Problemi di sesso insolito?

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Attenzione all’oscurantismo prossimo venturo

Ho letto davvero parecchi libri su sesso e sessualità. Uno dei più interessanti resta The pleasure’s all mine di Julie Peakman, che ripercorre la storia delle “devianze” scovando moltissime informazioni sorprendenti – tipo l’accettazione sociale del travestismo in Nord America nel 1700, o il fatto che molte “terapie” ottocentesche contro l’omosessualità fossero consapevolmente delle baggianate nate solo per evitare ai pazienti l’alternativa di finire in galera o in manicomio.
Il concetto più importante che vi ho trovato è tuttavia un altro. Dati alla mano, viene fuori che nell’ultimo millennio la tolleranza verso la sessualità libera segue cicli rapidissimi. Grossomodo ogni sessant’anni le società passano infatti dalla repressione più severa delle passioni e del piacere ad accoglierle a braccia aperte. A volte perfino troppo aperte, tanto da suscitare appunto un ritorno a censure e oscurantismi vari.

Ora facciamo due conti. L’eros come lo intendiamo oggi è, nel bene e nel male, figlio della Rivoluzione Sessuale dei primi anni Settanta del secolo scorso. Semplificando all’estremo, alla fine della Seconda Guerra Mondiale la priorità era necessariamente andata alla ricostruzione fisica e morale di nazioni devastate dal conflitto. Le società ne uscirono molto cambiate; così tanto, in effetti, da rimettere in discussione anche il concetto stesso di rapporti fra generi e generazioni, quello di legittimazione del piacere e – in sostanza – persino di cosa fosse la sessualità stessa.

Nel tempo vennero sdoganate le idee di sperimentazione erotica, di amore libero, di pornografia per le masse, di autodeterminazione, di femminismo, di diversità, di Pride… Nonostante catastrofi devastanti quali l’epidemia di HIV (ancora in corso, vale la pena ricordarlo) o la presa di potere di regimi fondamentalisti e repressivi, siamo arrivati pian piano a un’epoca d’oro di libertà sessuale supportata da una consapevolezza senza precedenti. Peccato che ci sia un problemino, legato al fatto che i pendoli tendono a oscillare in entrambe le direzioni.

Se diamo un’occhiata al calendario, ci troviamo sull’orlo di quei sessant’anni di cui parlavo prima e il ciclo minaccia di invertire la propria direzione. Se le cose andranno come sono sempre andate, da qui al 2090 rischiamo una discesa verso baratri stile Il racconto dell’ancella feat. l’Inquisizione Spagnola. Naturalmente però i tempi sono cambiati: ci sono Internet, la globalizzazione e tante belle cose che impediranno sicuramente gli orrori del passato… no?

 

Il caso di Rethinking sex

Beh, al momento direi che la risposta è ‘forse’, soprattutto se si considerano le notizie che cominciano a spuntare da ogni parte del mondo. Per cominciare a spaventarsi basterebbe guardare le tendenze della politica italiana ed europea, ma quel che mi ha fatto sobbalzare è stato un articolo del New York Times risalente a marzo 2022, che a distanza di un anno viene rilanciato sempre più spesso sui social network e mi è finalmente finito sott’occhio. Il punto chiave è l’autorevolezza del quotidiano più influente del pianeta, che viene usata come dimostrazione che «se lo dicono loro sarà senz’altro giusto» – solo che in questo caso si tratta della recensione (positiva, benché con riserve) di un libro molto particolare.

Come dicevo: leggo parecchi testi su sesso e sessualità, e quando ho preso in mano quello citato nell’articolo ho avuto una reazione… diversa che con il libro della Peakman. Rethinking sex: a provocation (lett. ‘Ripensare il sesso: una provocazione’) è stato scritto da Christine Emba, una collaboratrice del Washington Post che cura una rubrica di ‘idee e società’. Prima invece è stata una fervente cristiana evangelica, che si è convertita al cattolicesimo durante l’università. Credo che tenere conto di questo background sia importante quanto ricordare che l’autrice vive negli Stati Uniti, dove la “normalità” è fatta anche di sparatorie quotidiane, di 426 leggi contro la libertà sessuale, di diffusissime violenze sessuali, e altri fenomeni inconcepibili per chi viva in Europa.

