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La spiritualità del sesso insolito – Intervista con slave toby, alias Mario Bonfanti

Benché in tanti anni di ricerche sui kink abbia incontrato parecchie persone… particolari, una di quelle che mi ha colpito di più è toby, di cui forse avrete già letto la coraggiosa storia sui giornali e online. Anche io lo ho conosciuto così – e nella sua identità di Mario Bonfanti – diversi anni fa, e mi sono affrettato a contattarlo per saperne di più. Purtroppo poi la pandemia e le ipocrisie di una lunga serie di direttori di testata e istituzioni ha rimandato un incontro fino a gennaio 2023, quando sono riuscito a invitarlo a uno dei miei eventi.

In quell’occasione toby ha tenuto un breve seminario su BDSM e spiritualità che – in tutta onestà – temevo sarebbe andato pressoché deserto. Dopotutto, chi va a sentire i filosofeggiamenti di un ex prete quando può godersi una festa kinky?
Quel che è avvenuto invece è stato un successo imprevedibile, con più partecipanti di quantə ne potesse accogliere la sala e moltissime richieste di organizzare presto un nuovo incontro. Così, in attesa del prossimo appuntamento, mi è sembrato il caso di cominciare per lo meno con un’intervista…

 

Ciao, puoi presentarti a chi ci legge e riassumere il tuo percorso fra fede e BDSM?

Ciao! Per il momento all’anagrafe sono registrato come Mario Bonfanti, ma mi chiamo toby: sono slave da sempre e dal 1 dicembre 2015 appartengo a un master bisessuale. Professionalmente mi occupo di crescita personale, formazione e benessere in chiave olistica; inoltre sono un ‘ricercatore erotico-spirituale’ nella Metropolitan Community Churches, un movimento mondiale di ispirazione cristiana totalmente inclusivo di ogni diversità, dove sessualità e spiritualità vanno a braccetto, in cui sono anche pastore dal 2019 dopo essere uscito dalla chiesa cattolica l’11 ottobre del 2012 (in corrispondenza col Coming Out Day). Oddio, mi sa che ho già creato confusione in chi legge! Facciamo un attimo di chiarezza…

Innanzitutto la mia identità è quella di slave cisgender attratto da dominanti del mio stesso sesso. Fin dalle elementari ho provato attrazione sia verso i piedi degli uomini di qualsiasi età, sia nei confronti della fustigazione e delle torture – in particolare la miniserie Radici ebbe un grande fascino su di me, e volevo essere al posto del protagonista Kunta Kinte, appeso e frustato a sangue. Non a caso il mio nome adesso era quello che veniva imposto a Kunta, e rappresenta l’accettazione dell’autorità del padrone – oltre che avere in ebraico il significato di ‘gradito al Signore’.

Poi a 15 anni entrai in seminario, perché sentivo un forte anelito spirituale: una profonda attrazione verso il mistero, presente in me fin da piccolo e che amavo coltivare immergendomi nella natura – in particolare su alte rocce montane a strapiombo o a contatto con l’acqua. Non conoscendo altro se non il cristianesimo (anzi, per essere più preciso: il cattolicesimo), l’unico modo per sviluppare appieno la mia spiritualità e dedicarmici a tempo pieno era intraprendere la strada per diventare prete. E così ho fatto: nel 1985 sono entrato in seminario, poi nel 1991 sono passato in convento e nel 2002 sono stato ordinato sacerdote cattolico.

Inizialmente, alle elementari, i due binari di eros e spirito viaggiavano serenamente insieme, in parallelo, senza confliggere. Dall’adolescenza, hanno però iniziato a scontrarsi, divergere, lottare… sollevando in me un sacco di energia che non sempre ero in grado di gestire e che nessuno mi aiutò a navigare. A volte mi sembrava di essere come sulle montagne russe: da una parte la spinta religiosa mi sollevava vorticosamente verso l’alto e poi, dall’altra, il sesso mi faceva precipitare a tutta birra nei meandri delle mie fantasie più oscure. Ho rischiato più volte di deragliare completamente.

