Intervista pubblicata originariamente su Un sito di Emme
Ayzad lo seguo sull’internèt da tantissimo. Si occupa di sessualità alternative e lo fa davvero bene. Di recente ha pubblicato I LOVE BDSM, una guida al sesso estremo per principianti.
Avendo letto La padrona, già sapevo quanto fosse bravo a scrivere. Quella che però mi ha stupito di questo suo nuovo libro è la semplicità con la quale ci spiega il mondo della dominazione sessuale.
Ayzad illustra queste tematiche “hot” basandosi su argomentazioni scientifiche (ma senza essere noioso) e rispetto per le varie sensibilità (ma senza essere politicamente corretto a tutti i costi). Nella sua scrittura non c’è spazio per il sentito dire e per il “così fan tutti”.
I LOVE BDSM è un libro utile sia a chi si vuole avvicinare alla sessualità estrema ma non sa come fare, sia a chi, dopo il successo di 50 sfumature di grigio, è curioso di capire cos’è ‘sto BDSM di cui tutti parlano.
Curioso tipo me, che è da un po’ di tempo ho qualche domandina da fare ad Ayzad. Lui è stato così gentile da rispondermi.
1 – In I love BDSM ci rassicuri: tutti i desideri sessuali, anche quelli più strani, se rispettano noi stessi e gli altri, sono legittimi e normali. Sono d’accordo.
C’è però una domanda che mi assilla: perché alcune persone hanno desideri sessuali “alternativi” e altre no? Chi ha una sessualità nella media si finge normale oppure è davvero non interessato a sperimentare situazioni più particolari? Perché alcuni deviano dalla norma e altri no?
Una risposta semplice alla tua prima domanda non esiste. Jesse Bering in Perv sostiene che molto dipende dalla “slot machine” genetico-culturale in cui si nasce: nella curva a campana delle preferenze sessuali, alcuni sono destinati ad avere gusti meno comuni della media. Molto dipende poi dal vissuto personale. Per fare un esempio semplice, un bambino cresciuto in un ambiente omofobo tenderà a sviluppare un’ossessione per i gay – sotto forma di rifiuto violento, di attrazione profonda o purtroppo a volte di entrambe le cose.
Personalmente, io propendo per l’idea che i desideri sessuali derivino in gran parte dagli stimoli associati al piacere nei momenti di maggiore plasticità. Un caso famoso riguarda una persona che aveva un’inspiegabile feticismo per un certo tipo di tessuto bianco: alla fine si scoprì che era quello delle uniformi delle infermiere che l’avevano curato addirittura in incubatrice, quand’era nato prematuro. Ma, molto più semplicemente, tutti noi ci “affezioniamo” all’immaginario delle nostre prime masturbazioni – specie se come accade molto spesso ci affidiamo ripetutamente agli stessi stimoli. È un feedback chiuso: più ti piace e più ritorni a una data idea, ma più ci torni e più ti piace… finché non ti ritrovi con un feticismo fatto e finito. È un fenomeno confermato anche sperimentalmente, con vari esperimenti che dimostrano quanto sia facile indurre questo tipo di preferenze sessuali tanto negli esseri umani quanto nei topi.
Passando alla seconda parte della domanda, bisogna innanzitutto ricordare che ci sono due tipi di sessualità “normale”. Il primo è la media statistica, che numeri alla mano ci dice per esempio che la dendrofilia è molto meno diffusa del sesso orale; il secondo tipo di normalità è quella socioculturale, cioè il consenso ufficiale su cosa sia comune e cosa no. Di solito si fa riferimento a quest’ultima, ma si tratta di una semplificazione molto pericolosa. Per chiarirci, a giudicare da quel che dichiara la gente sembra che sia normale non usufruire del servizio di prostitute, men che meno se transessuali – eppure è evidente che esista un enorme mercato sostenuto da una richiesta altrettanto enorme. La lezione da tenere a mente è quindi che non bisogna mai fidarsi delle apparenze.
Detto questo, i motivi per cui non si sperimentano forme di eros alternativo possono essere molti, primo fra tutti una completa soddisfazione con la propria sessualità normativa. Dopotutto non si deve fare l’errore di pensare che chi fa sesso “strano” sia migliore della media: è una questione di gusti, non di merito! Certamente però in alcuni casi si evita di esplorare nuove forme di piacere a causa di un’educazione repressiva, per quieto vivere con il partner, perché si ignora che esistano certi giochi, per via di pregiudizi sbagliati… “Fare finta” di essere normali spero comunque che sia un fenomeno sempre meno diffuso.
2- C’è questo video, che mi piace tantissimo
(vale la pena spendere 7 minuti per vederlo)
In sintesi Maddalena dice: “Spesso nel sesso si trasgredisce perché non c’è affinità col partner o, ancora peggio, perché non siamo in grado di “sentirlo” davvero. Così il sesso si riduce a pura masturbazione. Se tra 2 persone c’è “chimica”, non c’è bisogno di esagerazioni né di perversioni. Basta il contatto dei loro corpi”.
