Facciamo un test: senza stare a pensarci troppo, ditemi i nomi di cinque autori di fumetti erotici, o meglio ancora specializzati in pratiche insolite.
…Siete ancora lì? Se avete ricordato meno di cinque nomi non preoccupatevi: è del tutto normale, com’è altrettanto normale avere pensato ad autori del passato od ormai decisamente vintage, quali Crepax, Tom of Finland, Manara (che però di kinky fa ben poco), Farrel o Casotto. Tutto ciò la dice lunga sullo stato del settore, che sembra essersi fermato agli anni Ottanta soprattutto quando si tratta di rappresentare sessualità un po’ fuori dal comune.
Colpa del Web! Colpa dei manga! Colpa della crisi della carta stampata! Colpa del neobigottismo fascistello strisciante! Le opinioni sui motivi di questo fenomeno vengono un tanto al chilo, e lasciano il tempo che trovano. Fatto sta che, se si ha la passione per un certo tipo di arte erotica, conviene affidare le proprie speranze alle fumetterie vintage o ai siti che, per gusto personale del curatore, raccolgono le scansioni di opere vecchiotte anzichenò. Quest’ultima è indubbiamente la soluzione più comoda, ma insopportabile per i feticisti della carta che amano conservare i fumetti sugli scaffali delle librerie. …O no?
La realtà è un po’ più complessa, ma può facilmente esservi sfuggita. Vien fuori infatti che online, oltre agli archivi di dubbia legalità citati prima, c’è anche tutto un universo di nuove produzioni esclusivamente in formato digitale. Molte sono esperimenti mordi-e-fuggi di autori che si stufano dopo aver disegnato la terza tavola; moltissime sono orribili esercizi di “computergrafica porno” realizzati con Poser e programmi simili da gente senza la più pallida idea di cosa siano composizione e sceneggiatura; una quantità imbarazzante di immagini riguarda remix a luci rosse di personaggi per famiglie, dai Flintstones a Batman. Però frugando bene nella melma ogni tanto spuntano anche prodotti di ottima qualità.
Webcomic come Sunstone sono così validi da avere fatto il grande salto verso la carta stampata e la distribuzione internazionale, per esempio, e non c’è da stupirsi. Dopotutto il tratto è ottimo, la sceneggiatura interessante e le protagoniste… beh, diciamo che corrispondono molto bene ai canoni estetici predominanti – e le storielle lesbiche sono sempre piaciute a tutti. Ma che succede invece se si hanno gusti statisticamente meno comuni?
Non è necessario pensare ai furry o ad altre bizzarrie terminali. Per essere “insoliti” basta essere gay, per dire. E se anziché sposare gli standard di “maschione palestrato che infila cose scomode in altro maschione palestrato” si preferiscono vicende un po’ più raffinate – per esempio perché si è giovani donne cresciute divorando manga yaoi (omosessuali maschili) su 4chan – le cose cambiano parecchio.
Anche in questo caso infatti il materiale non manca, creato in quantità industriali da altri fan e distribuito in community dedicate. Solo che praticamente nessun editore si azzarderebbe mai a investire nella produzione di graphic novel così “deviate”… e così per molti anni gli scaffali di cui parlavamo sono rimasti tristemente sguarniti per chiunque abbia passioni un po’ fuori dagli standard o, come si dice, queer. Finché non è arrivato il crowdfunding.
Prima all’estero, con opere come Starfighter – che ha raccolto abbastanza fondi da diventare anche una visual novel interattiva – il canadese Always raining here o Heart of gold, che tocca temi particolari come la sessualità dei sacerdoti. L’Italia ha comunque seguito velocemente la tendenza: i progetti di finanziamento da parte dei fan sono numerosissimi, e comprendono opere come l’antologia “floreale” BLossom; la raccolta Melagrana «dedicata a riscoprire i retroscena del sesso e la sensualità oltre lo stereotipo»; Samsara che è già arrivato a quattro volumi; o Brothel Bros 2, attivo da quattro anni.
Proprio il grande successo di questa forma di sostegno di lavori queer ha permesso agli autori di spingersi verso territori sempre più sperimentali e insoliti, che trattano ambientazioni o personaggi impensabili per l’edicola e le sue visioni vetuste. È il caso per esempio di Cyrcus, un’operazione internazionale di cui ho parlato con uno dei suoi coordinatori italiani, Eleonora Pecchioli.
