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Kink coaching – fra confusione e predatori

Illustrazione di PandaScimmia

L’ambiente delle sessualità alternative è soggetto – come tutti gli altri – a mode generalmente passeggere, tipicamente con nomi altisonanti, e solitamente innocue. Tanto per fare un esempio: da qualche anno le prostitute che per andare a caccia di clienti si scambiano il monolocale con un’amica fuori provincia annunciano tronfie di “andare in tour” manco fossero Taylor Swift, ma danneggiano solo la loro stessa dignità. A volte invece usare vocaboli arcani può confondere le idee – però bisogna riconoscere che roba tipo ‘spanking’, ‘kinbaku’ o ‘primal’ dà tutto un altro tono rispetto a più prosaici «ti sculaccio», «ti lego» e «ti scopo», e non è un caso se qualcuno si affidi senza malizia al gergo tecnico sperando che possa ammaliare potenziali partner in cerca di novità.

Di tanto in tanto capitano tuttavia anche casi davvero preoccupanti, in cui l’incontro fra ingenua eccitazione da una parte e manipolazione predatoria dall’altra rende alcune mode erotiche assai pericolose. Abbiamo visto così il periodo del CNC (o ‘nonconsensualità consensuale’), della findom, del blackmailing (il “gioco” del ricatto), del free use, eccetera; tutte pratiche magari affascinanti se vi piace il genere, che vanno affrontate però con estrema consapevolezza per mitigare il rischio concreto che possano avere conseguenze anche molto gravi. La tendenza più recente, oltretutto, è particolarmente insidiosa e mi tocca pure da vicino – quindi sarà il caso di chiarire per bene l’argomento.

 

Attenti al coach

Da qualche mese è in corso una piccola invasione. Negli spazi online dedicati alla sessualità spuntano a ripetizione “coach” molto particolari, che promettono di svoltarti la vita qualunque sia il tuo problema in camera da letto. Dalla più banale disfunzione erettile agli esoterismi dell’ipnosi erotica, basta pagare un “apposito pacchetto”, e loro ti insegneranno a “scatenare le tue potenzialità”. E fin qui è tutto relativamente normale: benché se ne parli di rado, attorno al sesso è sempre ruotata una intera industria del disagio pronta a far cassa sulle vulnerabilità altrui – ed era inevitabile che diventasse terreno fertile anche per i Fuffa-coach, come ha ben raccontato uno dei miei psicologi preferiti.

Piccola pausa: sapete che cosa è di preciso un coach?
Appunto. Ne riparleremo dopo, ma il fatto è che si tratta di una figura su cui c’è grande confusione e poca informazione… di cui alcuni personaggi si approfittano per agire in maniera ancora più subdola.

Se ci spostiamo nel contesto delle sessualità alternative capita infatti di incrociare proposte davvero folli. Quelle che mi hanno spinto a scrivere questo articolo sono state, nell’arco di poche settimane, una “coach” per aspiranti schiavi con un programma di “crescita personale” a base di frustate e strap-on; un “coach” che accoglie giovani sottomesse anche gratuitamente purché mettano la loro vita nelle sue mani; una “life coach” pronta a “tirare fuori la sissy che è in te” con un “corso online” fatto di sue foto poco vestite e un “mental coach” specializzato in ritiri pseudo-tantrici al profumo di setta. E chissà quanti altri mi saranno sfuggiti.
Le caratteristiche in comune sono evidenti: usano la qualifica a sproposito, si rivolgono a vittime ingenue che spesso si autoidentificano come remissive, e soprattutto non hanno un briciolo di etica.

Voglio sperare che siano poche le persone capaci di cascare in trappole tanto squallide, ma in ogni caso potete immaginare quanta rabbia provi nei confronti di predatori simili. Anche perché, a differenza loro, io sono davvero un coach specializzato in sessualità alternative, e mi faccio un mazzo così per aiutare la gente a vivere meglio il suo rapporto con l’eros insolito. Figuratevi quanto sia contento di poter essere assimilato a gentaglia del genere.

