Happy pain – Forse non lo sai ma pure questo è amore
Carlo Lock
Pathos Edizioni
€16
378 pagine
Lingua: Italiano
ASIN: B096TW5CWD
Isbn: 979-1280201423
@: compralo online
Ho letto un’infinità di libri sulle sessualità insolite. Molti li ho recensiti, alcuni sono finiti perfino nel mio personalissimo elenco di testi suggeriti ma, lo confesso, la maggior parte di quei libri è stata rapidamente dimenticata. I motivi sono sempre gli stessi: o non portano nulla di nuovo, o sono scritti male… o entrambe le cose. Questo per quanto riguarda la saggistica; la letteratura è messa ancor peggio, soprattutto da 50 Sfumature in poi. È imbarazzante, ma quando mi chiedono consigli su «qualche bel romanzo a tema kinky» mi ritrovo a nominare titoli di venti o quarant’anni fa – e sempre a fatica.
A pensarci un attimo il motivo è semplicissimo. Il sesso, e ancor più quando prende forme curiose tipo il BDSM, è un fatto tanto personale da risultare indescrivibile. Lo puoi banalizzare fermandoti alla superficie come nel porno e probabilmente avrà qualche effetto ad altezza mutande, oppure puoi usarlo come metafora di altro, ma rappresentarne il duende richiede capacità non comuni.
Studiando i soliti sospetti, da Anaïs Nin a Marguerite Duras, da Henry Miller a dozzine di meteore sparite dopo un solo libro spaccaclassifiche, si nota presto che quelle capacità sono in realtà le armi di ogni grande scrittore. Competenza linguistica, certo, ma soprattutto una lacerante onestà nel raccontare i propri lati più oscuri – magari vagamente mimetizzati dietro protagonisti alter-ego. Inventarsi scenari complicati o pratiche estreme conta molto meno: il punto è metterci l’anima. E la Letteratura con la L maiuscola.
Per farla breve: Happy pain la maiuscola e l’anima ce le ha entrambe. La trama stravolgente no, ma non è necessariamente un male.
Si tratta di un romanzo di formazione talmente classico da avere perfino il protagonista con un nome tedesco e un destino da Werther di mezz’età nonostante abiti a Milano. Gunther perde il lavoro; ne approfitta per esplorare antiche fantasie BDSM; prende varie facciate; incontra gente discutibile; medita sui misteri dell’animo umano; cerca il grande amore (ma kinky); ne esce più maturo. Se vi piacciono i film della Marvel non fa per voi, ma se ogni tanto osate curiosare nei cineforum potrebbe darvi grandi soddisfazioni.
Altro non dirò un po’ per non rovinarvi la sorpresa, ma soprattutto perché l’autore frequenta spesso i miei eventi, così ne ho approfittato per farci una chiacchierata in cui parlare del libro e di libri.
Partiamo dal principio. Chi sei, e che libro hai fatto?
Quando scrivo narrativa uso il mio secondo nome, Carlo. Ho un’altra professione ufficiale, ma scrivo per diletto e per esprimere il mio lato artistico. Ho sempre affrontato temi “scomodi”, legati alla sessualità ma anche alla morte e all’orrido, cioè i più grandi tabù della società occidentale. Per me invece sono argomenti centrali che non riesco a ignorare, e che spesso ho sfruttato anche in chiave provocatoria. Dopo avere raccolto un po’ di idee, testimonianze ed esperienze mi sono accorto di non avere mai scritto esplicitamente di BDSM consensuale e mi sono detto che fosse venuto il momento di farlo. Ne è venuto fuori un romanzo di 300 pagine che ho intitolato Happy pain. Forse non lo sai ma pure questo è amore.
Poco sopra ho solo accennato la trama per permetterti di descriverla dal punto di vista dell’autore. Inoltre sono curioso di sapere come hai scelto il titolo.
La storia si può raccontare in due parole. Un uomo della media borghesia milanese e la sua vita, simile a tante se non per le fantasie ed esperienze BDSM che la attraversano. Ho cercato di ispirarmi a un romanzo psicologico di formazione, narrato in prima persona. Al di là dei fatti, ci sono molte riflessioni introspettive e ricordi di infanzia, che vogliono in qualche modo spiegare o testimoniare le pulsioni e le scelte del personaggio compiute in età adulta. Volevo rispondere a una domanda inevitabile: «chi c’è dietro la maschera di latex di una persona che partecipa ai play-party?»
