Quando me lo chiedono nelle interviste non nascondo di avere scoperto l’attrazione verso l’immaginario del BDSM grazie a uno stimolo stupidissimo: i disegni animati di Penelope Pitstop ai tempi dell’asilo. Se esplorate un po’ il mio sito potete anche scovare l’esilarante storia dell’ossessione di ritrovare una fonte successiva della mia passione per i giochi erotici di dominazione e sottomissione negli infimi fumetti di Lady Cruel. Ma il mio imprinting alla devianza ha avuto anche un terzo elemento: una serie di libri d’illustrazioni che mi hanno sconvolto con le loro rappresentazioni di torture sessuali esageratissime e irreali. Si trattava di albi importati a prezzi orrendamente alti dalla Francia, ed erano firmati dal misterioso Joseph Farrel.
Per un giovanotto come me incontrarli fu uno shock. Benché fossi cresciuto circondato da immagini controculturali che spesso mostravano temi molto adulti, quei libri erano diversi da qualsiasi cosa avessi mai visto, perfino nel loro strano formato orizzontale e nella qualità di stampa altalenante da samizdat. Come le opere di Dali, Barks o Giger, aprivano una finestra su un mondo totalmente alieno eppure del tutto coerente nelle sue strane regole interne e nell’estetica – con l’importante differenza che in questo caso il mondo che mostravano era governato dai più bassi istinti umani. Quel tal Farrel prendeva i piacevoli ideali di amore e vita civile e li triturava con compiacimento fino a ridurli a qualcosa fortunatamente troppo eccessivo per essere preso sul serio, ma che appariva preoccupantemente plausibile se solo non fossero esistite cosette come leggi, morale e decenza. Che però tutti sappiamo bene essere in fondo solo fragili costrutti sociali.
Come un moderno de Sade, quell’artista ti provocava a dare solo un’occhiatina per curiosità, poi ti rifilava un calcio nello stomaco con immagini orribilmente violente, poi ti rimetteva in sesto grazie a elementi innegabilmente sexy, poi ti faceva mettere in discussione la società e infine pure i tuoi stessi pensieri e il carattere. Tutto con una sola illustrazione – il cui effetto ti restava addosso a lungo anche dopo avere richiuso di colpo la copertina.
Alla fine sono uscito da quella fase, ma negli anni seguenti i disegni di Farrel continuavano a spuntare un po’ dappertutto – a volte su riviste e fanzine (ve le ricordate?) erotiche, e dopo ancora naturalmente su Internet. Nuovo materiale ne appariva di rado, tanto che pensai che l’artista fosse morto. Crescendo tuttavia il mio interesse si trasformò in un’insistente curiosità nei confronti dell’uomo dietro quelle opere così incredibilmente eccessive; putroppo però non riuscii a trovare da nessuna parte informazioni su di lui, così mi passò anche quell’ossessioncina. Finché in un angolo di un sito qualunque non notai un’immagine grande quanto un francobollo con uno stile di disegno familiare, ma con un soggetto mai visto prima. Si trattava della pubblicità incomprensibilmente minuscola e nascosta di niente meno che una biografia su Farrel!
Intitolata semplicemente Farrel, era un libro d’arte pieno di illustrazioni inedite ma, cosa ancor più importante, di informazioni attendibili sull’artista. L’autore era l’esperto francese di erotismo Christophe Bier, che ho immediatamente contattato per risolvere un mistero durato trent’anni. Ecco cosa ci siamo detti.
Ciao Christophe! Potresti presentarti anche ai lettori, e dirci da dov’è spuntato il tuo libro su Farrel?
Sono uno sceneggiatore e regista di documentari sulla storia del cinema, un attore professionista ma anche un giornalista specializzato in cultura pop, cinema, erotismo e pornografia. Ho curato e pubblicato un imponente dizionario sulla filmografia per adulti francese (Serious Publishing, 2011) e ho scritto Les Editions du Couvre-feu, un saggio sulla narrativa di flagellazione francese degli anni ‘30 (éditions Astarté , 2013). All’inizio del 2017 la casa editrice Dilettante ha pubblicato Obsessions, una raccolta della mia rubrica radiofonica per il programma di France Culture Mauvais Genres; per La Musardine ho realizzato Vice chez les femmes, un’antologia di tre romanzi sadomaso del 1930 che ho recuperato e presentato. Gli abbonati a Canal + mi possono vedere nel film muto erotico Les Prédatrices di Ovidie, con la quale ho recitato spesso.