Detto questo, la tesi della Emba è che sia venuto il momento di combattere la cultura della sex positivity, perché avrebbe danneggiato tuttə, e le donne in particolare. Prendete un bel respiro profondo, smettete un attimo di bestemmiarle contro, e cerchiamo di capire cosa sta succedendo.

Il suo ragionamento funziona così: a furia di glorificare la sex positivity, è diventato normale fare esplorazioni strane, vivere relazioni non normative, avere rapporti occasionali e non permettersi di giudicare i gusti di nessuno. Tuttavia ci sono gusti che vanno giudicati eccome, i rapporti stabili danno più serenità e a un certo punto conviene smettere di esplorare per godersi ciò che si ha. Se continuiamo così nessuno saprà più mettere su famiglia: già così si fa tuttə meno sesso e il numero di persone single è senza precedenti. In particolare, a soffrire di un eccesso di libertà sessuale sono le donne, che a fronte di un po’ di parità di genere vengono usate e scartate più che mai, perché tanto «c’è sempre qualcuna di nuova con cui sostituirle».

L’esempio chiave citato nel libro riguarda una sconosciuta incontrata durante un evento, che di punto in bianco confessa la propria disperazione all’autrice: «al mio uomo piace strangolarmi mentre scopiamo, e io sto male a negargli la possibilità di esprimere la sua sessualità solo perché a me non piace essere strozzata». A questo punto Emba propone anche una soluzione, che consiste nel seguire i suggerimenti di san Tommaso d’Aquino, della femminista radicale Andrea Dworkin e del filosofo Roger Scruton quando predicavano di anteporre il benessere dei e delle partner al proprio.
Standing ovation del pubblico, pioggia di clic, vendite alle stelle e – qui sta il punto – orgia di condivisioni da parte di conservatori e fondamentalisti di tutti i tipi, che non vedevano l’ora di poter sbandierare un articolo in cui nientemeno che il NY Times dichiara di apprezzare una donna giovane, intelligente, carina e pure nera che condanna il libertinaggio di questi tempi sciagurati.

 

Grandi equivoci reazionari

Poiché la storia tende a ripetersi, vale la pena di ricordare il caso del best seller 12 regole per la vita di Jordan Peterson. All’inizio era semplicemente un libro molto supponente in cui un rigido professore di filosofia saliva sul pulpito per raddrizzare la schiena di un mondo malato di troppa wokeness. Poi è diventato un testo essenziale per l’estrema destra statunitense; poi molte analisi hanno mostrato la fragilità e l’inaccuratezza dei suoi concetti; poi il New York Times (sempre lui!) lo ha glorificato insieme ad altri «intellettuali rinnegati che devono nascondersi nell’ombra»; infine l’autore è diventato una superstar per incel e cospirazionisti, che oggi si scatenano ciecamente contro ogni “bersaglio” indicato nei suoi frequenti deliri mediatici.

Magari sbaglierò, ma ho l’impressione che stiamo assistendo a una replica di quella sceneggiatura – e un po’ mi preoccupa. Una bibbia dell’oscurantismo posso infatti tollerarla; due con Rethinking sex un po’ meno. Non vorrei – ma non mi stupirebbe – che continuando di questo passo si arrivasse ad attivare una massa critica di moralisti furiosi capace di schiacciare i placidi alfieri della sex positivity, distratti dall’avere di meglio da fare che bisticciare online.
Soprattutto perché le tesi della signora Emba sono basate su presupposti decisamente sbagliati.

Il più clamoroso è pensare che ‘sex positivity’ voglia dire «trombate come scolopendre in calore con qualunque cosa si muova» anziché essere un approccio etico alla sessualità. Christine Emba ha ragione da vendere quando se la prende con Tinder, il suo approccio da «’ndò cojo cojo, purché si ficchi» e le conseguenze sociali che ha causato insieme alle altre app di dating e alla hookup culture. Ha ovviamente ragionissima a condannare ogni tipo di violenza sessuale… ma tutto questo non ha assolutamente nulla a che fare con la vera sex positivity, che anzi fa di tutto per combattere gli abusi e promuovere la consapevolezza relazionale!