Siccome però generalizzare non è mai intelligente, facciamo così: qui sotto trovate quel che c’è da sapere davvero sul coaching. Se un giorno doveste sentire il bisogno di una mano a raggiungere i vostri obiettivi kinky, prima di scegliere a chi rivolgervi fatemi una cortesia e controllate il riassunto seguente; vi aiuterà a prendere una decisione informata che potrebbe risparmiarvi un sacco di problemi.

 

Come scegliere un coach

Una corretta informazione fa sempre comodo – specie quando può evitarvi di finire nelle mani sbagliate. Ecco quindi le domande e le risposte che dovreste tenere presente prima di scegliere un coach.

 

Cosa è il coaching?

Si tratta di una precisa forma di consulenza, con regole etiche e percorsi di formazione pluriennali ben definiti che rilasciano certificazioni dimostrabili. Il coaching in sé è solo un metodo di base, che deve essere integrato da studi specifici nel campo in cui si vuole operare. Per esempio: un coach di business deve avere una certificazione come coach e una conoscenza certificata dell’ambito economico-aziendale in cui è richiesta la sua consulenza.

 

Che qualifiche deve avere un coach?

Dal punto di vista legale italiano purtroppo nessuna. Proprio perché non esiste un Ordine o albo professionale riconosciuto, chiunque può dichiararsi ‘coach’ anche senza avere ricevuto alcuna formazione. Tuttavia, poiché come dicevamo sopra sono importanti anche le qualifiche nell’ambito di intervento, è consigliabile controllare almeno quelle. Per fare un esempio: nel mio caso possono fare fede i libri che ho scritto, le docenze e decenni di lavoro dimostrabile nell’ambito delle sessualità kinky.

 

Cosa è il coaching sessuale?

Dipende dalla formazione e dalla specializzazione del coach. C’è chi lavora sull’autostima, le dinamiche relazionali, il rapporto col corpo, la tecnica e gli oggetti specifici, eccetera.

 

E di cosa si occupa il kink coaching?

Si tratta di una applicazione specifica che copre tutte le sfaccettature e le particolarità delle sessualità alternative (e, a quanto mi risulti, in Europa ce ne occupiamo solo io e John Pendal). Alcuni esempi sono: gestire il proprio rapporto con desideri insoliti o feticismi; trovare il partner ideale; approcciare la comunità kinky; migliorare il rapporto di coppia; mitigare violazioni di consenso o privacy; risolvere difficoltà con pratiche o dinamiche specifiche (es. poliamore); apprendere o migliorare competenze kinky… ma ci sono richieste di tutti i tipi, comprese alcune molto curiose quali progettare l’arredamento ideale per un dungeon!

 

In cosa consiste il metodo?

In conversazioni – anche online – ovviamente coperte da segreto professionale. In genere si comincia identificando l’obiettivo desiderato (che non è necessariamente quello dichiarato) e le difficoltà incontrate. Poi si definisce una strategia che porti al risultato nel modo più breve ed efficiente possibile, si suddivide il percorso in passi ben delimitati, e controllandone periodicamente l’efficacia si aggiusta eventualmente il tiro fino a ottenere il risultato voluto.

Nel caso ci fosse bisogno di dirlo: il sex work non c’entra niente.

 

Che differenza c’è con un percorso terapeutico?

Semplificando all’eccesso: di norma un terapeuta segue un metodo diverso, che consiste nel trovare la causa di un disagio, smontarla e dare al paziente gli strumenti per compiere il suo percorso verso l’obiettivo. È un ottimo approccio che però richiede un lavoro piuttosto lungo prima di raggiungere un discreto livello di serenità.

Il punto del coaching invece è soddisfare il cliente il prima possibile, in modo che possa affrontare più agilmente in terapia le eventuali cause di disagio rimanenti senza esserne oppresso.

 

Quindi il coaching può sostituire la terapia?

Dipende dal tipo di problema da affrontare. In alcuni casi sì, in altri è preferibile affiancare le due cose, e in altri ancora assolutamente no. Un coach serio non si spaccia per terapeuta e indirizza le persone che ne hanno bisogno a specialisti qualificati.

 

Se volete saperne di più, qui c’è una FAQ più approfondita.

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