Farrel l’ho incontrato nel 2012 per scrivere la prefazione alla sua ultima collezione di disegni, Pourquai pleurent-elles?. La sua opera mi aveva sempre affascinato: quando l’ho scoperto e ho potuto raccogliere un gran numero di originali, molti dei quali inediti, l’idea di pubblicare un libro di lusso è venuta naturale. Allora aveva 78 anni ed era venuto il momento di accendere i riflettori su questo artista schivo, di raccontare chi fosse e di commentare la sua opera, di spiegarne l’unicità. L’ambizione è di celebrarne il lavoro e di tirarlo fuori dal frusto ghetto dei sex shop per i quali ha sempre lavorato.
È evidente che non si tratti di un libro per tutti, ma nel corso dei decenni ho visto utilizzare i lavori di Farrel in contesti inaspettati, ed è qualcosa che agli artisti davvero sconosciuti non capita. Secondo la tua stima quanti possono essere i fan di questo illustratore?
Difficile dirlo… Spero almeno 600, che è il numero di copie che ho stampato! Fra il 1975 e il 1990 i suoi libri sono stati continuamente ristampati. Allora in Francia c’erano molti sex shop e librerie erotiche, per non parlare delle vendite postali dirette ai collezionisti e così via: un intero sottomondo che alimentava un mercato florido. Trovavi la sua opera pubblicizzata sulle riviste per adulti, che erano moltissime.
Ogni collezione avrà venduto probabilmente fra le venti e le quarantamila copie, e considerando le edizioni pirata in tedesco e spagnolo è palese che la sua fama abbia superato i confini della Francia. Chissà che fine hanno fatto tutti quei fan… Spero che questo nuovo libro incoraggi nuove persone che non hanno mai incontrato i lavori di Farrel a scoprire il suo stupefacente universo, decisamente lontano dal mainstream.
Cominciamo dall’uomo in sé. Negli anni Ottanta ha avuto un periodo piuttosto prolifico, poi i suoi lavori sono diminuiti al punto che molti pensavano fosse morto; il libro uscito nel 2012 sembrava addirittura una raccolta postuma contenente un bel po’ di disegni apparentemente incompleti. Ora viene invece fuori che si fosse ritirato a vita privata da qualche parte: qual è la vera storia dietro la sua scomparsa? E, ora che ci penso, anche quella del resto della sua vita misteriosa?
Tutti i disegni della raccolta che hai citato in realtà erano completi, ma a volte mostravano un nuovo stile sviluppato nei dodici anni intercorsi dal precedente Perversions. Inoltre quel libro è stato pubblicato su una carta troppo leggera e non è stato pubblicizzato, quindi posso ben capire perché pensassi che Farrel fosse deceduto. Qui in Francia è stato vittima di due cose: innanzitutto la caduta dell’industria pornografica alla quale era collegato. Meno sex shop, meno riviste… Sia Farrel che il suo editore ritengono che l’arrivo dei DVD abbia ammazzato il gusto del pubblico per i libri. Il secondo elemento è il palese puritanesimo di ritorno e l’autocensura nella società francese e di altri paesi europei. Le opere di Farrel contengono una violenza e un’assenza di tabù che certamente oggi non è più tollerabile: nella nostra cultura del consenso rappresentano un vero oltraggio. Al posto dei sex shop abbiamo i “negozi dell’amore”; l’industria del sesso si rivolge sempre più alle donne e alle coppiette urbane. Farrel queste cose le mina nelle fondamenta. L’editore di Pourquai pleurent-elles? ha avuto grandi difficoltà nel trovare uno stampatore. Molti si sono rifiutati; uno lo ha addirittura denunciato alla polizia! L’editore ha ricevuto la visita degli agenti, è stato convocato davanti a un giudice e, dato che non c’era assolutamente niente di reprensibile – ricordiamoci che sono solo disegni! – ovviamente non c’è stata alcuna condanna.
