Una delle prime cose che si imparano quando si ha a che fare con le sessualità insolite è non giudicare l’idea di piacere degli altri; se è tutto consensuale e non crea problemi a nessuno, va bene così. Ciò nonostante, è pur vero che alcune pratiche erotiche siano meno facili di altre da comprendere e accettare. Fra queste, una delle più sconcertanti è l’esibizionismo estremo.
Non mi riferisco a chi ogni tanto si fa magari una passeggiatina con un vestito un po’ più osé del normale, ma di tutto un altro livello di “gioco”. Chi ama davvero esibirsi non si limita a rendere pubblici su Internet e altrove i propri exploit sessuali senza censure, ma si impegna attivamente a diffondere i propri dati personali sforzandosi di coltivare una fama universale come “troia”, distruggendo volontariamente ogni possibilità di tornare un giorno a un tranquillo anonimato. È qualcosa di diverso pure dal scegliersi una carriera come pornostar, poiché si tratta di un campo in grandissima parte non commerciale e in cui si usano identità, indirizzo di casa e dettagli personali del tutto reali.
Benché non si tratti propriamente di un fenomeno di larga diffusione, la cosiddetta ‘public exposure’ – o ‘esposizione pubblica’ – è una pratica in crescita, con sempre più casi online che vengono poi rilanciati dai media tradizionali – a volte con risultati nefasti. Pensando ai più celebri episodi italiani, per esempio, viene in mente la saga infinita di Anna Ciriani detta MadameWeb, una professoressa illegalmente licenziata e poi reintegrata – ma solo in corsi serali per adulti – per via della sua ostinata difesa del proprio diritto di condurre qualunque stile di vita le paresse fuori dall’orario di lavoro. Più recentemente c’è stata la tragedia di Tiziana Cantone, morta suicida per la persecuzione seguita al suo outing imprevisto.
A dirla tutta, la maggior parte delle volte l’esibizionismo estremo sembra essere relativamente innocuo, specie se affrontato con un qualche scopo. Rimanendo in Italia la coppia Paola & Marco inquadra questo passatempo come protesta contro le ipocrisie; altri, come KatiaPerv, hanno cominciato per puro gusto – in questo caso di denunciare come la sua laurea in psicologia fosse «completamente inutile, quindi tanto vale distruggermi la reputazione» – per avviare poi un’attività a scopo di lucro trasformandosi in camgirl, e altri ancora come Lexo la propria passione l’hanno monetizzata fin dall’inizio mantenendo un minimo di anonimato almeno a livello di viso.
A ogni modo è chiaro che serva un gran coraggio per rinunciare alla propria privacy e affrontare il giudizio, solitamente ostile, del pubblico in cambio di… cosa, esattamente? Una fugace eccitazione insolita?
Nel corso degli anni ho cercato spesso di esaminare il fenomeno più in profondità, proponendo interviste a diversi suoi notissimi esponenti – e sempre senza risultato. Ogni volta, quelle stesse persone che non riuscivano a smettere un attimo di dichiarare quanto bisogno d’esibirsi avessero… sparivano non appena ricevevano le mie domande. Quando si trattava di incontrarsi, avevano ripetuti ripensamenti dell’ultimo momento o si limitavano a rispondere a monosillabi, rendendo la pubblicazione impossibile. E poi, qualche settimana fa, sono capitato su un profilo molto interessante su un importante social network dedicato all’eros estremo.
Veronica da Vancouver, più nota come slaveofDave, era una fiera esibizionista con 4.932 foto e 85 video senza veli che la ritraevano in ogni situazione concepibile. Sembrava colta, brillante e simpatica, così le ho scritto per vedere se fosse per caso la volta buona in cui sentire come stessero le cose dalla più diretta interessata. Ecco la nostra conversazione via mail, di cui non ho ritocccato nemmeno una virgola.
Ayzad – Salve, e grazie per avere accettato l’intervista. Vogliamo cominciare da una breve presentazione?
Veronica – sono da sempre una sottomessa, masochista ed esibizionista. Ho fatto la spogliarellista e la puttana, e adesso sono inequivocabilmente una schiava sessuale di proprietà di Dave. Non ho più un nome. Gli uomini possono chiamarmi come Loro preferiscono.
