John Willie – The story of John Alexander Scott Coutts
Richard Pérez Seves
Bélier Press
€19
497 pagine
Lingua: inglese
ISBN: 979-8343102642
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John Willie è uno di quei personaggi conosciuti da tutti, compresi coloro che non ne hanno mai sentito parlare. È l’illustratore di quei disegni fetish degli anni ’40, quelli che hanno a tutti gli effetti definito il concetto stesso di fetish. È anche l’editore di Bizarre, non a caso la prima rivista fetish della storia e un object d’art tale che Taschen ne ha prodotto una riedizione completa imperdibile per chi ama il genere. È l’inventore di un’icona erotica quale Sweet Gwendoline, nonché il primo creatore di bondage moderno. E, come se non bastasse, è il protagonista di una vita da romanzo – che fino a oggi era rimasta ignota.
A cambiare le cose ha pensato questo libro di Pérez Seves, storico specializzato proprio nel districare i misteri della cultura kinky del secolo scorso. Impresa non facile, perché i personaggi che ne facevano parte si impegnavano in ogni modo per non lasciare traccia e confondere il più possibile le acque – una necessità, vista la tendenza a mettere in carcere o in manicomio i “degenerati” che trattavano le sessualità non convenzionali. Così l’autore ha frugato per decenni archivi di tutti i tipi, documenti ufficiali e collezioni private fino a ricostruire l’intera esistenza del bisnonno di ogni feticista al mondo.
Il risultato è un librone biografico di quasi cinquecento pagine, pieno di fotografie e illustrazioni inediti, incredibili ritagli di giornale, manifesti di carico di navi cargo, documenti legali e altro ancora. Più, naturalmente, il racconto che ne deriva e da cui non mi stupirebbe se qualcuno tirasse fuori un film.
Willie nacque come John Coutts nel 1902 a Singapore, dove il padre gestiva traffici coloniali per la corona inglese. Cresciuto nel Regno Unito fra magioni e servitù, venne educato come tanti bambini di buona famiglia in una public school – contorto idioma britannico per indicare un collegio privato. Ciò significa inoltre: rimozione totale dell’affettività, disciplina militaresca e migliaia di umilianti bacchettate sul sedere, financo a sangue. C’è da stupirsi che, appena possibile, sia scappato il più lontano possibile anche a costo di rinunciare a tutti i privilegi famigliari?
Coutts fece letteralmente carte false per entrare in marina, sposò una ballerina di night club, scampò per un pelo la guerra mondiale, divorziò rapidamente e finì a fare il marinaio e lo scaricatore nei porti dell’Australia, in piena Grande Depressione. Le sue lettere ai giornali locali, in cui opina con tono da baronetto che forse trattando meglio la classe operaia il Governo avrebbe potuto trarre vantaggi a lungo termine, sono commoventi per l’ingenuità che ne caratterizzerà l’intera vita.
Sarebbe tutto finito lì, fra alcool e risse, se nel frattempo Coutts non si fosse accorto di essere bravino a disegnare, oltre che vicino di casa di Holly Faram. Lei è stata definita ‘la goth originale’, e in effetti tutte le foto dell’epoca la ritraggono bella, diafana, strizzata in abiti neri lugubri e sensuali e arrampicata su tacchi micidiali che non toglieva mai. Il fatto che fosse anche molto disinibita e incuriosita da ogni devianza ne aveva fatto una modella abbastanza famosa. Inevitabilmente diventò anche la musa e poi la moglie di Coutts, che nel frattempo aveva avuto una strana epifania.
Durante i suoi numerosi viaggi, John aveva infatti scoperto una rivista piena di foto di attricette in corsetti e tacchi a spillo, e aveva capito la sua missione nella vita: pubblicare Bizarre – a qualsiasi costo. Un costo che comprende la separazione da Faram, anni di clandestinità, essere vittima di numerose truffe di editori e clienti senza scupoli, problemi di salute e tanti altri avvenimenti raccontati nel libro. Risultato: 23 fascicoli entrati nella leggenda, e la creazione di un’estetica che resta con noi anche oggi.
La storia finisce davvero sul letto di morte, dove un ricercatore dell’Istituto Kinsey di Sessuologia accorre per raccogliere l’ultima testimonianza di un vissuto così tumultuoso. Ed è lì che John, ormai noto col suo nome d’arte di Willie, rivelò finalmente i suoi personali e sorprendenti kink. Ma, soprattutto, chiarisce il principio che l’aveva guidato attraverso un’esistenza tragica: «volevo solo mostrare che ognuno ha il diritto di vestirsi come preferisce». Sipario – e lacrime a fiumi per quello che dovrebbe essere ricordato come il nume tutelare dei Pride.
Quindi: nonostante gli spoiler, vale la pena leggere questo libro? La risposta è nel vostro cuore, e in tutte le altre vicende che non ho nemmeno accennato.
Ricordate solo che se i vostri sogni hanno quella forma lì, il merito è in gran parte di John Willie e di tutti gli artisti che ha ispirato.