Problemi col sesso insolito?

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Ritrova il piacere con l'aiuto di un coach

Il problema del BDSM? È la Scena BDSM.

Come accade per ogni forma di sessualità, anche il BDSM nella realtà soffre di bei problemi che mai vedrete nelle sue rappresentazioni più comuni, cioè la pornografia.
L’odio da parte dei moralisti? L’incerto status legale? Il costo proibitivo di tante attrezzature? Le poche informazioni attendibili su certe pratiche? Macché: come si può leggere su qualsiasi sito a tema, ciò con cui si scontrano quasi tutti gli appassionati è un nemico molto più terra terra e comune appunto a tutte le forme di sessualità: trovare il partner ideale. O un qualunque partner – proviamo a vedere perché.

Poco prima di Natale sulla più attiva community BDSM italiana è comparso il messaggio di un nuovo iscritto. «Ho 28 anni, ho scoperto di essere attratto da queste cose ma non le ho mai fatte né ho ancora capito che ruolo mi si addica di più» diceva in buona sostanza. «Potreste cortesemente dirmi dove possa trovare persone con cui provare questo tipo di esperienze?»
La reazione è stata impressionante. Solo nelle prime 24 ore sono stati pubblicati infatti settanta commenti carichi di ostilità, accomunati da un solo concetto: «come ti permetti di venire qui a fare richieste simili? Frequenta a lungo questo forum come facciamo noi, e forse qualcosa succederà.» Le successive, educate obiezioni del poveretto hanno suscitato solo scherno.

Alcuni mesi prima a un Sadistique una bella ragazza parlando dello stesso sito mi aveva raccontato incredula la propria esperienza. «Mi sono iscritta, ho compilato il mio profilo ed entro poche ore sono stata espulsa senza che avessi fatto nulla. Quando un amico anch’egli membro ha chiesto spiegazioni, gli è stato detto che ‘era impossibile che una diciannovenne masochista si iscrivesse così, con tanto di foto. Essendo evidentemente un profilo falso, era stato rimosso come da regolamento’.»
Strano, perché come tutti i partecipanti alla festa avevano appena potuto constatare, di falso la fanciulla non aveva proprio nulla.

Ancora, una cara amica che pratica BDSM sin dall’adolescenza e vorrebbe trovare il proprio compagno di vita mi ripeteva ciò che sento dire da sempre da tutte le appassionate che conosco. «La soluzione più logica per incontrare persone con i miei gusti sarebbe mettere un annuncio sui siti appositi, ma dopo la prima esperienza non ci provo neanche più. In poche ore ho ricevuto infatti centinaia di risposte: tutte incoerenti, offensive, da parte di tizi privi di contatto con la realtà o che nemmeno avevano letto l’annuncio.»

Restando in tema di inserzioni, una coppia che ha richiesto il mio aiuto come personal coach era invece sbigottita. «Ci piace molto il genere fetish e dopo tante belle esperienze all’estero volevamo incontrare altre coppie come noi in Italia. Il nostro annuncio dichiarava massima disponibilità e dalla foto si poteva vedere che fossimo belli e con bell’abbigliamento a tema; l’unica richiesta che avevamo posto era che ci spedissero una foto – anche mascherati – e che dopo il primo contatto ci si sentisse tutti e quattro per telefono per organizzare una cena conoscitiva.» Risultato: solo due risposte con foto, altre quattro farneticanti e nessuno li ha mai richiamati.

Ultimo aneddoto, questa volta personale. Da quando nel 2004 è uscita la prima edizione del mio BDSM – Guida per esploratori dell’erotismo estremo io stesso sono diventato persona non grata su tutti i siti a tema italiani. Ogni qual volta intervenissi su un forum numerosi sconosciuti mi bersagliavano di accuse che andavano dall’essere ‘un approfittatore interessato solo a guadagnare sulla pelle degli appassionati’ a vere diffamazioni che hanno richiesto interventi legali.
Considerato che la principale motivazione nel mio lavoro consiste nella soddisfazione di aiutare il prossimo a realizzare le proprie fantasie e vivere meglio la propria sessualità, per qualche anno mi sono incaponito a confutare queste aggressioni assurde con la logica e i fatti – finché mi sono reso conto di avere di meglio da fare, al punto che ormai non partecipo più ad alcuno di quei siti.

