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Giocare con le bambole non è più come una volta

La graziosa signorina nella foto qui a lato è la vincitrice di un concorso di bellezza piuttosto insolito tenutosi – avevate dubbi? – in Giappone. Mi piacerebbe potervi dire come si chiami, ma… un nome non ce l’ha proprio. In effetti, se guardate meglio l’immagine potreste accorgervi che il soggetto non è affatto un essere umano, ma una bambola per uso sessuale modello Ange bihaku, prodotta da un’azienda chiamata Orient industry.
Se vi siete fatti ingannare da tanto realismo non prendetevela a male: dopotutto lo scopo del concorso era proprio dimostrare quanto queste bambole siano simili a veri esseri umani.

Le creazioni della Orient industry sono a oggi i più realistici simulacri sul mercato: le celebri Realdoll statunitensi al confronto paiono manichini deformi. Il merito è di 36 anni di ricerca e innovazioni tecnologiche, meravigliosamente riassunte dal “museo virtuale” della società.
L’autore è il signor Hideo Tsuchiya, secondo cui le costosissime bambole (vendute a circa 6.000 euro) svolgono una importante funzione sociale. «Oggigiorno gli anziani sono molto più arzilli di quanto fossero dieci anni fa» ha dichiarato. «Forse dipende da una dieta migliore, e suppongo che nel 2030 ce ne saranno ancora di più. Molti di loro non gradiscono frequentare bordelli e alcuni con gli anni hanno perso ogni fiducia nelle donne. Penso che l’ideale sarebbe avere un bel matrimonio e vivere in un mondo in cui non servano bambole così, ma poiché la nostra società non è semplice faccio del mio meglio per rendere la vita più facile alle persone.»

Il riferimento è per esempio al silicone ultraleggero impiegato e agli scheletri d’alluminio, che riducono il peso delle bambole a circa 15 chili, permettendo anche a chi non è in gran forma di spostarle agevolmente. Il prossimo passo sarà un meccanismo per riscaldarle a temperatura umana, in mancanza del quale il sito aziendale suggerisce di avvolgerle una decina di minuti in una coperta elettrica.
Un aspetto curioso della questione è che molti acquirenti non si limitano a un uso erotico, ma interagiscono con i simulacri anche nel corso della giornata – creando per esempio situazioni come quella nella foto. Tsuchiya mette addirittura a disposizione un servizio funebre con rito buddista nel caso i clienti decidano di concludere la relazione e ripudiare la partner di gomma. Eppure non è questa la parte più inquietante.

Dando una scorsa al catalogo non si può non notare infatti che molti modelli hanno tratti e proporzioni decisamente infantili. Potrei ripetere il solito discorso sulle differenze culturali, ma Tsuchiya ha la risposta pronta: «Che ci posso fare? Questo non è un mondo semplice.» E non ha tutti i torti, soprattutto quando si scoprono alcuni optional come il “tappo anatomicamente corretto” da usare quando la bambola non viene utilizzata o ‘per le foto’.
La domanda allora è inevitabile: ma quante ne venderanno? Davanti al sorriso enigmatico del titolare bisogna rivolgersi ai dati finanziari ufficiali, che secondo le analisi degli esperti fanno supporre un po’ più di mille pezzi smerciati ogni anno. Mentre ci pensate su, divertitevi con questi bei servizi sulla fabbrica delle Ange bihaku e sulla loro – di gran lunga più terrorizzante – controparte americana.

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