Tutto è cominciato con una di quelle mail assurde che ricevo piuttosto spesso. Nel caso specifico si trattava dell’invito alla presentazione di una nuova auto, e la cosa doppiamente sospetta è che mi era stato spedito da una specie di agenzia di promozione orientata ai gay. Il volantino arcobaleno e le immagini di manzi seminudi non lasciavano molto spazio ai dubbi – e nemmeno il nome della macchina stessa: Opel Adam.
Io sono eterosessuale e del tutto ignorante di autoveicoli, ma l’orientamento sessuale così esplicito della campagna mi ha incuriosito, così ho cercato un po’ con Google… e ho fatto una scoperta davvero sorprendente (per me). Lo sapevate che esistono davvero le auto gay?
Mi spiego meglio. Abbiamo tutti presente il cinquantenne panciuto e col riporto che va in giro su una decapottabile rossa. O la virago sulla superbike, il cretino palesemente impotente al volante del fuoristrada gigantesco, e così via. La guida da compensazione è un fenomeno reale. Ma pare proprio che sia reale anche il concetto di “automobile come simbolo gay”, tanto che ha dato vita a un’intera sottocultura. Reperto numero uno: questo sito specializzato italiano e le sue numerose controparti internazionali, che si esaltano per la Adam già da un anno abbondante.
Potremmo discutere tutto il giorno delle ragioni per cui la gente sente il bisogno di uniformarsi in tutti i modi agli stereotipi, e sarebbe interessante analizzare pure le considerazioni di business dietro l’industria delle “auto gay” – ma resta un fatto. Secondo questi siti, là fuori ci sono persone per cui guidare una Toyota Celica, Audi TT, BMW Z3 o Mercedes SLK equivale a dichiarare un orientamento sessuale. E ci sono campagne di boicottaggio contro Porsche, Hyundai e Kia perché si tratta di marchi non gay friendly – qualunque cosa possa significare.
Rimango perplesso. L’unica cosa di cui sono certo dopo queste scoperte, tuttavia, è che la simulazione di cielo stellato sul tetto della Adam è tanto assurda da sconfinare nella figata. Oh, un attimo: vorrà mica dire che…?