I miei lettori certe volte sono proprio dei precisini. Un paio di mesi fa vi avevo mostrato quel che avevo definito ‘il primo film fetish della storia’, poiché conteneva scene di adorazione dei piedi e di fustigazione, ma nessuna pornografia. Nell’arco di poche ore avevo già ricevuto tre email che sostenevano mi fossi sbagliato: quello non era fetish, ma solo una sessione di BDSM che comprendeva “accidentalmente” elementi di feticismo delle calzature, poiché non vi era una particolare attenzione su quelle pratiche.
Mah. Secondo me la questione è assai vaga e soprattutto di nessuna importanza, per cui credo che manterrò la mia posizione. Ma il punto è che quelle critiche mi hanno spinto a meditare su quale fosse la prima immagine inequivocabilmente fetish che avessi mai scovato… e a una bella ricerca per approfondire l’argomento. Oggi posso quindi condividere con voi le mie scoperte.
La foto qui sopra non è l’esempio più antico di abbigliamento fetish “moderno” – perché ci tengo a mantenere questo sito privo di immagini troppo esplicite. La modella e gran parte degli accessori sono tuttavia gli stessi, per cui lasciate che vi presenti la signora Nativa Richard, esibizionista da record nella Parigi del 1923, nota anche come ‘Miss Milado’ o ‘Helios’.
Nativa era una sarta che si creava da sola questi completini perversucci, e con il marito “L.” aveva fondato quella che viene generalmente considerata la prima boutique fetish del mondo, Yva Richard. Proprio come i negozi di oggi, Yva Richard vendeva abbigliamento, scarpe e stivali “speciali”, ma anche le fotografie erotiche dei fratelli Biederer, preservativi, fruste e altri sex toy particolari. Dato che Internet non c’era ancora, i coniugi avevano organizzato una rete internazionale di vendita per corrispondenza che veniva pubblicizzata da riviste cosiddette per gentiluomini quali La vie parisienne e Le sourire.
Le invenzioni di Yva Richard avevano un successo tale che qualche anno dopo vennero plagiate perfino oltreoceano, dal negozio ‘per interessi speciali’ gestito a New York dal misterioso Charles Guyette. L’unico vero concorrente era però un altro atelier parigino chiamato Diana Slip e specializzato in lingerie piena di pizzi e piuttosto oscena.
Secondo alcune fonti fu proprio a Diana Slip che L. Richard vendette l’attività nei tardi anni Venti per concentrarsi sulla realizzazione di foto fetish con sua moglie come protagonista – ma qui la storia si fa confusa a causa della perdita di informazioni affidabili durante le due guerre mondiali. Quel che è certo è che nessuno dei negozi sopravvisse all’invasione nazista… ma il loro ricordo sopravvive tutt’oggi.