Darryl
Jackie Ess
Pidgin Edizioni
€16
220 pagine
Lingua: italiano
ISBN: 978-88-85540-25-5
@: compralo online
Di norma non sono un grande appassionato di romanzi. Darryl tuttavia era una lettura inevitabile: figuriamoci se potevo farmi scappare una storia su un esploratore delle sessualità alternative – specie considerando le recensioni entusiastiche provenienti dagli Stati Uniti, dove l’autrice viene riverita come una specie di messia della letteratura queer. Dire solo che l’esperienza sia stata… particolare sarebbe troppo semplice, quindi proviamo a riordinare le idee.
La trama è semplice: il protagonista è un quarantenne che avrebbe tutte le carte in regola per vivere più che felicemente, ma è invece tormentato da un’irrequietezza micidiale. La vita gli sta talmente stretta da essersi costruito il ruolo quasi esistenziale di cuckold, soddisfatto di essere solo spettatore dei piaceri altrui, e nulla lo farebbe più felice di essere riconosciuto in quell’identità. Peccato che il mondo abbia altri progetti.
In mancanza di un vero carattere (a un certo punto la moglie gli regala un finto Oscar di plasticaccia «come miglior attore non protagonista della loro vita», che lui peraltro accetta con soddisfazione), Darryl accoglie ogni proposta come un bimbo innocente, pronto a trasformarsi nella speranza di trovare una vera felicità.
Una poetessa trans gli suggerisce di valutare la transizione di genere? Certo! Forse è poliamoroso come dicono online? Hippy new age? BDSM? Crossdresser? Asessuale?… Boh, nel dubbio lui prova ogni etichetta – ignorando con grande impegno le dozzine di indizi di essere in realtà semplicemente gay. E, come si dice nelle quarte di copertina più pigre, ‘questo lo porterà a incontrare persone originali e sorprendenti, fino a una inaspettata conclusione’.
L’aspetto più interessante del libro è lo stile. Un flusso di coscienza senza filtri, spesso sconfinante nel comico, che rivela i continui contorcimenti mentali del protagonista. Essere cuckold sarà una roba da razzisti? Come può essere gay, se vota repubblicano? Ma non sarà mica che le persone trans davvero cospirino per plagiare i bambini? Come diavolo bisogna vestirsi per andare a un munch fra sadomasochisti? È lecito voler prendere a pugni in faccia quegli spocchiosi insegnanti di yoga? Perché è più strano voler guardare la propria moglie scopata da un altro rispetto a essere ossessionati da cosa fanno le celebrità?
La testa di Darryl è un flipper alimentato dal fiume di ansie e cazzate di qualsiasi social network, ma anche un commento brutalmente sincero sui dubbi di quasi tuttə coloro che mettono in discussione la propria sessualità.
La conoscenza profonda degli ambienti queer da parte dell’autrice è evidente proprio in questo meccanismo. La capacità di essere straordinariamente non-giudicanti su qualsiasi cosa tranne quelli che percepiamo come nostri difetti è caratteristica del mondo kinky, così come la confusione che moltə provano dopo essersi lasciatə alle spalle le regolette restrittive ma in un certo senso rassicuranti della sessualità vanilla.
Rispetto alla gran parte della narrativa LGBTQ+ ho apprezzato anche molto lo spirito critico nel confronto degli ambienti sex positive. Anziché rappresentarne solo i lati positivi, Ess mette in luce anche le ipocrisie e l’impegno disperato nell’autoilludersi di un certo tipo di “attivisti” esiliatisi in ghetti tragici.
E quindi dove sta quella “particolarità” di cui accennavo all’inizio? A conti fatti, credo che il libro sia un po’ come il suo protagonista, e abbia la capacità di modellarsi su chi lo legge. Darryl vorrebbe solo farsi voler bene, ma finisce col causare inconsapevolmente danni belli grossi – e così il romanzo.
Così l’aspirante nazistello di provincia può farsi gran risate su ‘sti sfigati dei woke e ottenere la prova che sarebbe meglio rinchiudere tutti gli strambi in un gulag; la persona genderfluid per comodità ha un testo sacro per dimostrare che ce l’hanno proprio tuttə con ləi; l’esploratore convinto si entusiasmerà per le infinite possibilità a portata di mano; il feticista problematico non si sentirà più strano, ma “esattamente come nel libro”… e così via, proprio come Darryl, ciechi sui propri casini e pregni semmai di un certo senso di superiorità su tutti gli altri colori dell’arcobaleno. Basta leggere le recensioni per rendersene conto.
Che poi, dicono che le belle storie siano proprio quelle che significano cose differenti per persone differenti. Speriamo solo che insegnino anche loro qualcosa, va’.