Ciao Eleonora! Dicci un po’ chi sei…
Ciao! Sul web sono conosciuta soprattutto come Adaralbion; ho trentasei anni, sono una fiorentina DOC e un’accanita lettrice di fumetti. Scrivere è ciò che amo e ho sempre desiderato fare… tolte le fantasie da bambina in cui mi immaginavo di diventare una famosissima regista. La voglia di raccontare mi ha spinta a cercare il formato che mi fosse più adatto, anche frequentando un corso alla TheSign Comics & Arts Academy di Firenze che mi ha permesso di lavorare con professori straordinari. E ora – rullo di tamburi e suspance – faccio proprio i fumetti! Da una decina d’anni mi sono inoltre appassionata al mondo delle autoproduzioni, e di recente sono entrata a farne parte come sceneggiatrice.
Tu sei anche la coordinatrice di un progetto editoriale in crowdfunding un po’ particolare. Mi racconti di cosa si tratta?
Sì, con Lorenzo, Alice e Simona sono uno dei quattro fondatori del Granadilla Lab, un collettivo nato quasi per gioco da quattro amici che una sera in chat fantasticavano su quanto sarebbe stato bello realizzare determinati progetti, ma che si è trasformato in qualcosa di molto serio quando ci siamo resi conto che non fossero sogni impossibili. Servivano solo gioco di squadra, collaborazione e soprattutto un obiettivo comune… tutti ingredienti che avevamo. Il progetto si è concretizzato molto velocemente grazie alla volontà di contribuire attivamente al mercato italiano dell’illustrazione e del fumetto proponendo progetti nuovi, che esprimessero la nostra visione personale e la passione per generi considerati un po’ di nicchia.
Abbiamo deciso di metterci subito in gioco realizzando un progetto a tema omoerotico in cui coinvolgere gli artisti che ammiriamo da sempre. È nato così Cyrcus che, come si può evincere dal nome, è un artbook dedicato al circo al quale hanno collaborato più di cinquanta artisti internazionali con sensazionali illustrazioni che raccontano il tendone in chiave erotica. Abbiamo puntato su sensualità e colore per ottenere un libro da divorare con gli occhi – e da accarezzare, dato che avrà una copertina soft touch!
La risposta degli artisti è stata così entusiasta che hanno realizzato più di duecento bozzetti, disegni preparatori e strisce di fumetto. Una tale mole di materiale ci ha spinti così a creare di un secondo libro, uno sketchbook che raccogliesse tutto il materiale extra che non era possibile inserire nell’artbook. Per produrre le due opere ci siamo affidati alla piattaforma Indiegogo, creando una campagna crowdfunding che si concluderà a fine gennaio: la raccolta dei fondi ci permetterà non solo di stampare i libri, ma anche di pagare gli artisti che hanno contribuito alla realizzazione di Cyrcus e senza i quali il progetto non avrebbe mai visto la luce. Sembrerà strano, ma non è una cosa così scontata.
Attualmente abbiamo superato il 79% dell’obiettivo e siamo fiduciosi che riusciremo a raggiungere la cifra che ci siamo prefissati: il supporto dei sostenitori è fondamentale, e vedere questa enorme risposta positiva ci ha reso davvero orgogliosi del lavoro che stiamo facendo.
Come dicevo nell’introduzione, l’uso del crowdfunding sta facendo emergere numerose creazioni che avrebbero vita molto difficile nel mainstream – ma è anche vero che l’editoria “classica” ha sempre dato spazio anche a opere erotiche. Con Cyrcus avete provato a rivolgervi anche a questo canale, e che reazioni avete riscontrato?
No, non ci siamo rivolti a editori tradizionali perché in Italia il genere omoerotico è ancora molto di nicchia, nonostante il filone giapponese del BL (da ‘boys love’) e in parte quello yaoi siano stati sdoganati da anni. Cyrcus inoltre è composto da immagini senza testo, per lo più di autori emergenti, pertanto non è il tipo di prodotto ricercato dal mercato mainstream.
Nonostante il successo delle opere di Manara e di autori più contemporanei l’erotismo nei fumetti ha ancora vita difficile rispetto a qualsiasi altra pubblicazione. Anche in questo genere si rimane sempre in certi canoni: sono rare le opere dove si richiede al lettore solo di godere di ciò che sta guardando senza cercarvi una morale, benché il pubblico le apprezzi molto. La risposta che stiamo ricevendo è davvero positiva, come quella ottenuta da altri artisti del settore.