Premesso che anche il sesso tradizionale può essere un atto masturbatorio, non trovi che, al di là dei suoi “dolci deliri”, Maddalena abbia un po’ ragione? La sessualità alternativa non rischia di essere solo una scusa per non avvicinarsi davvero all’altra persona? Non c’è il pericolo che alzando sempre più l’asticella delle perversioni, si rischi di dimenticarsi che di fronte si ha un essere umano?
Uh, quanta confusione in quel video! L’unica scusante è che, purtroppo, il punto di vista di quella signora è diffusissimo a causa dell’ignoranza dilagante sull’aspetto etico della sessualità. In altre parole, se nessuno ti spiega cos’è il sesso poi è inevitabile vederlo come una masturbazione a due, in attesa di sperimentare un giorno per miracolo «l’estasi suprema che è propria dell’idillio dell’amore» cantata ironicamente da Elio.
Se vogliamo restare sulla metafora delle ricette di pasta su cui si basa il video, penso valga la pena innanzitutto di notare che sì, certo che una buona pasta in bianco è ottima – ma se tutti i migliori ristoranti sono famosi per servirla condita un motivo ci sarà pure, no? Fatti non fummo per viver come bruti, e demonizzare creatività e fantasia mi sembra davvero aberrante. Quindi, venendo a noi: è ovvio che il sesso senza fronzoli, cosiddetto ‘vanilla’, sia bellissimo. Tuttavia pensare che introdurre delle varianti equivalga a – cito testualmente – «barare» è assurdo. Semplicemente, le pratiche alternative aggiungono a un’attività base nuovi elementi di certo non indispensabili ma molto piacevoli.
Chiarito questo, uno dei concetti di fondo della sessualità etica è comunicare a tutti i livelli col partner, esplorare consapevolmente insieme un’esperienza – che può essere semplice o particolarissima, occasionale o continuativa, ma certo non solo un becero sfogo di tensioni fisiologiche. Per come la vedo io, se non c’è questo aspetto non si può nemmeno parlare di vero sesso. Di conseguenza vale pure l’opposto: in presenza di una comunicazione concreta fra i partner si può apprezzare l’erotismo anche di cose che in sé non avrebbero particolare attrattiva – come accade appunto nel BDSM.
E qui sta il punto di tutta la questione. Tecnicamente, la differenza fra patologia e innocua parafilia sta tutta qui: nel primo caso si agisce per sfogare le proprie pulsioni senza alcun riguardo per se stessi e il partner, mentre nell’altro vale l’ormai celebre principio di «Sano, Sicuro e Consensuale». Soprattutto consensuale. Se si seguono tutte le norme di comportamento che derivano da questa regola e dagli altri fondamenti dell’eros estremo (negoziazione, safeword, responsabilità, aftercare, ecc.) si è “costretti” a comunicare e sviluppare sempre più empatia. Da questo punto di vista quindi il sesso insolito fa solo bene al rapporto di coppia… purché sia vissuto come si deve anziché scimmiottando malamente i video di YouPorn.
3 – Dalla mia modesta esperienza (che non fa ovviamente statistica) la scena BDSM italiana è molto lontana dal rispetto e dalla complicità. Ma delle problematiche di una parte delle scena BDSM, ne parli meglio tu, in questo bellissimo post: Il problema del BDSM? È la Scena BDSM. Negli anni ho incontrato egoismo, cattiveria, falsità.
Ho incontrato persone poco interessate allo scambio, al contatto. Ho incontrato persone talmente ossessionate dai loro feticismi, da parlare solo di quelli, da dimenticarsi di essere, prima di tutto, esseri umani.
E, dopo un po’, se le relazioni con le persone si basano solo ed esclusivamente sulle perversioni, io mi stufo. Tipo gli amici che parlano solo di calcio. Ecco, la noia. Dopo diversi, goffi, tentativi per riuscire a far parte di un ambiente che non sente fino in fondo suo, uno ad un certo punto rinuncia alle sue fantasie e capisce che, spesso, è meglio bersi una birra al bar con l’amico che pratica la posizione del missionario piuttosto.
Cosa ne pensi?
Che, fermo restando quel che dicevo nel post citato, non la vedo così grave. Come dici tu, il problema è solo nella monotematicità – indipendentemente dal soggetto. Fortuna che le persone sane oltre al sesso nutrono tanti interessi, quindi basta alternare le proprie frequentazioni dedicando un po’ di tempo all’eros e un po’ ad altre occupazioni. Perché contrapporre sessualità e quotidianità quando le si può vivere entrambe senza ossessioni?
Marco Stizioli