Riguardo Farrell… Ha continuato a condurre la sua vita discreta, insieme a sua moglie. Non è mai stato uno capace di darsi delle arie. Non si è mai preso sul serio e di conseguenza non ha nemmeno mai cercato di uscire dall’asfittico circuito delle edizioni da sex shop. Avrebbe potuto rivolgersi a editori più tradizionali, certo. Il segreto di Farrel, che spiega anche la forza dei suoi lavori, è che non ha mai disegnato come fonte di sostentamento. Ha fatto molti lavori ma disegnato sempre per piacere personale – eseguendo a volte commissioni private che vendeva a prezzi modici. Pertanto ha continuato a disegnare per se stesso, senza lamentarsi della progressiva scomparsa dal mondo editoriale.
A proposito: nelle note di chiusura del libro ho notato che hai ringraziato una Monique Farrel. Comprendo la differenza che corre fra un artista e la sua opera, ma mi ha sorpreso che un uomo tanto misogino avesse una partner fissa. Nella vita quotidiana è davvero una persona così distante dalle sue cupissime fantasie? Dopotutto mi pare di ricordare che un tempo si firmasse orgogliosamente addirittura ‘J.F. – pratiquant’, sottolineando quanto facesse sul serio.
Sì, nel primo libro intitolato Obéis! Sinon… si era firmato ‘Jo Farrel, sadomasochista praticante’. È un uomo che il BDSM lo ha davvero nel sangue, si è trattato di una parte molto importante della sua vita, ma i suoi giochi privati chiaramente non avevano niente a che fare con ciò che disegnava. Oltretutto Farrel non ha mai disegnato dal vivo.
È un tipo manuale che si è costruito molti strumenti come palette, frustini o dildi di legno e frequentava i club BDSM di Parigi. Nella vita reale la sua dominazione però è naturalmente sempre stata su partner consenzienti! L’uomo che ho scoperto io in privato è delizioso e pieno di attenzioni per la moglie. Si tratta di una coppia modesta, senza problemi. Per lui disegnare è sempre stato uno sfogo, un modo di esprimere una violenza che non poteva né voleva sperimentare nella realtà. Figurati che è un grande appassionato di film dell’orrore, ma non riesce a sopportare la vista del sangue. L’uomo e le sue fantasie vanno sempre del tutto distinti.
Non sono convinto che i suoi lavori siano misogini, ma di sicuro sono misantropi. Anche gli aguzzini sono rappresentati con crudeltà, con espressioni terrificanti. Sono brutti, spesso volgari. Farrel è pieno di rabbia, con una visione nera che non risparmia niente. Per lui disegnare scene sadomaso è tutt’altro che facile: si tratta di un’impresa intensa, esaurente, al punto che dice di piangere a volte sulla tavola. La vera domanda non è «perché piangono?» (cioè la traduzione di ‘Porquoi pleurent-elles?’) ma «perché piange lui?». La mia opinione è che sia molto sensibile alla violenza e alla miseria morale della nostra società, che enfatizza nelle sue insostenibili scene familiari. Quelle più di tutto esprimono una gran disperazione e un tipo di anarchia che brutalizza tutti i valori classici che cerchiamo di rispettare: famiglia, matrimonio, la coppia, i bambini e il concetto di “vivere insieme” che abbiamo qui in Francia.
La potenza dei disegni di Farrel tuttavia deriva chiaramente da una passione personale altrettanto forte. In una citazione nel tuo libro dice addirittura di non poter accettare alcuna illustrazione che non glielo faccia venire duro, quindi mi viene un po’ difficile credere che la critica sociale sia una sua priorità. Ciò nonostante la sua opera contiene un innegabile elemento di satira spietata. Tu che ne pensi?