Ciascuno di questi esempi – e ce ne sarebbero moltissimi altri – è l’espressione di un solo fenomeno di fondo, che in Italia ha raggiunto livelli assurdi ma è presente un po’ in tutto il mondo: la scissione dell’eros estremo online da quello reale. O in altre parole: il peggior nemico del BDSM è proprio il “mondo BDSM”, o per lo meno la sua manifestazione più accessibile. Le cose però non sono andate sempre così, e capire cosa abbia condotto a tale situazione può essere molto utile per comprendere anche alcuni meccanismi chiave della psicologia del sesso insolito.

Dal viaggio iniziatico all’orgasmo istantaneo

Se diamo uno sguardo al passato possiamo notare una dinamica rimasta inalterata per secoli. Chi si accorgeva di nutrire un’attrazione verso qualsiasi forma di sessualità alternativa aveva due possibilità: reprimerla cercando di far finta di nulla, oppure intraprendere un vero percorso iniziatico nel tentativo di realizzare le proprie fantasie.
Il primo passo era dare un nome alle proprie pulsioni. Un passaggio assai difficile, perché certi argomenti “sconvenienti” erano condannati dalla società, che non solo non ne parlava, ma nemmeno ne ammetteva ufficialmente l’esistenza. Un esempio eclatante anche perché relativamente recente è Psychopathia sexualis di Krafft-Ebing: pur essendo stato considerato per decenni il testo di riferimento su questo tema era stato scritto in latino appositamente per scoraggiarne la lettura da parte della “gente comune”.

La fase successiva consisteva nel superare i pregiudizi patologizzanti, comprendere di non essere un malato bisognoso di cure e accettarsi. Poi veniva il momento di cercare informazioni più dettagliate: come si fanno i nodi del bondage? Dove mi procuro una frusta? Cosa si può fare in sicurezza e cosa espone al rischio di finire in ospedale o in tribunale? Chi produce gli abiti e gli accessori che corrispondono ai miei feticismi?

List of BDSM newstands in Italy, circa 1980

La scarna lista di tutte le edicole che vendevano riviste BDSM in Italia nel 1982

Prima del 1980 non esistevano manuali o riviste che spiegassero queste cose; nel ventennio successivo erano comunque di difficile reperibilità. In Italia la fonte più importante erano per esempio i mensili pubblicati dalle Edizioni Moderne, che tuttavia venivano venduti in meno di cento edicole su tutto il territorio nazionale.
A meno di avere la fortuna di conoscere qualcuno già esperto dell’argomento che svolgesse il ruolo di mentore si trattava quindi di un percorso tutto in salita, di cui comunque non abbiamo ancora nemmeno citato la parte più complessa: trovare qualcuno con cui mettere in pratica le proprie fantasie.

Di locali specializzati ed eventi aperti al pubblico non se ne parlava neanche. Nel nord Europa c’era qualche bordello più o meno specializzato, tuttavia le possibilità erano sostanzialmente due. La prima consisteva nel convincere il proprio partner ufficiale a esplorare insieme questi piaceri insoliti – ma ben pochi (e poche) osavano rischiare un rifiuto che avrebbe potuto portare allo stigma sociale, l’internamento in strutture psichiatriche, il divorzio o altre sciagure.

L’altra era affidarsi – ma solo dagli anni ’50 in poi – ad equivoci servizi di annunci per “cuori solitari” nei quali comparivano occasionalmente termini potenzialmente rivelatori: ‘remissiva’, ‘autoritario’, ‘amante abbigliamento insolito’, ‘di mentalità moderna’… un vero codice segreto al quale si appigliavano migliaia di speranze. Chi ne trovava il coraggio rispondeva allora in maniera semi-anonima, utilizzando il lentissimo servizio di fermo posta per spedire e ricevere la corrispondenza all’apposito banco degli uffici postali, intestandola non a persone ma a numeri di documenti personali.
Per arrivare al punto di scambiarsi un recapito più tradizionale potevano passare mesi, e ancora non era finita. Chi sarebbe stato l’interlocutore? La persona descritta nelle lettere, o un mitomane, un pazzo o un ricattatore? E anche nel migliore dei casi, quante potevano essere le probabilità che i suoi gusti corrispondessero davvero ai nostri?