Una cosa che mi colpisce sempre molto quando visito le fiere del fumetto sono le orde di fan adoranti in attesa di un autografo o di un’opera originale di autori quasi invisibili nel panorama offline. Secondo te quali sono i rapporti fra l’editoria tradizionale e le autoproduzioni online? E come pensi si evolveranno?
Quella è una realtà che ho scoperto solo appassionandomi alle autoproduzioni: sono stupita quanto te quando vedo le self area delle fiere assalite da fan che adorano autori che nell’editoria non trovano spazio. È un effetto degli ultimi anni dovuto soprattutto a Facebook, che ha cambiato la vita di tutti e ha dato agli autori la possibilità di promuoversi su un canale molto più diretto di quanto lo siano mai stati altri siti. Grazie a piattaforme come Tapas o Webtoon, che permettono di pubblicare online i propri fumetti senza essere costretti a crearsi un sito dedicato, è come se molti occhi di persone fino a questo momento cieche si fossero aperti su una realtà che è sempre esistita, ma che prima veniva ignorata.
Ovviamente sono i like a spingere: tanti follower equivalgono ad avere molte più possibilità di essere notati, ma ci sono comunque moltissimi autori di fumetti con tematiche di nicchia seguiti da un pubblico che resta nell’ombra. Credo che anche l’editoria tradizionale se ne sia accorta e sia molto più attenta alle autoproduzioni; dopotutto il mercato è vastissimo e ci sono artisti esordienti con talenti davvero straordinari: non tenerlo in considerazione sarebbe un grande errore. Penso anche che col tempo nasceranno molte nuove case editrici fondate proprio da quegli autori che per anni si sono unicamente autoprodotti: avendone la possibilità è un’evoluzione quasi necessaria, perché ad un certo punto se nessuno ti da un’opportunità te la crei.
Parlando da scrittore, so bene quanto sia grande la differenza fra il luogo comune che sostiene che ormai grazie a Internet tutti possano pubblicare libri di successo e la realtà, fatta di mille difficoltà tecniche che si aggiungono alla buona, vecchia necessità di avere innanzitutto una preparazione solida e un approccio professionale. Com’è invece la situazione nel mondo dell’illustrazione e del fumetto indipendenti? La fama è davvero ‘a portata di qualche semplice clic’ come dicono le pubblicità?
Oggi è sicuramente più facile avere delle opportunità grazie alla visibilità offerta dai social e dalle piattaforme che permettono di pubblicare totalmente gratis – e anzi di guadagnarci anche sopra – però arrivare al successo non è così facile. Bisogna lavorare tanto e farlo con costanza, passione e sacrificio. Certo, a volte le botte di culo capitano, ma secondo me è un po’ ingenuo pensare che colpiscano proprio te sulle migliaia di artisti che cercano di sfondare. Le opportunità vanno anche create: bisogna prima di tutto essere umili e riconoscere quali sono i propri limiti, e nel contempo bisogna avere la faccia tosta di credere in se stessi anche quando sembra che non ne valga la pena: qualsiasi artista che stia leggendo questa intervista sa esattamente di cosa sto parlando.
Sono convinta che sia difficile ma non impossibile, e il fatto che là fuori ci siano persone che ce l’hanno fatta vuol dire che magari la fama non è “a portata di qualche clic”, ma c’è è può essere colta. Secondo me non bisogna mai credere di essere arrivati o di avere tra le mani la storia perfetta che tutti ameranno o il prodotto sensazionale a cui nessuno potrà dire di no: bisogna essere produttivi e come ho già detto, costanti. Ci sarà sempre qualcuno nel mondo che amerà quello che fai, come ci sarà sempre qualcuno che lo disprezzerà.
Autoprodursi dà la libertà di fare quel che vuoi e gestirlo come più ti aggrada, esprimendoti senza le censure che potrebbero essere imposte da un editore e mostrando i tuoi veri colori. Al contempo espone al rischio di farti credere che il tuo modo di fare le cose sia quello giusto, senza compromessi. Non dico che sia per forza un male, ma a volte per funzionare bisogna essere in grado di amalgamare la propria realtà con quella di un editore.
E lavorare in ambito erotico cambia qualcosa?