Nel tuo profilo su Fetlife citi ‘i chiaroscuri del mio passato sessuale’, che ti hanno portato alla tua condizione attuale. Potresti ripercorrerli parlandomi dei motivi e delle circostanze alla base di ciascuno sviluppo?
Acciderbola! È una storia piuttosto lunga. Anche mia madre era una sex worker, che si autodefiniva sempre una ‘mignotta’ – che suonava meglio con gli strascici del suo accento bavarese. Mamma provò a crescermi lei stessa, ma aveva da badare ai suoi demoni personali. È così che sono finita a subire abusi sessuali molto violenti da parte del prete della nostra parrocchia.
A un certo punto della mia adolescenza mia madre è sparita. Sono finita a vivere con lo “Zio” Chester, che in realtà era il fratello gemello dell’ultimo magnaccia di mia mamma. io ero già diciamo promiscua, e Chester è stato felice di monetizzare quella promiscuità. Mi ha messa a lavorare nello strip bar e bordello di un suo amico, in modo da pagarsi il conto spaventoso che aveva accumulato.
Dopo qualche anno di lap dance e servizio ai clienti mia madre è stata dichiarata legalmente deceduta, e ho ricevuto un piccolo premio dalla sua assicurazione sulla vita. Ho usato quei soldi per trasferirmi insieme a una delle altre ragazze a Vancouver. Ci siamo affittate un sottoscala, sono andata all’università, lei ha lavorato come spogliarellista, e tutte e due abbiamo fatto “massaggi romantici” part-time in un centro specializzato.
Dopo la laurea abbiamo entrambe ricevuto un’offerta per andare a lavorare in un night club BDSM con bordello a Praga. Purtroppo mi assegnarono il ruolo di dominatrice, che non faceva proprio per me e al quale non mi sono mai abituata. Una volta tornata in Canada ho lavorato come escort a Vancouver. Ero stata chiamata per offrire servizietti orali a tutti i partecipanti di una festa di celibato alla quale si trovava anche il Padrone. Non appena mi sono trovata fra le sue gambe ho capito che il mio posto fosse quello.
Posso chiederti che laurea fosse, e come mai non hai cercato un impiego più in linea con i tuoi studi?
Ho preso una laurea triennale in Letteratura inglese e avevo cominciato una specialistica in quel campo, poi a me e alla mia amica hanno offerto di lavorare in Repubblica Ceca. A essere sincera, ho abbandonato la specializzazione perché l’idea di lavorare in un bordello a tema BDSM mi faceva bagnare tantissimo.
Grazie per la tua franchezza, che avevo notato anche nel profilo e ha ispirato questa chiacchierata. Più nello specifico ciò che mi ha colpito è l’entusiasmo che sembri avere nell’esporre il più pubblicamente possibile sia te stessa che tutte le pratiche che vivi. Me ne puoi parlare?
La maggior parte della mia vita sessuale è sempre stata semipubblica; passare intere giornate in ginocchio in topless nello spogliatoio dei ragazzi al liceo; gli anni di lavoro come spogliarellista, puttana e pornoattrice di mezza tacca; pubblicare online la mia vita da schiava. È letteralmente il modo in cui sono cresciuta.
Il feticismo per l’esposizione pubblica mi intriga per quant’è controverso – non solo a livello sociale, di cui voglio parlare dopo, ma anche con se stessi. A dirla tutta, tu sei la prima esibizionista online che abbia accettato di comparire sul mio sito. Quale è la tua opinione sul perché qualcuno mette online la propria carta d’identità a fianco di ritratti estremamente pornografici, ma poi si fa venire le remore quando viene il momento di una semplice chiacchierata? E già che ci siamo: tu hai mai sperimentato questi conflitti interiori?
Non ho mai provato alcun conflitto. Mi viene da chiedermi se quelle altre persone non trovassero imbarazzante il fatto di parlare della loro vita sessuale; il classico problema del ‘danzare di architettura’. Potrebbe anche essere che, indipendentemente da quanto si possa essere esibizionisti sul lato del sesso, la cosa resti in un certo senso privata perché non viene integrata col resto della propria vita.
E cosa pensi del fenomeno delle “webslut”, cioè persone che puntano dichiaratamente a un’esposizione volontaria, permanente e specificamente degradante? Benché limitato e relativamente nuovo, ha comunque dozzine di praticanti e in rete ne compaiono continuamente di nuovi. Si tratta di una moda o di qualcosa di più?
