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L’articolo sulla filosofia dell’aftercare uscito la settimana scorsa ha avuto un notevole successo sui social network, raccogliendo parecchi commenti entusiasti di cui vi ringrazio molto. E poi ci sono state le critiche. Anche quelle abbastanza numerose, e quasi tutte riconducibili a un solo rimprovero: «quel che hai scritto è molto bello, per carità, però è applicabile solo a relazioni BDSM continuative o di lungo corso».
Uhm.
Sì, in effetti è proprio così – e del resto l’avevo premesso pure nell’articolo stesso. Però quelle osservazioni mi hanno suggerito che ci possa essere un equivoco di fondo su cosa sia l’eros estremo, e che sia forse utile ragionarci un po’ su.
Dunque: il BDSM, come ogni forma di sesso fatta bene, consiste di almeno due persone che mettono in gioco i propri corpi, le proprie menti e le proprie capacità per esplorare varie modalità di piacere. Lasciamo perdere per il momento quali siano queste modalità: per capirci meglio possiamo anzi pensare proprio a un “normale” rapporto sessuale, ok?
Se facciamo così, sarete probabilmente tutti d’accordo sul fatto che la qualità dell’esperienza cambi fra partner occasionali e coppie consolidate. Se nel primo caso prevale l’eccitazione della scoperta, dell’esplorazione e del sentirsi più disinibiti “perché non si ha niente da perdere”, col tempo gli incontri si fanno forse meno pirotecnici, ma normalmente molto più piacevoli proprio perché conoscendosi bene si sa perfettamente come darsi massima soddisfazione l’un l’altro. Mi riferisco – sarà bene specificarlo – a coppie serene e in armonia; delle altre magari ci occuperemo un’altra volta.
Per proficua che sia, questa perdita di pepe ha comunque il suo peso ed è il motivo per cui tante coppie un po’ annoiate esplorano nuovi giochi e altrettanta gente tradisce partner altrimenti deliziosi. Qualcuno un po’ troppo dipendente dall’adrenalina sviluppa addirittura la sindrome di Casanova, divenendo un seduttore seriale perennemente insoddisfatto, per cui l’eccitazione di cacciare nuove prede è più imporante che conquistarle davvero.
Per tutti gli altri, ammettiamolo: avere una persona fissa con cui poter fare sesso ogni volta che si vuole è una gioia meravigliosa, soprattutto rispetto all’angoscia dell’essere single costantemente impegnati nella ricerca di compagni di letto disponibili e per lo meno decenti. Del resto, se il richiamo della carne fresca diviene proprio insopportabile si può sempre andarla a cercare insieme ai propri partner – che è anche un gioco piuttosto divertente.
Ora, tutte queste osservazioni si applicano pari pari anche al BDSM, che infatti non è un mondo separato ma una espansione dei confini assai angusti del sesso vanilla. Con una importante differenza.
Proprio per via di questa estensione di campo, i giochi di dominazione e sottomissione coinvolgono moltissime più variabili di una comune scopata. È un po’ come passare dall’atroce flauto dolce delle medie a un pianoforte a coda da concerto: tutto d’un tratto si ha la possibilità di suonare brani sublimi prima impossibili… però bisogna prima imparare dove sono i tasti, come premerli e quando.
Fuor di metafora, ciò significa che per fare del buon BDSM conoscere il corpo del partner e le sue due o tre fantasie di base non basta. Il massimo si ottiene solo avendo ben presente anche tutti i suoi sogni, i suoi trascorsi, il modo in cui ciascun centimetro della sua pelle risponde a dozzine di stimoli differenti, quali reazioni vengano scatenate da determinate parole o toni di voce, dove siano i suoi limiti… Per non parlare poi degli aspetti tecnici – a infilare un pezzo in un altro e fare avanti e indietro son buoni tutti, ma per imparare a usare correttamente i tanti strumenti dell’eros estremo sono necessari manuali di centinaia di pagine!
Ecco perché quando parlo di ‘relazioni BDSM’ mi viene spontaneo pensare proprio a ‘rapporti continuativi o di lungo corso’: semplicemente, questo è un campo in cui senza un’affinità profonda fra i partner si va poco lontano, e si continua a pigolare in quel maledetto flauto. Ma ciò introduce altrettanto spontaneamente due nuove questioni.
La prima: stando così le cose, vuol forse dire che fra partner occasionali o sconosciuti non si possano fare giochi di dominazione erotica?
Ovviamente no, come dimostra l’esistenza stessa dei playparty, delle prodomme e dei motel con stanze a tema. Solo che, tornando un attimo al parallelo con il sesso vanilla, si tratta dell’equivalente di una sveltina, di una bella variazione sul tema. Non c’è niente da fare: c’è chi apprezza, ci sono perfino indubbi vantaggi, ma la ritirata del regionale Padova-Calalzo non reggerà mai il confronto con un bel boudoir a lume di candela. In campo BDSM le capacità tecniche e l’esperienza delle persone coinvolte contano parecchio e possono rendere molto divertente ed emozionante anche una sessione improvvisata lì per lì, tuttavia conoscersi a fondo offre senza dubbio diverse marce in più.
Il secondo quesito è ancora più insidioso. Se tutta questa intesa è così importante per trarre il massimo dall’eros estremo, come mai la maggior parte delle coppie che lo pratica si prende e si molla con frequenza impressionante, o lo vive solo con amanti e partner occasionali?
Qui le risposte credo siano più di una, a partire da quell’invaghirsi dei ruoli anziché delle persone di cui avevo già trattato gli aspetti etologici e che sta anche alla base della concezione discutibile di aftercare da cui era partito tutto il discorso. Altri motivi sono il retaggio catto-romantico per cui «amore e sesso sono cose ben distinte» che inibisce molti dall’esplorare giochi “proibiti” con i propri compagni di vita; l’imbarazzo e la paura assurdi di aprirsi completamente proprio con le persone che amiamo; più in generale, l’abitudine ad assegnare valori morali (e soprattutto immorali) ad atti di piacere privati che in realtà dai moralismi sono completamente avulsi.
Quali che siano i motivi, a conti fatti il BDSM mordi-e-fuggi prevale a tal punto da averci evidentemente fatto perdere di vista le alternative. Come indicano quei commenti di cui parlavamo all’inizio, parecchie persone si sono così abituate all’idea di coppia kinky usa-e-getta da ritenerla lo standard, mentre rapporti più consolidati vengono visti come “strani”. Prometto che lo terrò presente.
Tutttavia, visto che qui ci troviamo fra colleghi esploratori dell’erotismo estremo, lasciate che vi ricordi una cosa: la norma dovrebbe essere un’altra. Non sveltine, ma relazioni (anche se incentrate su dominazione e sottomissione) degne di tal nome – che richiederanno magari molto più impegno, ma che vi assicuro danno anche un sacco di soddisfazioni in più.