Di recente gli italiani hanno ri-scoperto, per l’ennesima volta, l’eros insolito – nell’unico modo che sembrano conoscere, cioè in televisione e in radio. Peccato che non si sia trattato di un’esperienza molto edificante. Eviterò di pubblicare i link per non alimentare il fenomeno, ma nell’arco di qualche settimana sono statə intervistatə in prima serata una dominatrice e un dominatore professionisti, e un divulgatore di sessualità alternative è stato ospite del programma radio più seguito del Paese. Inoltre c’è stato lo scandalo dei “bambini sadomaso” di Balenciaga. Per non parlare della solita dozzina di pseudonotizie deliranti sui media locali, ma quella è un’altra storia.
Riassumendo, abbiamo visto: la mistress che sghignazza descrivendo i suoi clienti come persone disturbate e spiega orgogliosa di compiere atti che, secondo la legge, sono a tutti gli effetti reati; il master incitato a descrivere l’ambiente BDSM come un covo di assassini; il divulgatore che, miracolosamente, è riuscito a schiavare i numerosi tentativi di presentare i kink come una barzelletta per imbecilli. Già che c’era, un marchio di moda che sulle provocazioni ci campa da decenni è tornato intanto sulle prime pagine di tutto il mondo per una campagna pubblicitaria che associava bambinə di 6-7 anni ad accessori ispirati a varie forme di decadenza, fra cui il bondage che è l’unica ad avere turbato l’opinione pubblica.
Avvenimenti come questi sono la causa principale della diffidenza che la maggior parte della gente ancora nutre nei confronti del sesso insolito e di chi lo pratica, e a ragione. Nonostante l’evidenza, la convinzione che i mass media siano autorevoli è ancora ben radicata, e se i grandi canali di comunicazione spingono la narrazione che chi non pratichi una sessualità normativa sia un mezzo criminale fuori di testa… perché non crederci? A conti fatti, non è che quelle stesse fonti presentino anche descrizioni positive del fenomeno – o per lo meno non con la stessa frequenza e visibilità.
Si potrebbe obiettare che di opportunità per informarsi correttamente sull’eros insolito ce ne sarebbero tante altre, compreso il mio stesso sito, ma non illudiamoci: tutte le fonti di divulgazione sull’argomento messe insieme raggiungono meno di un centesimo del pubblico di un programma come Le iene, e comunque vengono consultate solo da persone già convinte dei principi della sex positivity. Poiché qui ci troviamo appunto fra esploratori sessuali, credo possa essere utile qualche dritta su come comportarsi se mai dovesse capitarvi di essere voi oggetto di un’intervista.
Perché i giornalisti fanno così?
Nella prima riga della mia biografia è scritto bello chiaro: sono un giornalista pentito. Il motivo più importante di tale definizione è che, dopo vent’anni di lavoro fra service editoriali e redazioni, non riconoscevo più la mia professione. Da ‘cerca le notizie, poi spiega cosa sta succedendo e cosa significa per chi ti segue’ era diventata ‘Scrivi qualsiasi cosa incuriosisca il pubblico, e rendila più spaventosa e irritante possibile per alimentare l’engagement’. Sul serio: se volete fare carriera in quel settore basta pubblicare Raccapricciante! Politico estremista tifoso di un’altra squadra mangia vivi gattini pedofili in un ristorante vegano espropriato da extracomunitari mentre l’ex titolare disperato accoltella 37 volte la figlia nuda durante un uragano? Spoiler: la risposta dopo sei pagine di pubblicità è ‘in effetti, no’, e in cambio della dignità guadagnerete solo 5 euro lordi, che è il compenso medio di un collaboratore esterno e la vera spiegazione del diluvio di “notizie” inutili che vedete tutti i giorni. In qualche modo devono pur campare.
In realtà i mass media non sono popolati (solo) da carogne e i giornalisti naturalmente sanno bene cosa siano davvero gli interessi parafilici e quanto richiamo abbiano, ma per catturare l’attenzione sono costretti a trattare il tema del sesso solo in due possibili chiavi: ironica o scandalistica. Ciò è dovuto anche al dover compiacere gli inserzionisti, che sono anch’essi persone normali e ragionevoli, ma per non perdere clienti devono risultare il più innocui possibile alla proverbiale casalinga di Voghera che compra i loro prodotti, e non possono permettersi di fare la figura di chi sostiene “quelle porcherie là”.