Analisi di questo tipo sono prettamente nostre. Farrel in sé si lascia guidare solo dai suoi impulsi erotici. Quando gli chiedi di un disegno commenta sempre la tensione erotica, spiega l’attenzione estrema che mette nel disegnare le espressioni, gli sguardi, l’importanza di inserire terze persone che facciano da testimoni e rinforzino l’umiliazione della vittima. Compone i suoi disegni per eccitare il pubblico e pone importanza a ciascun piccolo dettaglio. Vive immerso nell’erotismo della degradazione e dell’abuso, che pur non avendo assolutamente nulla di attraente può comunque risultare molto eccitante. Si può anche riscontrare un umorismo nerissimo che finisce col diventare un’ulteriore arma di degradazione, crudele e senza via d’uscita. La critica sociale è implicita perché le ispirazioni di Farrel vengono solo da ciò che lo circonda. I personaggi hanno i volti delle persone comuni che incontra, dei suoi vicini o datori di lavoro. Le ambientazioni vengono prese dall’esperienza diretta. Non si pasce di fantasie o del BDSM “porno-chic” alla Histoire d’O. Il suo è il sadomasochismo dei Trenta Gloriosi (il boom economico dei decenni del dopoguerra), con uomini in cravatta e polo mentre le donne non posseggono lingerie di lusso. Farrel osserva il proletariato e la classe media degli anni fra 1970 e 2000, e solo raramente l’alta borghesia. Con la sua arte violenta massacra il modello sociale francese.
Prima hai citato un elemento caratteristico delle opere di Farrel: la presenza voyeuristica di personaggi compiaciuti che vivono le più estreme torture sessuali come normali banalità quotidiane. Si tratta di un’altra perfidia rivolta al popolo francese, un segno dei tempi, solo un gusto personale o che altro?
Gli piace rappresentare anche le più violente crudeltà erotiche come eventi comuni. Spesso si vedono torturatori giubilanti, ma anche osservatori più placidi e tutti sono insensibili verso il dolore che provocano; sono l’archetipo dei sadici. Ciò banalizza la violenza e la rende ancora più insopportabile. Nei testi che accompagnano alcuni disegni colpisce il tono scherzoso dei dialoghi. Il sadismo diventa quasi uno standard di banalità.
Mi sa che a conti fatti le mie precedenti domande si riducono a una sola questione: Farrel è un moderno filosofo del male che produce critica intellettuale sulla scia di de Sade, o solo un pazzo furioso che se ne fotte di ogni decenza e minoranza?
Farrel filosofo? Lui disegna solo per eccitare se stesso e il suo pubblico: è l’unica sua preoccupazione. Il solo messaggio che si può trarre dalla sua opera è di cercare di affrontare le sue fantasie senza la minima paura, di buttarcisi dentro come fa lui fino a toccare il cuore dell’idea indipendentemente da quanto possa far paura. È di un nichilismo impressionante, ma la cosa davvero magnifica è la forza creativa per sopportarlo. Non ne esce sempre indenne: sui suoi disegni lui ci piange.
Parlando di minoranze, nella produzione di questo artista ci sono tre elementi di crescente preoccupazione. Il disprezzo implicito nel modo in cui rappresenta etnie non-caucasiche; il fatto che praticamente tutte le sue vittime sono donne; l’inserimento ricorrente nelle scene di figure apparentemente minorenni. Anche qui ogni giudizio dipende tutto dal capire se tali personaggi vengano usati in modo simbolico o per ciò che sono – ma mi potresti dare una tua analisi approfondita della cosa?
Farrel fa leva su molti stereotipi. Forza la mano. Gioca su una fantasia razzista con le composizioni interrazziali in cui le donne bianche vengono tormentate da neri che, e figuriamoci, hanno cazzi enormi. Usa i proletari nordafricani per degradare meglio i borghesi. Naturalmente si possono giudicare tali stereotipi come razzisti o per lo meno primari, ma resta il fatto che siano eccitanti. Nel ventunesimo secolo mi sembra anche venuto il momento di imparare a non farci spaventare dalle fantasie ma di giocarci e divertici con esse – come fa Farrel. È tempo di smettere col tentativo di ingabbiare la fantasia, di cercare di sterilizzarla. Le fantasie sono oscene, indecenti, maleducate, politicamente scorrette, e va bene così. Stesso discorso per i bambini: Farrel è rigido nel non rispettare niente e nessuno, quindi calpesta la favoletta dell’innocenza infantile anche perché a casa i bambini stanno spesso dalla parte dell’aguzzino. Secondo lui l’infanzia contiene in sé il germoglio del sadismo. Si tratta di un modo per sottolineare ulteriormente la disperazione della sua opera: dalla razza umana non si salva niente, è già tutto marcio, umiliante o sadico. Con Farrel ovunque tu guardi non puoi scappare dall’orrore. Scegli di stare con i torturatori? Sono orrendi!
