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Scoprirsi una splendida razza buffa – La recensione di Xplore Roma 2017

Vi rivelerò un segreto. Quando sono stato invitato a portare il mio talk su eros estremo e trascendenza a Xplore Roma ho accettato più per gusto dell’avventura che altro. La mia perplessità derivava un po’ dai problemi organizzativi che mi avevano impedito di partecipare in passato, ma soprattutto dalla descrizione dell’evento che mi era stata fatta da chi avesse partecipato alle edizioni precedenti. «È praticamente una comune di fricchettoni che pensano solo a fare orge!» m’aveva detto più di una persona, quindi potete immaginare l’entusiasmo che potesse avere uno come me, fissato col sesso sicuro – o meglio col safer sex – e con espressioni di civiltà quali l’aria condizionata e i bagni privati.

D’altro canto ho anche diversi amici che ancora piangono la chiusura di Schwelle7, il laboratorio berlinese dei fondatori di Xplore, e oggi cercano di non perdersi un’edizione di questo strano festival itinerante. Così, sapendo bene quanto siano comuni le leggende urbane e le maldicenze nel mondo delle sottoculture, mi sono fatto coraggio e nel bel mezzo dell’ondata di caldo micidiale di fine giugno sono partito per Borgo Paola, l’agriturismo laziale che ospita la tappa italiana. Alla peggio mi sarei tolto il gusto di stringere la mano a Felix Ruckert, che oltre a essere l’anima della manifestazione aveva da poco vinto una causa legale ridicola per vilipendio alla Biennale di Venezia del 2007. Dove aveva portato in scena la passione di Cristo in versione BDSM, per intenderci.

Felix è anche la chiave di interpretazione di Xplore. Coreografo eclettico, si descrive come un venditore di sesso spacciato per arte ma anche di arte contrabbandata come sesso; più concretamente, si occupa da parecchi anni di indagare la terra di nessuno che si trova al confine fra consapevolezza di sé, sensualità, filosofia, rapporti umani e benessere. Ma non da solo. La sua strategia è riunire attorno a sé un flusso costante di altri esploratori dell’eros provenienti da percorsi diversi, ciascuno dei quali contribuisce con la propria interpretazione del piacere. Tre o quattro volte l’anno ne riunisce poi alcuni appunto in questi grandi laboratori itineranti, in modo da facilitare lo scambio di esperienze ma anche permettere di avvicinarvisi a chi di solito conduce una vita un po’ più tradizionale.

Xplore workshop

Il concetto è quindi di esplorare, pertanto la filosofia dell’evento è partecipare il più possibile ai venti e passa workshop che si susseguono nel corso di tre giorni, mettendosi realmente in gioco e dandosi la possibilità di provare sulla propria pelle – e nella propria testa – ciò che persone diverse da noi sono arrivate a ritenere “modi per vivere meglio”. Una bellissima idea appena appena terrorizzante, specie sapendo quante strane forme possa prendere il piacere per certe persone… e per quel commento iniziale sulla comune di hippy.

La realtà, per fortuna, si è rivelata invece molto positiva. Benché la maggior parte dei partecipanti dormisse effettivamente in tenda nella minuscola valle adiacente agli edifici di servizio, o in sacco a pelo sul pavimento di una delle sale per i laboratori, l’atmosfera era ben più sana di quanto mi avessero detto. Come spesso capita in questo genere di eventi tutti erano di gran lunga più civili, educati, equilibrati e… puliti della media di chi si incontra durante la normale vita quotidiana. Non ho visto esaltati né vittime di sostanze strane: perfino il nutrito contingente dei tantristi era composto da gente coi piedi per terra, ben lontana dai cazzari “esoterici” che impestano spesso questa disciplina.

Le orge? No, non c’erano neanche quelle. Qualcuno ha fatto sesso come è normale che avvenga fra adulti e qualcuno lo ha fatto in pubblico – specie al kinky party conclusivo – ma quel che ho visto è stato più affetto che lussuria. Fra persone che vivono il corpo e la sessualità senza grandi problemi c’era senz’altro più fisicità di quella che si vede in ufficio, ma stiamo parlando di abbracci e vicinanza, non dei pastrugnamenti sguaiati dei club privé. Nemmeno in piscina, dove per praticità quasi tutti tralasciavano di usare il costume da bagno. Senza che nessuno ci facesse particolarmente caso.

