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Forse avrete visto comparire nei vostri social network una battuta ultimamente molto diffusa: ‘Non c’è ragione di vergognarsi dei propri feticismi. A meno che il tuo feticcio sia venire umiliato, nel qual caso dovresti vergognarti molto, lurido piccolo pervertito!’ Tanti ci fanno una risatina su e passano oltre; io mi sono ritrovato a prenderla come spunto per affrontare il tema pochissimo discusso dell’umiliazione erotica.
È strano in effetti che, anche in ambienti dove si parla apertamente di ogni pratica sessuale e curiosa parafilia, i giochi di umiliazione siano ancora un mezzo tabù. Soprattutto perché sono molto diffusi: al di là delle statistiche, lo riscontro anche fra le tante persone che mi parlano di queste loro fantasie nell’ambito del coaching – richiesto magari proprio per capire come viverle meglio. Di solito non è difficile guidarle a trovare il modo di realizzare tali desideri in sicurezza, senza ricadute negative sul loro benessere complessivo. Tuttavia resta una domanda inevitabile: cosa rende gli scenari di umiliazione attraenti per così tante persone?
Il potere dell’umiliazione
Va detto innanzitutto che, fra tutte le emozioni umane, il senso di umiliazione è fra quelle che suscitano le reazioni più intense. In un celebre studio criminologico, lo psicologo David Buss ha addirittura riscontrato che il 90% degli impulsi omicidi viene scatenato proprio da questo sentimento.
Anche senza arrivare a tali eccessi, tuttavia, è stato dimostrato che provare vergogna – giustificata o meno – possa segnare per sempre, influenzando profondamente il nostro comportamento per tutta la vita. Jon Ronson ha descritto bene queste dinamiche in I giustizieri della rete, una splendida inchiesta sui meccanismi che possono distruggere la reputazione online e nel quotidiano con effetti a volte letali.
Come accade sempre, l’interesse tende a essere maggiormente stimolato dalle cose più intense ed estreme – anche in campo erotico. Non stupisce che un archetipo così potente quanto l’umiliazione possa allora esercitare un forte richiamo… ma certo non per il gusto di finire in galera o diventare dei reietti! Quando la vergogna entra a far parte delle fantasie sessuali i desideri in gioco sono ben diversi, e molto affascinanti.
Ganbare! Umiliati con onore
Naturalmente non esiste una sola dinamica uguale per tutti, però alcuni elementi ricorrono più di altri. Fra questi c’è l’approccio tipico di certa pornografia di sfidare e vincere i tabù per il puro gusto di farlo, legato allo stesso desiderio di autoaffermazione dei ragazzini che giocano a «scommetto che non hai il coraggio di…». La lingua giapponese ha un’espressione che riassume in una parola tutto questo ottovolante emotivo. L’esortazione ‘ganbare!’ significa grossomodo: ‘affronta questa difficile prova impegnandoti al massimo anche nel sopportarne le parti sgradevoli e nel riconoscere le tue debolezze, ma ricevendo la nostra ammirazione per la sincerità con cui dimostri la tua essenza più profonda’.
Tutto ciò ricorda anche l’aspetto dell’ordalia, che ricorre spesso inconsapevolmente nel BDSM. L’idea è di sottoporsi volontariamente a prove che causano forte disagio momentaneo, ma una volta superate forniscono la dimostrazione inequivocabile di essere più forti e resilienti di quanto si potesse pensare. Una chiave è proprio la volontarietà. Come nella famosa frase di Eleanor Roosevelt, «nessuno può umiliarti se non sei d’accordo», e scegliere consapevolmente di vivere un’esperienza di umiliazione ne rimuove la parte di vergogna tossica arrivando perfino a renderla nobilitante.
Non si tratta però solo di mostrarsi più forti dell’imbarazzo. Se l’erotismo è l’arte di rendersi vulnerabili, per trovare il piacere nell’esperienza di situazioni umilianti è necessario cedere, lasciarsi permeare da sentimenti cui abbiamo cercato di sfuggire per una vita intera e “sentire” realmente le sensazioni che causano. Per se stessi, ma anche per il partner con cui si condivide tutto ciò – più uno scende nell’abisso, più viene esaltata la gloria dell’altro. È un po’ come quando gli innamorati si dicono «farei qualunque cosa per farti piacere»… solo che in questo caso succede davvero.