Per fortuna alla fine il sesso mi ha salvato: in me ha prevalso la carica erotica e ha sovrastato quell’anelito spiritualoide che rischiava di portarmi verso un angelismo disumano. Utilizzando un altro archetipo, posso affermare che il peso del mio corpo mi ha fatto sfracellare a terra proprio quando stavo cercando di librarmi in cielo come Icaro. E proprio così mi sono salvato.

Sprofondare nelle mie pulsioni erotiche più inconfessabili ha fatto sbocciare quel fiore di loto che solo dal fango può crescere. E fu così che la kundalini, l’energia vitale, si risvegliò in me e mi portò a integrazione.

Ora in me BDSM e fede, eros e spirito, coincidono pienamente; sono due facce della stessa medaglia: sottomettermi al Padrone è fidarmi e affidarmi totalmente a quell’Energia Erotica che fluisce da noi, grazie a noi e tra di noi – e che qualcuno chiama “il divino”.

 

Parlando di sessualità – e soprattutto delle sue varianti kinky – capita spesso di lamentarsi dell’impatto oscurantista della Chiesa e delle religioni in generale, come se fosse un asso pigliatutto capace di scaricare ogni male sulle spalle di un nemico imbattibile e chiudere lì la conversazione. Per cominciare vorrei chiederti allora quanto sia fondata questa percezione, e come venga vista la questione dall’altro lato dell’altare.

Effettivamente il cristianesimo e altre religioni negli ultimi secoli hanno troppo spesso svalutato la sessualità, come se sesso e spirito fossero agli antipodi e vi fosse una sorta di equazione nefasta per cui più una persona fa sesso e meno è spirituale; e, viceversa, chi fa meno sesso più è ritenuta elevata. Peccato che le persone mistiche – cristiane e non – parlano delle proprie esperienze spirituali più elevate utilizzando proprio il linguaggio erotico.

Restando nel cristianesimo, la chiesa ortodossa greca parla di dio come eros. Anche la Bibbia è strapiena di manifestazioni passionali del divino: per secoli il Cantico dei Cantici è stato ritenuto il libro più sacro di tutte le Scritture, ma è un insieme di poemi erotici paragonabili al Kamasutra orientale.

A quanto si evince dai Vangeli anche Gesù non era affatto una persona algida, ma un uomo molto passionale che amava toccare e farsi toccare… anche sessualmente. C’è un interessante brano in cui si narra che Gesù fosse stato invitato da un famoso notabile, e come era consuetudine al tempo mentre erano a tavola sia entrata una prostituta che iniziò a prestare i suoi servizi all’ospite. Il padrone di casa restò disorientato perchè si aspettava che un tale famoso maestro quale era Gesù avrebbe rifiutato tali profusioni e iniziò a dubitare dell’ospite. Ma Gesù, con un breve aneddoto, lo invitò astutamente a lasciarla fare e ne elogiò pure le prestazioni (Vangelo di Luca 7, 36-50). Molto probabilmente Gesù stava godendo e non voleva certo essere interrotto proprio sul più bello! E che diamine!

Peccato che il cristianesimo si sia poi scordato di questo e simili altri episodi, enfatizzando il platonico primato dell’anima e del celibato che nella Bibbia ebraica sono completamente inesistenti.
Qualcuno dice che tramite il controllo di quella potente energia universale che è l’eros vi sia stata anche una strategia di potere sulle masse. In effetti, se ben guardiamo, molte religioni hanno una pletora di precetti per regolamentare il sesso, perché la passione è davvero una forza vitale così potente che può sfuggire a ogni controllo.

Forse anche oggi la vera rivoluzione che può trasformare una società passa attraverso la liberazione delle sessualità – specie quelle più alternative. Non è un caso che ancora oggi la nostra cultura tema e giudichi patologizzando i kinkster. Siamo un vero scandalo… e proprio questa è la nostra forza!