È chiaro che in condizioni come queste prima di arrivare alla propria prima esperienza concreta potessero passare molti anni. Anni in cui le persone meno motivate abbandonavano l’impresa rassegnandosi a una vita sessuale più tradizionale, e quelle più caparbie alimentavano invece una passione incredibilmente intensa, inarrestabile.
Concetti oggi dati per scontati come la safeword o negoziare limiti e pratiche prima di giocare erano semplicemente incomprensibili di fronte al desiderio ardente di sperimentare finalmente ciò che aveva occupato i propri sogni per così tanto tempo. E se da una parte questo approccio aveva evidenti aspetti negativi, dall’altro garantiva un entusiasmo senza pari.
Chi aveva la costanza di percorrere tutte queste tappe fino in fondo, il coraggio di lanciarsi in un’esperienza piena di incognite, la capacità di elaborare le sensazioni provate e la voglia di continuare a cercare nuovi incontri viveva però una vera e profonda trasformazione. Come uno sciamano sopravvissuto a un’ordalia, diventava qualcosa di diverso dalla persona che aveva intrapreso inizialmente una via tanto impervia.

L’ultimo passo – e non per tutti – diveniva allora integrare questa nuova identità sociale. Divenute troppo grandi per i panni stretti dei normali ruoli civili, queste persone sentivano il bisogno di trovare i propri simili, scambiarsi esperienze, costruire una cultura comune che per quanto marginale permettesse loro di sentirsi parte di una tribù anziché solitarie schegge impazzite.
Piano piano, con ulteriori anni di ricerche, si entrava così a far parte di circoli privati, club clandestini, microcomunità che mantenevano i contatti attraverso gli strumenti lenti dell’era analogica.

E poi è arrivata Internet, e ancora più rivoluzionario il Web.

Da un giorno all’altro tutte le informazioni sono diventate accessibili nell’arco di secondi anziché anni. Tutta l’oggettistica divenne disponibile senza sforzo a prezzi anche cinquanta volte inferiori a prima. Tutta la letteratura, la cultura e la pornografia per cui fino a poco prima si poteva rischiare la galera è arrivata in massa, gratuita, facilmente mimetizzabile proprio sulla nostra scrivania. Ma soprattutto si è aperto un universo di contatti immediati.
Se fino al 1970 gli appassionati di BDSM potevano sperare di conoscere al massimo una decina di loro simili e fino al 1995 non più di un centinaio, con la Rete sono divenuti immediatamente accessibili centinaia di migliaia di uomini e donne di tutto il mondo – una rivoluzione così epocale da non essere nemmeno descrivibile a parole.

Ma a che prezzo?

Fra biochimica e antropologia

È chiaro che solo un pazzo potrebbe trovare negativo l’avvento di Internet. L’accesso all’informazione ha permesso sviluppi fondamentali nella cultura dell’eros estremo: nella sicurezza innanzitutto, dalla profilassi per le malattie a trasmissione sessuale al concetto di ‘sano, sicuro e consensuale’ delle varie pratiche di cui si compone il BDSM. Il Web ci ha permesso di affrontare le nostre fantasie più oscure senza timore, fornendo gli strumenti per compiere l’indispensabile percorso di introspezione in maniera serena e positiva. Una rete di persone prima ancora che di computer consente la creazione di punti di incontro virtuali e reali, di eventi, di corsi, di arte tematica… di certo nessuno vorrebbe tornare alle difficoltà del passato.

Muscular man under shrink wrap

Eppure anche la medaglia più splendente ha il suo rovescio. Quello dell’era digitale è paradossalmente proprio la facilità di accesso a tutta quest’abbondanza. Non si tratta di un’osservazione personale, ma di pura biochimica: quando le proprie fantasie possono essere soddisfatte istantaneamente l’organismo non ha il tempo materiale di produrre tutta una serie di neurotrasmettitori che alimentano l’eccitazione e permettono di sperimentare elevati livelli di emozione. Soprattutto, il rilascio di serotonina generato dal raggiungere il proprio obiettivo – non solo l’orgasmo, ma anche il semplice trovare lo stimolo esatto che si andava cercando – fa precipitare immediatamente l’interesse.
Perché impegnarsi a ricercare e creare l’incontro dei propri sogni, se per quanto concerne il nostro organismo si può ottenere lo stesso effetto molto più semplicemente facendo un breve giro su Youporn?