Infliggere umiliazioni o venire umiliati è una parte fondamentale della sessualità di moltissime persone. Internet è solo lo strumento più diffuso in questo momento per giocarci.
Che genere di effetti ha avuto nella tua vita personale diventare famosa per le tue avventure erotiche e per l’elenco pubblico di parafilie più lungo che abbia mai visto? Suppongo che un coming out tanto estremo possa non essere piaciuto proprio a tutti…
In realtà non è che sia così famosa. Nelle rare occasioni in cui mi sono trovata a confrontarmi la reazione più tipica è stata di indifferenza.
…a proposito: pensi che il fatto di esibirti per puro divertimento e non per lavoro come farebbe una pornostar possa influire sul modo in cui vieni considerata?
Non sono sicura che alla maggior parte delle persone io possa interessare così tanto da chiedersi se lo faccio per soldi o no. Ciò detto, ho sempre dato per scontato che tutti mi percepiscano solo come una troia – ma sono sempre disponibile a essere convinta del contrario.
Il che ci porta alla prossima domanda: gli “altri” sono un conto, ma in che modi il tuo stile di vita influisce sui rapporti con la famiglia o altre persone cui sei particolarmente legata? Sono anche piuttosto curioso di cosa pensi sull’avere dei figli avendo uno stile di vita alternativo, sia nel tuo caso che in generale.
Temo che l’unico parente che abbia mai conosciuto sia la mia presumibilmente compianta madre. Non ho neanche mai avuto molti amici. Certo, la ragazza con cui sono venuta a Vancouver e poi andata a Praga la considero un’amica, la mia primissima, ma non ci sentiamo da anni. Quella con cui condivido adesso la mia gabbia sta affezionandosi e spero di poterla un giorno chiamare amica. Come vedi, una persona isolata dal mondo come me non è quella giusta per poter rispondere alle tue interessanti domande.
Una volta ho chiesto a un’esibizionista estrema, che tipo di reazioni suscita il suo comportamento in pubblico e se l’ha mai fatta finire nei guai. Mi ha sorpreso scoprire che, perfino in un paese bigotto come l’Italia, la maggior parte della gente non lo noti nemmeno o se ne freghi, limitandosi al massimo a esprimere educatamente la propria ammirazione. Gli attaccabrighe e gli alfieri del patriarcato tendono a sentirsi intimiditi dalla sua audacia e starsene zitti. La tua esperienza al riguardo qual è?
Online la gente può trattarmi con gran crudeltà, ma faccia a faccia di solito dimostra pochissimo interesse.
Dove pensi che ti porterà in futuro il tuo viaggio nell’esibizionismo e nell’eros estremo? C’è un “oltre” o no?
Sono sempre aperta a suggerimenti.
Ultima domanda. Dimmi quali ritieni che saranno le conseguenze a lungo termine del tuo attuale stile di vita. Potrebbe essere la mia brizzolatura a parlare, ma mi hai appena fatto venire in mente una artista trans molto sopra le righe, che una volta mi ha confidato che «col tempo, tutto questo scolorirà e diventerò semplicemente parte della folla, una anziana invisibile». Questo però me lo disse prima che Internet divenisse la nostra memoria globale e perenne. Sempre che conti qualcosa…
Il nulla è ciò che attende sia me che le mie opere. Quando scomparirò nella massa ignorata di vecchiette, le migliaia di mie foto zozze rimarranno disperatamente sepolte da montagne sempre più alte di pornografia online.
…e questo è tutto. Veronica è stata gentile e sincera, ma non esattamente quel che mi aspettavo. Il fatto è che la sua vita così particolare e tormentata sembra una dimostrazione dello stereotipo semisbugiardato del BDSM derivante da traumi – e dire che per una volta avevo sperato di potermi allontanare un po’ dal mio campo di specializzazione! A un certo punto ho perfino pensato di non pubblicare l’intervista per com’è inconcludente, ma… credo troppo nell’onestà, e questo sguardo in una vita così insolita è stato comunque molto interessante, non trovate?
Certo, resta la curiosità sul fenomeno dell’esibizionismo estremo in generale. Ma lo spazio per i commenti è sempre a disposizione! Fatemi sapere che ne pensate – e se per caso l’esibizionista siete voi non mancate di mandarmi una mail, così ci facciamo una bella chiacchierata!