Haluk Murat Demirel è un imprenditore che vive nel paese più informatizzato della sua area geografica. Ha 38 anni, ama il sesso e ne discute con gli amici. Pertanto ha fatto la cosa più ovvia: aprire un sex shop che ha immediatamente ottenuto ben 33.000 accessi giornalieri. Che però non basterebbero per finire sui giornali se non fosse per un particolare dettaglio. L’attività di Demirel si svolge in Turchia.
Stiamo parlando di un paese al 99,8% musulmano con una crescente presenza integralista, dove la sessualità non è un argomento propriamente facile da trattare. La gente non ne parla in pubblico, la pornografia e le immagini erotiche sono considerate così inaccettabili da risultare disturbanti, ma soprattutto il sesso è strettamente regolato – come ogni altra cosa – dal Corano. In condizioni simili nessun sex shop riuscirebbe a lavorare, e infatti fino a martedì scorso non ce n’era nemmeno uno.
L’intuizione rivoluzionaria è stata di rendere il negozio halāl, da cui il nome letterale diHalal Sex Shop. ‘Halāl’ è il concetto islamico di ‘permesso dalla legge religiosa’: mangiare maiale, per esempio, è notoriamente non halāl per un buon musulmano.
Il negozio online segue però ogni precetto religioso. La homepage contiene ingressi separati per uomini e donne verso shop tecnicamente diversi; nessun prodotto disponibile contiene alcool; non viene venduto materiale pornografico, e così via. Per gli standard occidentali gli scaffali offrono una selezione molto casta di articoli per la coppia: lubrificanti, creme ritardanti, tisane afrodisiache, oli da massaggio e preservativi.
Un’area del sito particolarmente interessante è il forum aperto nel quale gli utenti possono discutere anonimamente di sessualità adeguata al loro credo religioso, con thread quali ‘Il sesso orale secondo l’Islam’, ‘Etichetta sessuale islamica’ e ‘La vita sessuale nell’Islam’.