Ecco anche perché potrebbe capitare anche a voi di finire nel mirino dei “giornalisti” come è avvenuto nei casi di medio profilo citati all’inizio, ma succede a volte anche a semplici appassionati di robe kinky. Tanto per fare qualche esempio: vi ricordate il caso di Serena, ventenne strumentalizzata dai giornali, o del signore di una certa età che con la scusa di un reality show venne ridicolizzato come ‘il nonno sadomaso’? In questi casi per non tirarsi la proverbiale zappa sui piedi conviene seguire qualche semplice regola.
Le regole per le interviste kinky
Il primo e più importante consiglio è non prestarsi al gioco. A meno che l’intervista non vi porti un vero e concreto beneficio quale, tanto per dire, dare visibilità a un’iniziativa culturale, dovreste calcolare il rapporto fra i rischi e i vantaggi. La possibilità che il vostro contributo venga snaturato dalla testata e facciate una pessima figura è piuttosto alto, a fronte di… cosa? Poter dire agli amici «una volta sono finitə in TV»? Spesso dire ‘no’ è la scelta più sensata ma, in caso…
Scoraggiate chi è in malafede
Le varie volte in cui mi hanno invitato a La zanzara, lo show pecoreccio di Radio24, ho spiegato al redattore che sarei stato entusiasta di presentare gli ultimi dati scientifici sulle parafilie e di spiegare la neurochimica delle endorfine. Raccontare i casi più perversi dei miei clienti di coaching? Quello no, per rispetto della loro privacy. Risultato: «grazie, la richiameremo» – e al mio posto sono andate “dominatrici” sgangherate e “schiavi” esagitati, puntualmente massacrati dai conduttori. Presentarsi come persone serie, interessate a informare anziché fare i fenomeni, fa perdere ogni interesse a chi sta solo cercando casi umani e scandali.
Se lo fate, fatelo con la vostra faccia
Niente maschere e voci distorte, per cortesia. Partecipare non è obbligatorio, ma se scegliete di farlo non è bello che il messaggio più forte che passate sia «mi vergogno di chi sono e di cosa faccio».
Presentatevi come persone normali
Uno dei motivi per cui il sesso insolito attrae tanto è la sua estetica, o per lo meno quella che viene presentata dalla pornografia. Mettere davanti alla telecamere una bambolona con la nona di tette, microgonna e 30 centimetri di tacchi a spillo è il sogno di ogni regista, seguito da vicino da pseudomanzi arrapati che digrignano i denti vestiti di pelle nera. Dovesse capitarvi un’intervista in video o foto, insistete per partecipare in abiti quotidiani e con comportamenti che non scandalizzerebbero neanche vostra nonna: il rischio altrimenti è di ritrovare online vostre immagini imbarazzanti per i prossimi decenni.
Rispondete educatamente alle provocazioni
Se un intervistatore cerca di mettervi sotto pressione con domande provocatorie, basta evidenziare la sua cattiva fede e scarsa professionalità. Per esempio: «Mi hanno detto che nel vostro giro la coprofagia è molto comune. Lei come la vive?» o «Quale è la cosa più strana che fa in privato?» meritano solo un «Ho accettato di partecipare perché mi ha promesso che sarebbe stata una intervista rispettosa. La sua morbosità invece è imbarazzante per tutti».
Non fidatevi della riservatezza
La vita vera non funziona come nei film americani. Fin dal primissimo contatto, tutto quello che direte e farete potrà finire in pasto al pubblico: dichiarazioni come «le farò approvare il testo/video prima della pubblicazione» non vengono rispettate quasi mai, e comunque c’è sempre la patetica scusa di «il titolista/editor/direttore lo ha cambiato senza che lo sapessi». Il miglior modo per prevenire guai è quindi evitare qualsiasi divagazione o informazione sensibile.
Limitate i rischi di editing
È probabile che per esigenze editoriali le vostre risposte verranno tagliate e accorpate. Per evitare che risultino stravolte conviene allora esprimersi con frasi brevi, semplici, inequivocabili.
Se possibile fornite il contenuto pronto
Nella maggior parte dei casi si può chiedere di svolgere l’intervista via mail, oppure fornendo le risposte con un video realizzato da voi stessi. Questo vi darà il tempo di comporre risposte più efficaci e brillanti, garantendo inoltre che la controparte interferisca meno col materiale.