spesso nascosta da bugie e inganni.
Parlando di identità, è interessante che tu abbia scelto di apparire con il tuo nome e cognome anagrafico e in modo molto pubblico. Considerate tutte le discriminazioni verso le sessualità alternative, è una cosa che ti ha mai dato problemi?
Se me lo avessi chiesto due settimane fa ti avrei risposto di no, ma ho da poco ricevuto minacce da persone vicine a una mia schiava, che senza chiederle nulla hanno usato i miei contatti pubblici per offendermi e minacciarmi. La violenza dimostra l’ignoranza e la mancanza di cultura su questi argomenti, che non si capisce essere un modo per aumentare il piacere e l’intensità delle sensazioni.
Di mio amo essere trasparente e mi vanto di non avere nulla da nascondere. Se mi chiedono qualcosa dico liberamente chi sono, cosa faccio e com’è la mia vita privata, divertendomi a vedere le reazioni. Purtroppo però le discriminazioni ci sono. Per provare a cambiare la mentalità collettiva do l’esempio non nascondendomi, e sto scrivendo un libro per condividere il più possibile la profondità e l’intensità di questo mondo ancora sconosciuto alla maggior parte delle persone.
In conclusione sarà il caso di chiederti come vedi il tuo futuro: sia quello vicino che andando più in là con gli anni.
Me lo chiedono spesso e non so cosa rispondere perché invece di guardare al futuro vivo a pieno il presente. Lo faccio fin da piccolo, e dopo letture e studi di filosofia orientale e crescita personale ho capito che tutto il tempo in cui si guarda al passato o al futuro è sprecato. Non vivere il presente è comune in chi è infelice e cerca soddisfazioni altrove, ma io amo il mio presente e la mia vita: non ho bisogno di evaderne.