Porno di carta
Gianni Passavini
Iacobelli Editore
€ 18
432 pagine
Lingua: Italiano
ASIN: 8862523262
Isbn: 978-8862523264
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Saro Balsamo è stato uno degli editori più influenti sulla società italiana, un uomo completamente sopra le righe e un mistero per tutti. Io lo incontrai solo una volta molti anni fa, in uno dei suoi uffici ridicolmente vasti e lussuosi: all’epoca ero un giornalista specializzato in tutt’altri campi, e sapendo che fosse in cerca di nuove idee editoriali ero andato a proporre un paio di riviste che mi sarebbe piaciuto dirigere. Come sarebbe andata a finire però lo capii nel momento in cui attraversai la porta – scorrevole, automatica e ricoperta in pelle – del salone in fondo al quale mi aspettava seduto dietro a un’immensa scrivania in marmo. Quelle dimensioni assurde, quell’ostentazione di materiali preziosi, quell’abbigliamento da lord fuori luogo strillavano un disinteresse profondo per l’editoria, se non come strumento grazie al quale potersi atteggiare a Zio Paperone de noantri. Il progetto andò infatti in fumo, ma fu più una fortuna che altro. In capo a pochi anni Balsamo avrebbe chiuso ogni attività per fallimento. Proprio lui, che all’apice della sua parabola professionale avrebbe potuto comprarsi il Corriere della sera. In contanti.
Balsamo aveva inventato l’editoria pornografica in Italia, raggiungendo a un certo punto la qualifica di più grande pornografo d’Europa. Nel mondo della carta stampata la sua storia la conoscevano tutti: dopo avere cominciato con la pubblicazione di riviste di controinformazione politica corredata da immagini osé (per gli standard dell’epoca), era stato uno degli araldi dell’editoria erotica ed era finito come molti suoi colleghi nei guai con la censura. Per evitare processi e galera era così scappato all’estero lasciando l’azienda in mano alla cattolicissima moglie, Adelina Tattilo, che s’era però rivelata un’ottima imprenditrice e aveva continuato a pubblicare con enorme successo “riviste per soli uomini”, come le si chiamava negli anni ’70. Al momento del rimpatrio lei l’aveva messo alla porta tenendosi la casa editrice, e lui ne aveva creato dal nulla un’altra direttamente concorrente, con cui era diventato plurimiliardario. Aveva fondato Le ore, aveva spinto sempre più in là i confini di cosa si potesse mostrare, ed era arrivato a pubblicare addirittura 200 testate al mese. Poi – ma questo venne dopo – l’arrivo delle videocassette, di Internet e soprattutto di tette e culi a ogni ora sulle televisioni di Berlusconi aveva mandato in crisi il mercato del porno di carta e l’avventura era finita.
Porno di carta, nel senso di libro di Gianni Passavini, che con Balsamo ha lavorato dieci anni, mi aspettavo che raccontasse questa storia come annunciato in copertina. E naturalmente lo fa, con abbondanza di aneddoti e informazioni “dall’interno” molto gustose e utilissime per comprendere l’evoluzione di un fenomeno che ha cambiato la società rivoluzionandola. Solo che si tratta appena di una parte delle quattrocento e passa pagine del libro, e benché sia ottimamente scritta è anche quella meno interessante.
Le peripezie delle leggi sul comune senso del pudore sono infatti intrecciate alla storia della magistratura italiana, e quest’ultima ai sommovimenti politici della nazione; ma questa dipende a sua volta dall’influenza di forze politiche e individui che agivano nell’ombra mentre l’Italia passava dalla lotta di classe alla P-38 e ai terrorisimi rossi e di Stato. Vien fuori oltretutto che tali personaggi avevano ottenuto i propri privilegi grazie a scandali e maneggi, grazie a crimini e a qualche omicidio, per non parlare di Mani Pulite e di tutta la corruttela mai documentata che era venuta prima. La parte davvero entusiasmante di Porno di carta è dedicata a questa parte della vicenda.
Per raccontare la storia delle riviste di donne nude Passavini deve necessariamente toccare un’infinità di argomenti di cui capita spesso di sentire parlare, ma che – diciamoci la verità – ben pochi conoscono davvero. C’è la morte misteriosa di Enrico Mattei, quella di Feltrinelli, c’è il golpe Borghese e ci sono i rimasugli della Decima MAS, ci sono gli intrallazzi finiti in tragedia di Mino Pecorelli con i servizi segreti, c’è il “noto servizio”, ci sono i brigatisti usciti di prigione e i monarchici in esilio. Tutti soggetti e personaggi che vengono spiegati una volta tanto in termini chiari, ben documentati e senza presupporre nei lettori conoscenze risalenti magari a sessant’anni fa che però sui giornali vengono spesso citate con allusioni incomprensibili ai più. Tutto avrei pensato, tranne che comprendere finalmente un bel pezzo di storia del mio paese grazie a un libro sulla pornografia.
Un’altra parte di enigmi storici rivelati da Porno di carta è naturalmente di tipo più zozzone. Per esempio, ci si toglie finalmente il gusto di sapere chi diavolo fosse Remo Gherardi, “direttore responsabile” di pressoché qualsiasi rivista porno degli anni Ottanta e Novanta; che fine abbiano fatto diverse pornostar leggendarie; da dove sia spuntata una manifestazione come il MI-Sex; chi fosse davvero il misterioso personaggio onnipresente nel mondo dell’hard detto Bianchetto; la storia di Giò Stajano, la trans superstar; quella del pornofrate Padre Fedele e quella del religioso che stampava pornoriviste e banconote false. E c’è naturalmente l’intera storia dello scandalo della bellissima marchesa Casati-Stampa, quella presa a fucilate dal marito cuckold con un patrimonio personale pari a quello di una piccola nazione – prontamente finito sotto l’amministrazione di un certo avvocato, che come prima cosa suggerirà all’erede minorenne di regalare a un giovane imprenditore una villa inestimabile. Ad Arcore. Del resto non si può raccontare la storia del porno senza metterci dentro qualche oscenità.