Eh già, perché come sa bene chi abbia mai frequentato un resort naturista lo shock di vedere corpi nudi passa dopo i primi cinque minuti; poi non ci si fa nemmeno più caso. Una delle cose più belle di Xplore è stato che questa assenza di giudizi era però estesa a tutti gli aspetti delle persone. Ancora più che ad altri eventi sex positive che ho frequentato aspetto fisico, età, genere, abbigliamento, orientamento sessuale, religione o altro venivano semplicemente ignorati, e l’impressione che ho avuto è stata di una sincera connessione fra anime e menti più che fra atteggiamenti. Nemmeno i notoriamente santimoniosi vegani sono stati molesti! Per dire: c’era chi esprimeva il proprio feticismo per i costumi da animale senza che alcuno battesse ciglio, e un giorno mi è capitato solo a pomeriggio inoltrato di fare caso a come lo stesso Felix – che di persona ha la stessa presenza un po’ inquietante di un John Malkovich più giovane – si fosse aggirato fin dal mattino vestito con un inspiegabile outfit da… nonna, completo di abito a fiori, collana di perlone e scialle stile beghina. Semplicemente, a cose come quelle non ci si faceva manco caso.

Tanta libertà dalle critiche e da ruoli precostituiti ha permesso effettivamente di affrontare i seminari con molta più serenità. Un esempio fra tutti sono stati i laboratori esperienziali sulla gestione del rifiuto e sulla cultura dello stupro, durante il quale due gruppi si alternavano a subire o imporre approcci sempre più intensi. Potrei sbagliarmi, ma anche in un contesto apertissimo come quello della BDSM Conference ho la sensazione che ben pochi si sarebbero lasciati andare allo stesso modo, preoccupati che comportamenti “fuori ruolo” potessero rovinare la loro immagine sulla scena kinky. Lì, invece, non si è turbato nessuno.

Xplore

Questo spirito ha permeato ogni argomento trattato. Dal bondage allo shiatsu, dalla mappatura scientifica delle zone erogene alla respirazione tantrica, dall’attivismo delle Pussy Riot all’allegria di un indescrivibile “picnic per uno”, dalla scrittura di racconti erotici al corso di umiliazione sensuale. Ma anche i pasti in compagnia, la festa cui ho accennato prima e in buona sostanza ogni altro momento del week end.
Risultato: tutti i presenti hanno realmente imparato tanto. Non solo nozioni tecniche, ma anche piccole lezioni di vita da integrare nella propria quotidianità: non a caso il programma di ogni giornata riservava momenti di pausa nei quali digerire con calma ciò che si aveva appreso, e uno dei commenti più frequenti era «ora mi servirà un bel po’ di tempo per metabolizzare tutto questo».

Adesso che anche io ho metabolizzato per benino, posso dire che i timori iniziali fossero decisamente mal riposti. Nonostante mi sia stato spiegato che ogni edizione di Xplore fa un po’ cosa a sé e che l’atmosfera generale possa variare molto, credo proprio che cercherò di partecipare anche alle prossime tappe del festival.  Anche perché quello spirito comincia già a mancarmi.

Uno dei momenti più memorabili è avvenuto dopo la cerimonia di chiusura: un piccolo rituale collettivo semplice e decisamente naïf, durante il quale però decine di persone si sono ritrovate con gli occhi pieni di lacrimoni di commozione. «Certo che è una cosa ben strana,» ho detto a Felix mentre osservava esausto la scena. «Abbiamo passato giorni a fare le cose più incredibili, più intense… e alla fine quella che ci tocca più di tutte è stata questo momento in cui ci siamo sentiti così insieme, così semplicemente uguali ai nostri simili.»

«Heh… Siamo proprio una buffa razza, vero?»

Altroché, Felix. Buffa ma fighissima, finché riusciremo a creare situazioni così.

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