Cambia molto! Non dico tutto, ma ti mette purtroppo sotto un’altra luce rispetto ad autori che non affrontano quel genere: una volta che fai erotico sei sostanzialmente bollato come “quello che fa cose per adulti” – non per forza in maniera negativa, ma sicuramente c’è una considerazione diversa. E figurati se fai yaoi: è una cosa che ti porti dietro in ogni conversazione!
Secondo me vige il pregiudizio che chi predilige un genere non sia in grado di trattarne un altro. Ora, io so che non sarei molto ferrata nell’umoristico perché riconosco di non avere la sensibilità adatta e perché ci vuole molto di più a far ridere qualcuno che a farlo piangere… ma per esempio anche se sono una gran fifona se me lo richiedessero mi cimenterei volentieri in una storia horror.
Alla fine il genere erotico non è così sdoganato come sembra, anche perché purtroppo molti considerano ancora il fumetto un prodotto per bambini. Con l’evoluzione verso i graphic novel e la distribuzione in libreria qualcosa si sta smuovendo, ma ancora si storce il naso davanti all’accostamento tra questa arte e l’eros, come se fosse un tema inadeguato. Gli autori appassionati del genere comunque non si fermano, e credo che saranno proprio loro a cambiare le cose, come già sta acadendo appunto con autoproduzioni erotiche di gran successo.
Beh, a dirla tutta l’innovazione però la vedo più nel tipo di produzione che nei contenuti. Pur non essendo opere per un pubblico generalista, i fumetti erotici ci sono sempre stati e a volte hanno ottenuto successi leggendari – pensa per esempio a Pichard, Von Gotha, Tarsis, Stanton e tanti altri. Non è che il fenomeno dell’autoproduzione riguarda più i lettori millennial, che a parte trovarsi più a loro agio online hanno un immaginario fortemente influenzato dai manga e da temi queer, che ancora non viene recepito dal mercato tradizionale?
È proprio il settore che è cambiato: un tempo si investiva anche sulle nuove leve, mentre ora si concentra sui guadagni sicuri e quindi in titoli che hanno già avuto successo all’estero. È per questo che l’Italia è rimasta indietro e sono tornate in auge le autoproduzioni: vent’anni fa chi era appena uscito da una scuola di fumetto poteva buttarsi su canali come le riviste Blue e Selen, oggi scomparse. Per un periodo i porno da edicola sono stati sostituiti da hentai e doujinshi (manga amatoriali) prodotti senza pagare i diritti agli autori giapponesi, e il panorama queer non era preso in considerazione nemmeno lontanamente.
Di recente siamo arrivati a un panorama più elaborato e diversificato – naturalmente anche grazie alla finestra sul mondo aperta dal web – ma è limitante ispirarsi solo al Giappone, benché i manga abbiano contribuito a sdoganare certi temi. Qui da noi poi il genere queer ha sempre incontrato molta resistenza: basti pensare alle feroci censure subite da anime importanti come Sailor Moon e Card Captor Sakura, dove personaggi palesemente omosessuali venivano presentati come “amici”, a volte perfino cambiando loro genere come nel caso di Occhio di Pesce in Sailor Moon, un tentativo di normalizzazione imbarazzante!
Sicuramente l’online fa parte delle vite dei millennial, più social di ogni generazione precedente. L’editoria lo sta capendo, forse un po’ lentamente, spostando sul web non solo i cataloghi ma anche la possibilità di fruire dei fumetti tramite ogni dispositivo digitale. Oggi anche l’interazione fra lettore, editore e artista autoprodotto è al suo massimo storico: credo sia il momento giusto per vedere grossi cambiamenti, perché se la richiesta predilige certi contenuti gli editori non possono ignorarla, e anche il mercato ne terrà conto.
Ultima, inevitabile domanda: quali sono i vostri progetti futuri?
Ah il futuro, che bel luogo ancora da visitare! I progetti sono tanti sia a livello personale che con Granadilla Lab, con cui abbiamo intenzione di produrre un albo del genere all’anno. Per dare ulteriori informazioni a riguardo aspettiamo ovviamente la fine del crowfunding, ma il nostro obiettivo era questo fin dall’inizio. L’idea è anche quella di allargarsi al fare raccolte di fumetti: questo dipende molto dalla disponibilità degli autori, anche se molti di quelli che hanno partecipato a Cyrcus hanno dimostrato interesse a portare avanti le storie dei personaggi creati per il progetto.
Intanto ci prepariamo per il Cartoomics di Milano… e per la mostra a Sadistique! Non doveva restare un segreto, vero?