L’umiliazione erotica
Nel momento in cui l’esperienza di umiliazione viene reinquadrata come occasione introspettiva, prova di forza o dono di sé al partner, l’elemento della vergogna sparisce dalla scena. Del resto, di cosa ci si dovrebbe vergognare? Fatte le debite proporzioni, viene alla mente il leggendario ‘honni soit qui mal y pense!’ di Edoardo III: se affrontato con consapevolezza e spirito puro, anche l’atto più imbarazzante può diventare ammirevole e dare addirittura origine alla più alta delle onorificenze.
Tale sorprendente ricontestualizzazione è ciò che permette agli appassionati di trovare eccitanti cose che in altre circostanze verrebbero giudicate ignobili o ripugnanti. Pensiamo per esempio al cuckoldismo, ai giochi di toilette o alle modificazioni ipersessuali – solo alcune possibilità fra centinaia di scenari che possono raggiungere livelli di intensità realmente estremi. Ciò che li accomuna è tuttavia anche un altro aspetto fondamentale.
In ambito erotico, l’umiliazione non è solo scelta e consapevole, ma anche circoscritta. Si tratta di un gioco – serissimo – che si svolge in spazi e tempi ben definiti, ai quali possono accedere solo i partner ed eventuali persone accuratamente selezionate. Finita l’esperienza potrebbe essere necessario un po’ di aftercare, ma basta rivestirsi per tornare alla propria confortevole quotidianità.
Può sembrare paradossale, eppure la più tremenda delle umiliazioni erotiche si può esorcizzare in un attimo scambiandosi uno sguardo complice fra partner; gesti apparentemente più lievi come l’insulto di uno sconosciuto o una gaffe in pubblico possono invece diventare macchie indelebili sulla coscienza. L’umiliazione, se di un certo tipo, passa; la degradazione ferisce invece a fondo, ed è quella dietro le percentuali spaventose di Buss.
Il piacere di abbandonarsi
Se dopo tanta teoria siete incuriositi dalle fantasie di umiliazione, può essere utile tenere conto di alcuni consigli che potrebbero risparmiarvi esperienze molto sgradevoli:
- Prima di cimentarvi in situazioni che potrebbero causare veri traumi psicologici, assicuratevi di avere stabilito un rapporto di comunicazione onesta e serena con il partner, in cui davvero vi sentiate entrambi liberi di dirvi tutto, esprimere desideri e paure, iniziare e fermare i giochi senza timore di ripercussioni, e soprattutto in cui vi vogliate profondamente bene
- Scambiarsi i ruoli aiuta a comprendere meglio le emozioni, le difficoltà e i piaceri del partner durante i giochi
- Prima di fare qualsiasi cosa, negoziate bene ogni aspetto dell’esperienza che volete creare: meglio esagerare con la prudenza piuttosto che ritrovarsi inaspettatamente in situazioni traumatiche
- Assicuratevi di comunicare e far comprendere quali siano i vostri trigger: gesti, parole, situazioni e altro che potrebbero rievocare vecchie esperienze sgradevoli, o far scattare brutte reazioni involontarie
- Prima di giocare definite anche la durata e gli spazi in cui desiderate sperimentare. Tenete conto della privacy, anche a lungo termine: probabilmente non volete che tra dieci anni possano rispuntare a sorpresa vostre immagini imbarazzanti
- Parte della privacy consiste anche nel non coinvolgere altre persone, men che meno senza il loro consenso
- Durante il gioco, concentratevi solo sull’esperienza. L’obbiettivo è vivere e assaporare sensazioni intense, senza però che si mescolino e confondano con altri aspetti della vostra vita di coppia
- Finita l’esperienza, prendetevi il tempo per tornare alla quotidianità nel modo più confortevole possibile. Coccolatevi, scambiatevi impressioni su ciò che avete vissuto, capite se e come vorrete rifare questo tipo di gioco in futuro
- Più o meno come dice il proverbio: «quel che si fa nel gioco resta dentro il gioco». Non rinfacciate mai ciò che è accaduto durante l’esperienza, né usatelo contro il partner fuori dallo spazio sicuro della sessione.