 

 Mi sembra di riconoscere lo stesso meccanismo che si nota spesso in politica e nelle riunioni di condominio, così come in tanti altri ambiti. Le voci più contrarie al progresso sono poche, ma estremamente chiassose; riescono a dare così tanto fastidio che, pur di zittirle, ci si riduce ad assecondare le loro posizioni irrazionali. Per quanto riguarda il rapporto fra Chiese e sessualità, pensi ci sia speranza di superare questa situazione di stallo? E come?

Che domandona! Personalmente credo che l’eros abbia già sconfitto da tempo le Chiese. Direi da secoli, visto che anche nei monasteri medievali il sesso era praticato più o meno ovunque. Nonostante l’ostracismo cattolico abbia esacerbato l’odio nei confronti di quell’energia vitale grazie a cui tutti esistiamo, la sessualità ha sempre prevalso. Può essere stato più o meno esplicito, ma l’eros si è sempre espresso in ogni modo e in ogni tempo nella storia dell’umanità, comprese le culture più sessuofobe e puritane – pensa solo a quanta vitalità kinky ci fosse durante il periodo vittoriano!

Quindi a mio parere non c’è nulla da superare, perché la sessualità dilaga da sempre e ovunque: occorre solo prenderne atto e arrendersi alla sua inevitabile vittoria. Proseguire una battaglia quando l’avversario sta già festeggiando la vittoria non ha alcun senso.
In sostanza: o le chiese di ogni religione e spiritualità si prostrano adoranti alla potenza vitale dell’eros e la servono, oppure ne saranno travolte e miseramente annientate. Perché l’eros è dio.

 

Questa è una visione meravigliosa della questione, tuttavia ancora molto lontana dal realizzarsi o per lo meno dal venire riconosciuta socialmente. Tanto per fare un esempio a caso, oggi c’è un bel pezzo di mondo in cui la religione impone la segregazione patriarcale fra generi diversi, e letteralmente ammazza chi non è d’accordo. O, per restare in Italia, abbiamo diritti fondamentali che non sono accessibili a tutti in nome della dottrina religiosa. Prendiamo quindi per buona la risposta precedente, ma andiamo più sul concreto: in attesa del trionfo dell’amore sugli oscurantismi, cosa si può fare all’atto pratico per portare avanti la causa laica oggi?

Parli giustamente di ‘causa laica’, e a mio parere in Italia è questo il primo passo che è necessario compiere: fare in modo che lo Stato sia sempre più laico. Come? Beh innanzitutto svincolandoci noi dal dominio vaticano. Un primo gesto in questa direzione può essere il non devolvere più l’8×1000 alla chiesa cattolica, che penso che già molti non elargiscano più. Un secondo: lo sbattezzo, che non ha valore teologico poiché i sacramenti non si possono cancellare, ma rappresenta un potente atto politico, nel senso alto del termine. Un terzo, per chi tra noi è credente: andarsene via da chiese/comunità/sangah… che ci discriminano e aderire solo a proposte spirituali inclusive anche delle sessualità alternative.

Un secondo aspetto a mio parere fondamentale è il coming out. Prendo questa terminologia dal mondo LGBT+ dove l’uscire allo scoperto (in piazza), rifiutare la segregazione (in gay bar) e avere il coraggio (Pride) di essere se stessə a testa alta ha portato nei decenni grandi risultati. Forse anche noi kinksters dovremmo andare in questa direzione e iniziare ad essere pubblici e visibili.
Ci vuole coraggio, lo so bene: io ho perso dei lavori per le interviste in cui ho parlato di BDSM. Ma rischio molto volentieri, perché per me contribuire a una società inclusiva e rispettosa verso ogni sessualità è molto importante. Forse non tutti i kinkster se la sentono, ma va bene così.

Per eliminare le discriminazioni serve un processo lungo e basato su persone disposte a metterci la faccia. Bisogna organizzarsi e lavorare su diversi fronti: psicologico e psichiatrico, antropologico e filosofico, giuridico e legislativo, mediatico e comunicativo, eccetera.