Beh, per esempio per risolvere quel bisogno di appartenenza sociale di cui parlavamo prima. Ma anche questo aspetto viene abbondantemente servito dalla Rete e dalle sue community virtuali. Difficile sentirsi un outsider maledetto quando in pochi minuti è possibile iscriversi a sei o sette forum su cui comparire con un’identità “perfetta”.
Fino a quindici anni fa definirsi ‘master’ per esempio era una discreta impresa. Bisognava incontrare qualcuno che riconoscesse il ruolo, dimostrare la propria competenza, meritare il rispetto altrui. Per fregiarsi del titolo di ‘schiavo’ era necessario essersi messi concretamente a disposizione di qualcuno, avere subito il suo sadismo, essere stato in grado di accettare ed elaborare la sofferenza che ciò comportava.

Tutto ciò è scomparso come le proverbiali lacrime nella pioggia. Nella maggior parte dei casi per conquistare queste e altre cariche oggi è sufficiente selezionarle in un comodo menu a tendina. Online nessuno potrà mai costringerci a dover dimostrare alcunché. In effetti, la maggior parte di chi “pratica” BDSM in Rete non ha alcuna esperienza concreta di ciò di cui discute, né alcuna voglia di mettersi davvero in gioco nel mondo reale.
Anche la civilissima tolleranza tipica degli ambienti virtuali è un boomerang. Senza nessuno che scacci gli indesiderabili, in qualsiasi community è fisiologico che siano proprio i più squilibrati a prevalere – diffondendo a volte teorie e informazioni che se messe in pratica risulterebbero addirittura pericolose.

Il problema, a ben vedere, non è nemmeno questa scissione fra virtualità e realtà. Pensiamo al mondo dello sport: nessuno si è mai lamentato se a una partita di calcio partecipano solo 22 atleti rispetto alle centinaia di migliaia di tifosi che seguono l’incontro dalla comodità dei loro divani. L’esistenza di una comunità di simpatizzanti è perfino un complimento.
Il guaio è che nel caso del BDSM la tifoseria è così mostruosamente numerosa, così caciarona, così violenta da avere invaso completamente il campo in cui quei poveri calciatori avrebbero tanto voluto poter giocare tranquilli la loro partita. Non c’è da stupirsi se questi ultimi a un certo punto si siano stufati e siano andati altrove a tirare due calci al pallone.
Se però in questo modo tifosi e atleti hanno trovato la propria serenità, che dire di quelle poche anime candide che nutrono ancora il sogno di giocare in serie A? Uscendo di metafora, cosa succede oggi a chi desideri avvicinarsi davvero al mondo dell’eros estremo?

La risposta l’abbiamo vista all’inizio dell’articolo. Persone piene di ottime intenzioni fanno la cosa più logica: cercano su Google, trovano un’infinità di siti a tema… e si scontrano con la “cultura” della virtualità. Arrivati a questo punto potranno avere due possibili reazioni. La prima, più frequente, è di pensare «questa gente e questo mondo sono del tutto diversi da come me li ero immaginati, e non ci voglio avere niente a che fare», passando subito ad altri interessi.

La seconda è tentare di comprendere quella mentalità, fino a che o si rinuncia o la si accetta. Risultato: ogni giorno che passa la “Scena” online si arricchisce di nuovi proseliti che contribuiranno a tenere lontani coloro che vorrebbero concretizzare le proprie fantasie. Cioè proprio coloro di cui chi frequenta i siti stessi lamenta costantemente la mancanza. È brutto dirlo, ma la risposta alla domanda «dove sono tutte le ventenni in calore e gli stalloni raffinati e bellissimi?» è solo: «altrove, perché li hai scacciati tu».
A questo punto resta da capire come risolvere questa impasse… ma da bravo sadico preferisco lasciarvi un po’ col fiato sospeso. Ne riparliamo qui, tra un po’.

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