Com’è andata la vostra Pasqua? Io ho passato la mia a sguazzare nel surrealismo, indagando sullo scandalo dei furry nazisti scoppiato quando è stata annullata una convention di persone che vestono costumi da pupazzo (verosimilmente per scopi sessuali) a causa di minacce di morte, interferenza dei “cittadini sovrani” e il reiterato coinvolgimento di un pregiudicato per abusi su minori.
Sì, avete letto bene. Quella che sembra il prodotto di uno di quegli spambot che cercano di vendervi pillole per la disfunzione erettile contraffatte è una notizia vera, oltre che la prova definitiva che il mondo sia ormai arrivato allo stadio post-Transmetropolitan.
Se conoscete bene l’inglese, la vicenda è stata sviscerata nei dettagli da un reportage di Kelly Weill e dall’approfondimento sui furry nazisti di Amelia Tait. In caso contrario, eccone un riassunto.
Gli Stati Uniti – una nazione che una volta mandava la gente sulla Luna e governata invece oggi da un muppet – hanno una lunga tradizione di rispetto e tolleranza di chiunque non abbia la pelle scura, sia donna, appartenga a una minoranza sessuale o sia povero. Naturale quindi che negli USA prosperi la comunità dei furry, cioè di chi si identifica con un animale antropomorfo e si veste con il genere di costumi delle mascotte dei parchi a tema, giurando e spergiurando che non ci sia assolutamente nessuna implicazione sessuale.
Fra le varie convention nelle quali i furry si incontrano per socializzare e discutere degli ultimi sviluppi della loro cultura, quella di Denver era piuttosto importante, con oltre 1.600 partecipanti. Fra di essi spicca il branco dei Furry Raiders, accomunati non solo dalla passione per i pelouche ma anche da quella per il nazismo – o per lo meno dal bislacco culto di Hitler tipico degli ignoranti che non conoscono la storia. Il loro leader è, ovviamente, la volpe Foxler: nome d’arte di un ragazzotto ventenne con un ricco passato di dichiarazioni antisemite, corrispondenza con membri del Ku Klux Klan e con filonazisti dichiarati fra cui quello preso a cazzotti in TV per eccesso di stronzate. Lui nega tutto «perché sono una volpe e la politica degli umani non mi riguarda».
Peccato che l’anno scorso abbia però prenotato un numero spropositato di stanze nell’hotel che ospita la convention, con l’esplicito intento di creare disagio a chi non appartenesse ai Furry Raider. Fra quest’ultimi c’era anche una ragazza nota come Deo, che quand’è venuta a sapere della cosa ha scritto un tweet sul tono di “non vedo l’ora di prendere a pugni quei nazisti”, riferendosi appunto al video linkato prima. E facendo degenerare ancor peggio la vicenda.
Prima c’è stata infatti l’inevitabile litigata virtuale fra i due gruppi; poi qualcuno ha scritto che “sarebbe divertente andare alla convention con una pistola e ammazzare Deo”; poi gli organizzatori dell’evento si sono indebitati per aumentare il servizio di sicurezza nell’hotel; infine Deo ha ricevuto una lettera che le vietava ‘oggi e per sempre’ di partecipare al raduno, firmata da Kendal Emery – con un’impronta digitale color rosso sangue.
Qui serve fare una parentesi sul signor Emery, che in realtà non fa più parte dell’organizzazione della convention dal 2008, cioè da quando è stato condannato per molestie sessuali a minorenni. L’uso dell’impronta digitale è una delle tante credenze folli dei cosiddetti sovereign citizens, un gruppo di americani pazzi furiosi che si arrampicano sui vetri per reinterpretare la legge e la Costituzione a loro favore, e che in buona sostanza sostengono di non dovere nulla allo Stato, essere immuni da ogni responsabilità civile e penale, ma potere in compenso pretendere milioni di dollari dal governo.
Va da sé che per mandare posta cartacea a qualcuno bisogna conoscerne l’identità e i dati personali, e nel farlo l’uomo abbia violato parecchie leggi – oltre che messo in allarme Deo, considerato che Emery ha dichiarato in ogni modo di simpatizzare per i Furry Raiders. Gli stessi Raiders che nel frattempo hanno minacciato di morte dozzine di volte la ragazza e i suoi sostenitori.
Conclusione: a scanso di tutto, gli organizzatori hanno annullato la convention. Ma, nel ricevere la notizia, 1.600 partecipanti sono venuti a conoscenza anche di tutta la vicenda. Ne hanno informato gli amici. Che la hanno riferita ad altri… ed eccoci qui a parlarne pure noi, mentre intanto oltreoceano le fazioni pro e contro pupazzi nazisti continuano a scannarsi – per il momento solo virtualmente.
Qual è quindi la morale di tutto ciò? Così a occhio, direi quel che avevo già scritto in un precedente articolo sul significato socioculturale dei furry, e che alla luce degli ultimi eventi sembra ancora più pertinente. Andatelo a leggere: ne vale la pena.
E, a proposito: il Premio Eroe del Giorno va alla signora Cheryl Wassus, che nel frattempo ha ingenuamente partecipato a un’altra convention di furry equivocandola per un evento per proprietari di animali da compagnia.