Mario toby Bonfanti

Un ritratto privato di toby

 

Ti dirò: non sono del tutto sicuro che “kink pride” e laicità siano così direttamente collegati, ma come sai ci stiamo provando lo stesso. Tornando alla tua MasterClass a Sadistique, mi hanno colpito moltissimo due aspetti. Il primo è l’atteggiamento gioioso e mentalmente aperto con cui ti presenti, pronto a mettere in discussione ogni cosa.  L’altro è stata la foltissima partecipazione di chi avrebbe potuto realizzare le proprie fantasie erotiche più sfrenate nella sala a fianco, ma ha preferito schiacciarsi in una stanzetta privata per ascoltare un intervento su teologia e spiritualità del kink.  L’ho sentita come una tregua proprio nel perenne conflitto sotterraneo fra Religione e Stato laico, e mi è stato inevitabile pensare che ci sia una fame di dialogo su questi temi evidente quanto la carenza di persone disponibili e competenti come te. Ci fossero più toby, entrambe le fazioni ne beneficerebbero parecchio. Come mai allora combinazioni del genere sono così rare?

Hai perfettamente ragione! Anche io sono rimasto profondamente colpito e commosso da una così numerosa partecipazione alla mia MasterClass. E – devo esser sincero – questa folla mi ha dato una grandissima speranza: che anche in Italia finalmente sesso e spirito possano tornare a danzare insieme. Perché non esiste sesso senza spirito, né spirito senza sesso!

Ahimè, purtroppo le due facce della stessa medaglia sono ancora molto molto distanti. O meglio: in verità coincidono da sempre, perché chiunque faccia sesso muove una energia erotica ricca di spirito, e chi cammina su un sentiero spirituale non può che gustare eroticamente la vita. Ancora oggi però purtroppo molte persone sono miopi e restano aggrappate a un solo lato della medaglia senza vedere che chi sta sull’altro lato è un fratello o una sorella che sta percorrendo un cammino parallelo che porta nella stessa identica direzione. Poi qualche persona tra noi – come il sottoscritto – sta fra i due lati e, con la propria vita scandalosa per entrambe le facce della medaglia, ricorda che non esiste una faccia senza l’altra. Come in una moneta non esiste testa senza croce, così eros e spirito non possono che essere Uno.

 

Ok, allora ti giro la domanda dal punto di vista opposto. Cosa possiamo fare come individui praticanti e come sottocultura dell’eros insolito per favorire un dialogo sereno con le istituzioni religiose?

Se devo essere sincero io con le istituzioni religiose non cercherei proprio alcun dialogo! A cambiare una religione non sono mai state le gerarchie, ma le persone comuni; quindi a me non interessa affatto che le gerarchie riconoscano e accettino la nostra esistenza. Non sono affari miei. È un problema loro!

Noi kinkster esistiamo già e non abbiamo assolutamente bisogno che alcuno ci riconosca – men che meno quel tipo di istituzioni. Non ho questa illusoria aspettativa e non nutro simili deliri di onnipotenza: so di non avere questo potere. Ciò che sicuramente possiamo fare è uscire allo scoperto, lasciare ogni tanto i nostri dungeon per mostrare la profondità umana e spirituale insita nelle nostre pratiche.
Anche perché, nonostante tutti i giudizi e pregiudizi nei nostri confronti, è innegabile che ogni cultura e ogni religione contenga in sè pratiche sadomaso. Dominazione, adorazione, venerazione, servizio, devozione, dedizione, sacrificio, immolazione… sono tutte pratiche profondamente radicate nell’umanità e praticate da millenni, con cui plasmarsi a fondo ed essere sé stessi, pienamente umani.

Oltre a emergere credo sia fondamentale studiare antropologicamente, psicologicamente e spiritualmente questo bisogno umano universale che noi coltiviamo tramite le pratiche BDSM. E a questo proposito trovo interessante che l’Università dell’Aquila abbia istituito un’unità di ricerca sul BDSM.

