Di solito adoro il mio lavoro, ma a volte può essere così frustrante… Settimana scorsa, per esempio, è stata punteggiata da episodi esasperanti che tuttavia alla fine hanno contribuito a indicarmi una scomoda ma piuttosto importante verità.
Tutto è cominciato, come sovente capita per le scocciature, su un forum online. Una nota bastian contraria aveva chiesto indicazioni su qualche manuale che trattasse la flagellazione maschile – regalandomi il piacere di veder consigliare da un paio di persone uno dei miei libri più dettagliati sul tema. Che però lei ha escluso «perché è scritto da un uomo, ma chiaramente solo una donna può offrire la giusta prospettiva».
Così sono scioccamente intervenuto per spiegare che il mio lavoro si basa su studi seri e dati concreti, che lo rendono parecchio più attendibile della quasi totalità delle opinioni online cui era abituata – e che comunque sul mio sito poteva trovare una lunga lista di ottimi libri scritti da altri. Peccato che a quel punto un branco di buzzurri digitali abbia ammazzato la conversazione sostenendo con orgoglio che «tanto i manuali non servono a niente, perché chi fa impara, e i pareri valgono tutti uguale».
Solo un paio di giorni dopo, su un altro forum qualcuno ha annunciato entusiasta la MsDs Conference, una tre-giorni online dedicata all’eros estremo e con un elenco di relatori davvero incredibile. Io sono corso ad approfittare di una così splendida occasione di poter accedere alla loro esperienza; due incontenibili idioti invece si sono precipitati a sminuire l’evento, esprimendo a gran voce quanto si sentissero offesi dalla «superbia di questi presunti esperti, che pretendono pure di farsi pagare per chattare dal salotto di casa». Il biglietto per accedere a 57 ore di lezioni e tavole rotonde, tanto per capirci, era di ben cinque sterline.
Ma di nuovo ci sono cascato come un fesso, e ho provato a spiegare razionalmente la differenza che passa fra l’iscritto medio a un sito e un educatore professionista che tiene una lezione preparata come si deve, o il dovere morale di sostenere gli attivisti – senza alcun risultato, ovviamente. E il peggio è che sono stato l’unico.
Per una coincidenza che sarebbe buffa se non fosse tragica, in quello stesso preciso momento alla conferenza si stava tenendo una tavola rotonda in cui Caroline Shahbaz e altri educatori si lamentavano delle resistenze incontrate non tanto da parte del grande pubblico, ma proprio dall’interno della Scena stessa. Parzialmente sollevato dal sentire che non si tratti solo di un problema mio, mi sono segnato anche un’osservazione di Stoltz Sinatra, che ha sottolineato come non esista un solo “popolo del BDSM” ma due demografiche molto differenti. La prima è composta dai duri e puri che ne fanno uno stile di vita, come quelli che stavano partecipando all’evento; l’altra però è un gruppo molto più vasto di turisti dell’eros, interessati solo a vivere un’esperienza momentanea libera da studi e filosofie.
Infine, solo qualche ora fa, ho guardato un video di Facebook Live (privato, mi spiace) fatto dalla stessa ragazza che avevo citato in un precedente post per via del suo incidente di bondage per informare gli amici che la diagnosi finale è molto meno brutta del preveisto… ma che era stata gravemente molestata dal neurologo che l’ha esaminata. Alcune chicche sono state gli aghi piantati brutalmente nei muscoli «perché tanto hai detto che sei masochista, no?» e l’invito a «dire ai tuoi amici pervertiti di non venire da me se si fanno male perché non li curo».
Un comportamento così non professionale e discriminatorio mi ha ricordato quella volta in cui ho tenuto una lezione sulla realtà dell’eros insolito per il personale di un ospedale piuttosto grandino. Mentre stavo andando via sono stato avvicinato nientemeno che dal primario, che mi ha confessato come l’incontro gli avesse fatto capire di aver preso decisioni discutibili in passato – come per esempio la volta che ha mandato una ragazza in Trattamento Sanitario Obbligatorio per via del suo grave autolesionismo… dimostrato dai piercing ai capezzoli. Sono passati anni, ma a tutt’oggi tanta disconnessione fra professione e mondo reale alimenta i miei incubi.
Credo che ora capirete se dico che settimane come queste mi fanno dubitare di avere sbagliato mestiere, specie quando si mettono in conto anche lo stigma sociale e i guadagni pressoché inesistenti. So che molti colleghi in tutto il mondo si pongono spesso domande simili. Eppure penso che da tutto questo si possa trarre una lezione.
Nonostante le apparenze gli attivisti e gli insegnanti sessuali non si rivolgono a quella “Comunità” semi-inesistente di cui parliamo fin troppo spesso. Gli esploratori convinti sono relativamente pochi e già ben informati, quindi non hanno bisogno di noi se non per gli approfondimenti più esoterici – mentre alle orde di famolostranisti e disperati a caccia di partner non potrebbe fregare di meno di quelli che percepiscono come ragionamenti complicati. Cercare di compiacerli è pertanto inutile: non ha senso massacrarsi per gente interessata solo ad approfittarsene senza dare nulla in cambio.
Il vero punto di quel che facciamo è formare tutti gli altri – e non forzandoli ad accettare nozioni o stili di vita strani, ma semplicemente mettendo le nostre conoscenze a disposizione di quel tipo di pubblico che nemmeno si sognerebbe mai di consultare oscuri siti specializzati o di partecipare ad eventi per appassionati. Ciò richiede un certo cambio di prospettiva rispetto al modo di pensare cui siamo abituati e costringe ad affrontare problematiche tutte nuove, ma le molte centinaia di messaggi di ringraziamento che ricevo dai miei lettori mainstream dimostrano che ne valga decisamente la pena. Ciascuno di loro ha sentito la necessità di scrivermi e farmi sapere come i miei libri e articoli gli avessero fatto capire che le sue fantasie non lo rendevano un mostro, o abbiano salvato una relazione fallimentare, o prevenuto incidenti tecnici. Il compenso davvero inestimabile è quello.
Il trucco diventa allora solo saper resistere all’idea molto diffusa anche fra gli educatori, ma insensata ed eccessivamente politically correct, di una comunità kinky composta da pari. Suonerà poco elegante, ma quando si dedica la propria vita a lavorare seriamente su un argomento la tua opinione non vale quanto quella di una qualsiasi gattara sciroccata di Yahoo Answers: divieni un’autorità, e le autorità devono assumersi le proprie responsabilità.
Mi sto facendo l’idea che ciò comporti non solo ignorare l’astio e le meschinità di tanto giro kinky, ma soprattutto confrontarsi col resto del mondo e preoccuparsi semmai di chi davvero senta il bisogno di una guida, di chi sta soffrendo perché non riesce a venire a patti con la propria sessualità, di chi non riesce a trovare aiuto nel suo mondo “normale” dove una preferenza insolita viene spesso derisa. Facciamolo abbastanza a lungo, e quel che sembra tanto ovvio a noi “pervertiti” (tipo, per dire, il consenso e il rispetto reciproco) non potrà che divenire conoscenza comune e tracimare fin nel resto della società, cambiandola per il meglio. Un medico ignorante alla volta.