Ho tentato di rispondere con onestà, mescolando insieme un po’ di melodramma, naturalmente erotismo e un pizzico di mistery che non guasta. Happy pain è letteralmente un dolore felice… con consapevolezza ed equilibrio, un dolore che è anche una serena esplorazione sensoriale e psichica in un’ottica strettamente sex positive. Poi c’è il sottotitolo, che è a sua volta quello della famosa canzone di Roberto Vecchioni Stranamore, piena di immagini di sofferenza e passione. La canzone dice tutto…
Senza girarci intorno: quanto c’è di autobiografico?
Tipica domanda che imbarazza uno scrittore. È chiaro che non si può scrivere di cose che non si conoscono: ho imparato questa lezione da Moravia. Tuttavia la mia vita è sempre stata piuttosto banale, non avrei mai osato metterla per iscritto… Mi piace usare la definizione di “autobiografia inventata”.
Il boom delle Sfumature ha inondato il mercato di cloni francamente imbarazzanti, ma ho l’impressione che abbia avuto per lo meno il merito di spostare i temi kinky dalla nicchia pruriginosa del porno verso gli scaffali generalisti. Secondo te le librerie e il pubblico sono ancora in cerca del prossimo successone perverso, o si è trattato di una parentesi già chiusa? Che tipo di risposta hai trovato dagli editori?
Oggigiorno non si sa più cosa scrivere per fare il colpaccio. È finita l’epoca della letteratura “alta” contrapposta a quella “popolare”. Viviamo stranamente in un paese dove si legge pochissimo e si scrive tantissimo. Gli editori fanno enormi sforzi per solleticare la fantasia e gli interessi di un potenziale pubblico piuttosto pigro e dormiente. Del resto è il loro lavoro, ma ho notato che spesso non è molto chiaro a quale pubblico vogliano rivolgersi.
Piazzare qualcosa di kinky, perverso o semplicemente un po’ piccante non mi sembra difficile: ormai più che il tema in sé credo che per un editore conti lo stile. Nel mio caso ho puntato direttamente alla Pathos Edizioni di Torino, che aveva già in catalogo romanzi sulla sessualità atipica, ma pone anche attenzione ai temi della diversità in generale, in senso positivo e inclusivo. I titolari poi sono molto simpatici e hanno capito subito il senso del mio romanzo, con intelligenza e senza giudicare.
Qual è il tipo di pubblico a cui ti sei rivolto?
Ho scritto pensando a lettori estranei alla comunità BDSM… Piccolo inciso: tengo a sottolineare la parola “comunità” non perché credo che in Italia esista un gruppo compatto e strutturato, ma perché ho incontrato tante realtà spontanee, orizzontali, che si danno un profilo di azione con scopi aggregativi o di semplice divulgazione. Anche nel romanzo il protagonista sente questo bisogno di essere fiero di appartenere a un gruppo sociale.
Dicevo: ciò che mi interessava era dire al “popolo” là fuori cosa sia il BDSM al di là di facili ed errati stereotipi, che poi spaventano chi conosce il kink solo per Cinquanta sfumature. Non siamo una setta né pazzi pericolosi: tutt’al più gente eccentrica. Con uno sforzo di lucidità ho tuttavia cercato anche di mostrare che, come in tutti gli ambienti, non sempre è tutto rose e fiori e le difficoltà nel vivere serenamente il BDSM esistono eccome.
E i lettori cosa ne hanno pensato? Era il feedback che immaginavi?
Finora il libro ha attratto più chi fa parte dell’ambiente kinky che lettori estranei. Fuori dai giri BDSM o sex positive sto trovando poco interesse da parte di librerie e circoli culturali: forse il mainstream si accontenta di erotismo spicciolo, pruriginoso, cosiddetto “trasgressivo”: cose che compaiono soltanto alla lontana nel mio libro.
Chi lo ha letto in compenso si è mostrato incuriosito e ha detto che ci sono molti spunti in cui identificarsi. Fra questi ci sono il coming-out, le relazioni virtuali, ilprodomming…
Te lo chiedo da scrittore che sa bene quanta fatica richieda ogni nuovo libro. Ne è valsa la pena?
Scrivere vale sempre la pena: non ho figli e lascio qualcosa ai posteri! Scherzi a parte, credo che parlare di sessualità in modo intelligente sia sempre utile contro l’ignoranza, senza la pretesa di imporre una visione unilaterale, ma semplicemente con lo spirito di dire: «tra le altre cose esiste il BDSM. Se vi piace bene; altrimenti avete scoperto qualcosa di nuovo».
E ora a cosa stai lavorando?
Sto seguendo un itinerario sessuale. Ho spedito un altro racconto BDSM per un’antologia e sto scrivendo un nuovo romanzo impegnativo, scomodo, ma non strettamente legato al BDSM. È tutto ancora in itinere e non dico altro: a queste cose si deve credere solo quando sono finalmente pubblicate.