Faccio un appunto sulle donne incinte picchiate e torturate: penso che la vera preda dei sadici non sia tanto la donna quanto il suo ventre, o in altre parole il bambino ancora non nato. In certi testi che accompagnano i disegni si scopre che la gravidanza ha superato i nove mesi, con medici sadici che hanno impedito la nascita del bebé e hanno deformato le pance. Questa forse è una delle chiavi del lavoro di Farrel: la fregatura del nascere. L’artista fa pagare le donne per essere nate. Quando ho discusso di questa mia interpretazione con lui si è detto d’accordo. Dice di sentirsi a volte ambivalente: sadico e masochista. La violenza estrema dei suoi disegni paradossalmente esprime un vero masochismo, un odio per se stessi, una rabbia per essere nato. La donna incinta – o sposa e futura madre – diviene la figura centrale su cui si concentra tutta la sua rabbia.
I temi tanto peculiari dei disegni hanno creato mai problemi legali ai vecchi editori, o per te oggi?
Con l’erotismo i problemi ci sono sempre, a seconda dell’evoluzione o regressione della morale. Ti ho citato i problemi del suo ultimo editore. Sotto un governo socialista, le ristampe di alcuni suoi libri nel 1984 hanno subito un triplo divieto: di vendita ai minori, di esposizione sugli scaffali e di pubblicizzazione. Oggi i problemi principali sono la paura e l’autocensura. In Francia le pressioni da parte di associazioni moraliste ha creato un clima di autocensura potente, che influenza l’intero campo delle edizioni per adulti. Gli editori esitano, sfortunatamente chiedono il parere di studi legali che giustificano i propri onorari ammettendo la censura e raccomandando tagli prudenti, modifiche nelle descrizioni dei protagonisti dei romanzi e così via. Oggi il più gran nemico degli editori sono loro stessi e le loro paure.
Da un punto di vista strettamente legale pubblicare disegni come quelli di Farrel non pone alcun problema. Non è un revisionista, non diffonde alcuna ideologia terroristica e affronta solo le proprie (e le nostre) fantasie. In qualità di artista sfrutta la propria libertà per creare. Tuttavia è anche vero che sono stati in molti a suggerirmi di rivolgermi a un avvocato. Evidentemente ho rifiutato e ho investito il mio denaro nel pubblicare una bella edizione anziché sprecarlo con azzeccagarbugli allarmisti. Viviamo in un mondo che cerca di eliminare il rischio e di sterilizzare le fantasie. L’uso della protezione dei bambini e della dignità umana come propri argomenti principali è il marchio del fascismo: se davvero queste cose ci preoccupano sarebbe meglio aiutare le vere vittime, quelle più vicine a noi e dalle quali spesso giriamo lo sguardo. I “bravi” cittadini che attaccano le opere d’arte vogliono salvare solo vittime immaginarie e disprezzare il valore catartico della fantasia.
Personalmente è probabile che la mia difficoltà nel prendere sul serio il lavoro di Farrel dipenda dal fatto che i suoi orrori vengono portati a livelli d’eccesso talmente stravaganti che, come accade con i film splatter, finiscono in un regno di pura fantasia indipendentemente da quanto realistico possa essere ogni loro dettaglio. In un certo senso è l’unico artista ero-guro occidentale che mi venga in mente. Il che ci porta alla prossima domanda: perché il suo approccio è così unico, perfino fra gli artisti erotici, che dovrebbero per definizione essere liberi?