 

Durante il tuo intervento c’è stato un momento che ha fatto strabuzzare gli occhi a tante persone del pubblico, quando hai descritto il party che ci ospitava come la celebrazione di un rituale, e le pratiche BDSM come di un mezzo di elevazione spirituale. Ti va di chiarire meglio cosa intendessi?

Si riferiva proprio a quanto dicevo poco fa: le pratiche BDSM sono rituali che ci permettono di vivere appieno l’anelito spirituale attraverso la carne. Inginocchiarsi, prostrarsi, implorare, venerare, adorare, umiliarsi, immolarsi, ecc. sono tutte pratiche presenti in ogni religione umana. Ed è proprio ciò che noi facciamo ogni volta che siamo in un party – o in una sessione o in una relazione – BDSM. Quindi, per me un’occasione come Sadistique è a tutti gli effetti una celebrazione.

Andiamo un po’ più nello specifico. Innanzitutto: cos’è un rito? Su Wikipedia troviamo scritto: ‘Un rito, un rituale, o una cerimonia indica ogni atto, o insieme di atti, che viene eseguito secondo norme codificate.’ E cosa caratterizza un rituale? Beh, innanzitutto direi uno spazio dedicato – quindi sacro, separato dall’ordinario – in cui si entra (trasformandosi) e da cui si esce per tornare alla vita quotidiana. Poi serve un’atmosfera creata ad hoc per condurre i partecipanti in un particolare stato di coscienza. Infine alla base di un rito vi deve essere anche un mito, cioè una particolare lettura della realtà condivisa dai partecipanti.

A Sadistique direi che tutti questi elementi fossero presenti. Lo spazio apposito con musica di sottofondo e luci particolari per creare un’atmosfera che permettesse di entrare in uno stato di coscienza particolare. Chiunque fosse lì condivideva delle norme e incarnava un mito di base comune. La narrazione BDSM/kinky è a tutti gli effetti mitopoieutica, cioè genera un particolare sguardo sul mondo e offre schemi di riferimento ben specifici per cui una persona può essere Master/slave, human/pet, top/bottom, ecc. e si relaziona in quello spazio attraverso queste attribuzioni di senso in tutta sicurezza e reciproca fiducia (ecco anche la fede!). Infatti alla base di tutto vi è davvero un Credo: una professione di fede che ci accomuna e ci fa, in quel luogo e in quel tempo, sentire Famiglia, Comunità, completamente a nostro agio.

È proprio questo che, per esempio, a me ha permesso di gettarmi ai piedi del Padrone cui appartengo, e leccarli mentre era seduto su un divanetto a bere un cocktail lì davanti a tutte le altre persone presenti. Mica lo faccio né farei in un bar pubblico (anche se mi piacerebbe molto – lo ammetto!)… Lì a Sadistique, lo spazio sacro e il rito in atto mi hanno permesso di agire spontaneamente in totale sicurezza e senza occhi indiscreti o giudicanti addosso.

Per questo dico che i party BDSM siano dei rituali! Queste sono le nostre “messe”!

 

Ho già ricevuto parecchie richieste di tuoi ulteriori workshop. Il prossimo è fissato per il 4 giugno, ma nel frattempo dove ti si può trovare o contattare?

Wow, ma che bello! Queste numerose richieste mi commuovono!
Anche io non vedo l’ora di ritornare e approfondire insieme qualche aspetto appena accennato nella mia prima MasterClass e in questa intervista.

Nel frattempo se mi volete contattare, mi trovate sul sito che sto realizzando proprio in questi giorni, su Facebook o via mail. Scrivetemi pure: sarò molto felice di leggervi e rispondere a tutte le vostre curiosità.

Soprattutto, spero di incontrare presto tante nuove persone e ritrovarti a Sadsitique! Ciao, e mi raccomando, kinkster: divertitevi più che potete!

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