Ogni anno mi riprometto di partecipare al Fetish Film Festival di Kiel, in Germania – e ogni anno accade puntualmente qualcosa che me lo impedisce. Gran peccato, perché ha sempre un ottimo programma ricco di sorprese interessanti, come potreste ricordare dal mio articolo sull’edizione 2014.
Questa volta mi limiterò a sbavare sull’elenco dei film zozzi vincitori, che comprende le seguenti opere…
Kim, di Tobias Rydin
Il vincitore assoluto del festival è stato questo film svedese su «un triangolo d’amore, libertà e tanto nastro», nelle parole della scheda per la stampa. Vien fuori che il “nastro” sono in realtà tre chilometri di domopak che la protagonista usa per una gigantesca installazione artistica, la quale rivela un intero mondo di erotismo e significati simbolici. Kim s’è portato a casa i premi per Migliore film dell’anno, Migliore attrice (Josefin von Zeipel) e Miglior attore (Daniel Larsson).
High Shine, di Christina K. Court
Il premio al Miglior documentario è andato a questo bel reportage dal mondo apparentemente assurdo del bootblacking, cioè l’arte di lucidare e riparare stivali e altri capi fetish in pelle. Più nello specifico, tratta del quindicennale del concorso per il titolo di International Ms. Bootblack e di come le persone coinvolte vivano questa pratica intrinsecamente servile.
Domimaid, di Maik Kern
Due minuti e dieci secondi di eleganza e autoironia sono bastati a far vincere a questo video il premio per il Miglior corto. Guardatevelo, e rabbrividite sapendo che è molto più realistico di quanto vorrebbe ammettere la maggior parte dei feticisti.
Dream House, di Ben Kitnick
Il video qui sopra ha fatto vincere ai protagonisti Vanessa Jeanene e Kevin Patterson i premi per Migliore attrice (e migliore attore) di un corto. Se l’ho aggiunto è però perché mi è piaciuto molto il suo tono agrodolce e la discussione che potrebbe ispirare fra i praticanti se solo sapessero discutere.
The Black Widow, di Maria Beatty
La nuova opera della regina indiscussa dei film zozzi (nonché probabilmente mio regista erotico preferito in assoluto) è la storia onirica di quattro donne che si incontrano in un sogno BDSM condiviso. Una di loro, dal leggiadro nome di Rosebutt, ha vinto il premio per Miglior performer trans, mentre il video s’è portato a casa quello per il Miglior trailer.
Get Along Better, di Gareth Thomas
Il vincitore della categoria Miglior video musicale ha davvero sofferto per conquistarsi il titolo – guardatelo se non mi credete – con una storia deliziosamente tenera.
Black Lipstick Kiss, dei Random Order
Il premio per la Migliore canzone in una colonna sonora è andato a questa band assai queer. Il pezzo è carino, ma non quanto il film in cui compare, ossia…
S&M Sally, di Michelle Ehlen
Questa commedia era stata selezionata ma non ha vinto nulla, eppure mi sembra assai gustosa. Una coppia lesbica affronta le proprie insicurezze attraverso il BDSM, mentre un altro trio si trova a dover bilanciare fantasia e realtà. È rinfrescante vedere che l’eros estremo possa essere trattato anche con toni più leggeri di, tanto per fare un esempio, The duke of Burgundy – che fra l’altro è stato premiato nelle categorie Miglior poster e Miglior sito promozionale.
Oliver alias Sir X, di Ralph Kiening
Un altro non-vincitore che mi piacerebbe guardare una volta o l’altra era questo documentario sul fondatore di Sklavenzentrale, la comunità online BDSM più grande della Germania. Conoscere le persone dietro le quinte è sempre interessante, visto che conduce spesso a sorprendenti rivelazioni.
E ora resta da fare solo una cosa. Avanti, ripetete tutti con me: «Prometto che l’anno prossimo riuscirò a partecipare…»