Perfino la sua grande scoperta di ‘preferire il bene altrui anziché scatenare senza controllo i propri istinti’ è precisamente ciò che, insieme a tantissime persone in tutto il mondo, anche io mi sforzo tanto per divulgare – senza nemmeno dover tirare in ballo nomi altisonanti.
Perché, a guardare bene, san Tommaso dichiarava anche “contronatura” la masturbazione, l’omosessualità e il sesso orale. La Dworkin auspicava la distruzione di ogni pubblicazione erotica, invitava ad aggredire fisicamente le lesbiche e chiunque praticasse sessualità alternative. Scruton sosteneva che l’Illuminismo avesse rovinato il mondo con i suoi ideali di libertà e uguaglianza. Forse non sono proprio gli esempi migliori da giocare, no?

Anzi, a dirla tutta gli orrendi fenomeni che giustamente turbano tanto l’autrice e i suoi fan nascono proprio sul fronte opposto, quello dei modelli sessuali tossici di fondamentalismi religiosi che esaltano l’astinenza, l’ignoranza e la repressione delle esigenze fisiologiche ed emotive. Scrivere «si stava meglio una volta» è efficacissimo per ringalluzzire gli stessi nostalgici che sostengono di desiderare il ritorno di regimi di cui non sanno nulla, ma resta una cazzata evidentissima per chiunque si ricordi come vivessero davvero le donne a metà del secolo scorso.

 

Cosa c’è da ripensare davvero?

Alla fine di questa lunga ma spero utile panoramica, resta da farsi una domanda importante. Anche se la causa del problema non è quella descritta nel libro, non sarà davvero il caso di ‘rethinking sex’? Dopotutto stupri e abusi sessuali ci sono sul serio, e le relazioni sono veramente in crisi. L’allarme forse non va rivolto al “rispettare troppo le perversioni altrui” quanto verso una consapevolezza così scarsa di cosa sia un rapporto fra adulti sani da fare precipitare autostima, dignità e sicurezza. In ogni caso, però, dovremmo fare tuttə uno sforzo per migliorare le cose.

Il primo passo credo sia… beh, sì: proprio continuare a diffondere la filosofia della sex positivity – quella vera. Il Manifesto degli Esploratori Sessuali è fatto apposta. Tuttavia è solo una parte della soluzione.
Una seconda parte altrettanto importante è, a questo punto, imparare a riconoscere i segnali dei rigurgiti ideologici che possono mettere in pericolo decenni di conquiste fondamentali. Chiunque abbia studiato la storia (anche recente!) sa bene che i peggiori regimi sono sempre nati tanto dagli ultraconservatori quanto dall’inerzia dei progressisti. In altre parole: per anni sembra solo una ridicola assurdità ma, a furia di lasciar fare, all’improvviso ci si ritrova con l’esercito russo alle porte e metà Stati Uniti in mano a cospirazionisti psicopatici.

È paranoico preoccuparsi per un libro sconclusionato? Certo che sì. E quando si scopre che teorie bislacche come le sue vengono usate come giustificazione per annullare importanti diritti civili? Hmm…
Forse è più giustificato alzare le antenne quando si scopre che l’autrice è cresciuta in un culto che auspica l’apocalisse nucleare per far risorgere Gesù Cristo?

Imparare a riconoscere le manipolazioni mediatiche può cambiare la vita. Pensate a come sarebbe andata se, anziché ridere per anni davanti alla propaganda populista di certi politici ci fosse stata una vera organizzazione per controbattere almeno con la stessa potenza di fuoco: ho come l’impressione che oggi i figli delle famiglie arcobaleno avrebbero ancora tutti i diritti degli altri bambini.
Pensate se invece di sospirare ben chiusi nelle nostre casette verso la disinformazione su abusi inesistenti a uso elettorale ci fossimo mobilitatə per pretendere le condanne di veri molestatori seriali. Forse avremmo avuto 516 vittime in meno – anche solo contando appena quelle dichiarate.

Visto che tanto ci pensiamo tuttə spesso, visto che costituisce una parte fondamentale delle nostre vite, proviamo così: ripensiamo il sesso come un bene da proteggere. Fin dalle prime avvisaglie di pericolo, così magari il ciclo di repressione lo potremo fermare una volta per tutte.

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