The Bride Wore Black Leather …and he looked fabulous!
Drew Campbell
Greenery Press, 2000
$ 11,95
170 pagine
Lingua: inglese
ASIN: B01K2VW1UI
Isbn: 1-890159-17-4
@: compralo online
Vi ricordate di Miss Abernathy? Sì, quella dei manuali pignolissimi sull’addestramento degli schiavi. Beh, rieccola qui… o quasi. Già, perché nel frattempo ha cambiato sesso. Quindi, per esempio, ci si potrebbe chiedere come salutarlo se capitasse di reincontrarlo dopo tanto tempo. Qual è la formula più corretta, che non imbarazzi nessuno?
O ancora: sapendo che oggi è sposato, ma ricordando anche che l’ultima volta che vi siete visti il suo compagno era un uomo… come è meglio intestare un’eventuale lettera indirizzata ai Campbell? Oppure, sempre più difficile: diciamo che l’incontro avvenga a una festa BDSM nella quale Drew indica un signore dicendo “e quello è Tizio, il mio marito e schiavo. Quella ragazza nell’angolo invece è Caia, la sua schiava e mia padrona”. Dopodiché vi ritrovate tutti e quattro al bancone del bar. A chi dovete rivolgervi, con che approccio e in quale ordine?
Per fortuna la cosa che non è cambiata dall’epoca dei libri precedenti di questo autore è il suo feticismo smodato per il bon ton e l’etichetta. The bride wore black leather è infatti un manuale di buone maniere rivolto a chi frequenta il mondo delle sessualità alternative, che sia quello “semplice” della comunità gay o le sue varianti più insolite (es. poliamoristi wiccani transessuali con la passione del vampirismo e l’ageplay).
Come nei più classici manuali per signorinette dell’Ottocento vi si trovano così le regole di buona creanza per qualsiasi occasione, dalle nascite ai funerali passando per cerimonie varie, festività comandate, party pubblici, orge, sfilate del gay pride e così via. Un campionario curioso, credetemi.
La lettura è molto gradevole, anche per il tono sottilmente ironico della maggior parte delle pagine. Come avviene per molti libri di questa casa editrice le illustrazioni lasciano un po’ a desiderare… ma mi dicono che sia buona educazione non sottolineare le difficoltà altrui, quindi taccio. Il problema vero, dopotutto, è completamente diverso.
La forza e l’utilità dei normali manuali di bon ton sta nelle sezioni dedicate a tutte quelle occasioni terribilmente formali in cui la maggior parte delle persone comuni rischia di essere coinvolta non più di un paio di volte nella vita. Ricevimenti in ambasciata, cerimonie di incoronazione, cene presidenziali, impiccagioni pubbliche… cose così. In tutti gli altri casi, per fortuna, basta seguire le semplici regole d’educazione che (si spera) ci hanno insegnato mamma e papà.
Gli ambienti descritti da The bride ecc. ecc. sono invece insoliti ma anche molto informali. Tolte le rare e debite eccezioni, chi ne fa parte non si offenderà se fate qualche piccolo passo falso – anzi, probabilmente nemmeno se ne accorgerà. Dedicare pagine e pagine al giusto modo di compilare un biglietto di ringraziamento per l’invito a una serata cuckold sembra una vera assurdità. Certo, bisogna ricordare che si tratta di un libro scritto per gli americani, che restano pur sempre gli eredi di coloni bovari… ma credo che anche a Los Angeles abbiano ormai imparato a non soffiarsi il naso nel tovagliolo. Non in quello del vicino, almeno.
Scherzi a parte, mi rincresce concludere dicendo che questo libro sia sostanzialmente inutile per chiunque abbia ricevuto una normale educazione alla civiltà. Tuttavia va riconosciuto che l’idea non fosse niente male. Non sia mai che mi capiti di essere invitato a un bar mitzvah per il figlio in transizione di una coppia lesbica…