Sarà mica che Farrel sia lo spirito più libero di tutti? La sua forza e di non avere mai disegnato per lavoro. Ha colto l’opportunità di essere venduto nei sex shop solo perché un editore aveva scoperto i suoi disegni, ma a differenza di molti artisti non ha mai contato sulle gallerie, non ha mai fatto una mostra né cercato di compiacere un pubblico per vendere meglio. È questo che gli ha permesso di non avere confini. Trovo che sia un po’ come nell’arte bruta, dove si disegna senza filtri. È un autodidatta che sostiene di essere realistico, forse per provocazione. Però lascia che l’immaginazione invada le sue tavole; spinge i limiti oltre il possibile. Prendi per esempio i suoi seni seviziati per anni, che assumono proporzioni da cartone animato – secondo lui è il dettaglio del periodo di tempo che rende la trasformazione realistica! Il suo approccio verso il BDSM è davvero unico anche per l’assenza totale di glamour. Ha un’estetica del brutto, a differenza di molti illustratori sadomaso in cui le vittime femminili sembrano sempre stare in posa per un obiettivo anche quando sono incatenate o legate, tutte belline nei loro completini intimi. Farrel non abbellisce un tubo.
Ho l’impressione che la rivoluzione digitale e Internet abbiano un po’ omogeneizzato l’arte erotica, perfino nelle sue forme più di nicchia. Là fuori ci sono ancora artisti rivoluzionari come Farrel, o il mercato e l’autocensura hanno davvero vinto? Quali nomi ti vengono in mente?
Sarà autocensura o solo mancanza di talento e immaginazione? Molti artisti non hanno grandi universi da rappresentare: copiano, o puntano a soddisfare un certo mercato preesistente. Per Farrel disegnare è necessario, vitale: per tanti altri essere dei disegnatori è… una roba da fighi: la differenza sta tutta lì.
Per fortuna ci sono altri illustratori kinky formidabili: Mavado Charon, per esempio (che è stato uno dei primi a comprare il libro su Farrel!), Antoine Bernhart, Anne Van der Linden, Asaji Muroi, Namio Harukawa e Sardax (entrambi con vittime maschili). E poi Alonzo Serai, completamente ossessivo e folle dietro alle sue donne-cane e giumente bianche addestrate da viziosi emiri arrabbiati.
Fra gli artisti erotici più di massa citerei Stu Mead, Mïrka Lugosi, Reinhard Scheibner, Roberto Baldazzini, Guillaume Soulatges… Posso anche aggiungere un altro nome specializzato nel genere femdom: Yxes con cui ho lavorato su un libro che verrà pubblicato nel 2018 col titolo SM le maudit. Tutte le donne (e gli uomini!) che non sopportano l’orientamento di Farrel adoreranno il suo fumetto ambientato nella Germania di Weimar del 1930, in cui un aspirante comico diventa la star sottomessa di produzioni sadomaso illegali.
La lezione di Farrel alle giovani generazioni: urlate la vostra arte in faccia al mondo, senza preoccuparvi di nulla. Creare è follia, non calcolo.
Comunque la si veda, le illustrazioni di Farrel costituiscono un pugno allo stomaco con ben pochi eguali nella nostra era di “trasgressioni” addomesticate e rese inoffensive per il mercato di massa, tipo Cinquanta sfumature di grigio. Dipende dal fatto che viviamo in tempi più civilizzati, o la società si è persa qualcosa strada facendo? Sinceramente non mi sono ancora dato una risposta…
Le società moderne sono ossessionate dal controllo: degli individui, delle idee, delle regole… venerano il rischio zero e l’estensione dell’ideologia del politically correct. Stiamo perdendo il senso della sorpresa, dell’avventura, del pericolo a causa della pericolosa idea centrale di una dignità assoluta. Gli artisti giocano un ruolo politico decisivo nel mettere in questione tali ideologie. A 83 anni Farrel non ha più niente da mostrare, salvo un’indipendenza esemplare. Col fatto di non avere mai avuto paura delle proprie fantasie ha espresso una fede assoluta nell’immaginazione. I disegni oscuri e dolorosi di Farrel ci fanno bene, si trovano al confine fra poesia e incubo.