Recensione pubblicata originariamente su Master & slave
Come mi ha fatto notare una mia assidua lettrice nelle librerie sta scoppiando una vera mania per il BDSM, la cui maggior parte riguarda storie amorose, con tocchi più o meno marcati di sesso estremo.
Poi ci sono libri diversi.
Non è il primo esperimento di questo genere ma è la prima volta che viene scritto da uno dei maggiori suoi divulgatori ed ambientato in Italia, Ayzad, che unisce la sua esperienza di giornalista e le sue passioni per creare un bel libro. La trama si dipana all’interno di un mondo nobile e alto-borghese, dove una contessa conosciuta per le sue avventure amorose viene trovata morta apparentemente impiccata, senza però lasciare traccia convincente del perché del gesto.
Questo mette in difficoltà la figlia di primo letto della donna che non può avvalersi del diritto di ricevere l’assicurazione sulla vita stipulata precedentemente all’ incidente, scoprendo casualmente alla ricerca di un oggetto appartenutole le preferenze sessuali della madre tuffandola in un mondo che non conosce ma che percepisce con una serie di stereotipi.
Questo la porta ad avvalersi dell’ aiuto di un esperto di BDSM e non solo, lo stesso Ayzad per inciso.
I dialoghi tra i due, nati evidentemente dall’esperienza di misurarsi con persone che pubblicamente ammettono di essere avverse a tale realtà o di non comprendere non offrono solo la chiarificazione di quanto accaduto ma sono per il lettore un mezzo per avere degli argomenti con cui ribattere a domande simili.
Personaggi che l’autore dice di aver preso dalla realtà, come reali sono alcuni accadimenti, portano dentro un mondo ai più sconosciuto, molto diverso da quello che ci si aspetterebbe.
Questo li aiuterà a scoprire che c’è altro dietro le intenzioni di chi ha fatto modificare la scena della morte, da sessione di bondage finito in tragedia ad impiccagione, dietro un mondo di incontri clandestini e persone eccentriche, tra Milano e la Liguria, dove gli stereotipi non valgono ed il finale a sorpresa è assicurato.
Lo stile lo definirei “noir”, il delitto che è sicuramente elemento importante riesce a non essere predominante, alla fine del libro il lettore acquisisce conoscenze nuove, riflette, i personaggi e le ambientazioni, le atmosfere, i dialoghi sono la chiave per risolvere il mistero, non solo la fredda scoperta della successione degli eventi che portano allo svelare del crimine, come accade nei classici gialli.
Le “tecniche” riportate ovviamente sono curate ma sconsiglio di cimentarvici se non avete la necessaria preparazione e conoscenza.
Insomma un buon libro avvincente.
Cavalier Amaranto