Da qualche tempo ho ripreso a scrivere una newsletter quasi-settimanale. Ma siccome con i servizi online non si sa mai, ecco anche qui un archivio dei contenuti…
2 – La volta dell’onestà radicale
In cui diciamo le cose come stanno, perché in fondo conviene a tutti. E alla fine c’è un’immagine inesplicabile.
Ehilà!
Accomodatevi, signore e signori e signor*, ad ammirare con quanta sicumera mi vanto di avere mantenuto una cadenza settimanale per la newsletter, ben sapendo che non reggerà a lungo – e che, in fondo, non c’è niente di male. Io sono Ayzad, dal secolo scorso studio e insegno le sessualità insolite, e questa è l’ultima volta che faccio il giochino degli asterischi, perché siamo tutti consapevoli dei limiti dell’italiano, ma ormai schwa e compagnia cantante servono solo ad atteggiarsi.
Oggi, fra le altre cose, parliamo proprio di ipocrisie: di quanti problemi causano e di come risolverli in un modo semplice semplice.
Pronti ad approfondire? Allora esploriamo insieme.
[Tutti i Contenuti sono 100% IA-free]
PARLIAMO DI…

Come smettere di raccontarsela e godersi in pieno l’eros kinky
Una bella definizione di sessualità alternativa è: “esercizio di onestà radicale”. Perché in generale i kinkster appartengono a due categorie. Alcuni sono sprovveduti che si lanciano in ardite esplorazioni erotiche senza alcuna consapevolezza, magari per imitare un porno visto sul cellulare. Ma poi ci sono persone che si sono fatte un esame di coscienza, hanno ammesso che a loro il sesso normativo non basta, e ora cercano ciò che le emoziona davvero.
Quindi: oneste nel comunicare ai partner i loro gusti, e soprattutto oneste con se stesse.
La cosa non è sempre facile, poiché richiede di mettere in discussione tante certezze su cui magari si aveva basato la propria esistenza per anni, relazioni comprese. Tuttavia ne vale la pena. Tanta fatica alla fine porta a vivere e viversi più autenticamente e con più serenità, pertanto molti praticanti di sesso insolito vanno giustamente fieri della loro onestà.
Peccato che poi venga applicata solo quando fa comodo.
Il fatto è che, in nome della sex positivity, da circa 60 anni si è fatta grande opera di divulgazione – utilissima per smontare moltissimi pregiudizi che rendevano un’inferno le vite di chiunque amasse un eros un po’ fuori dalla norma. Ancora oggi, per dire, ci sono ampie zone del mondo in cui anche solo essere gay espone a rischi perfino mortali.
Allora sotto con libri, movimenti, community, incontri, festival e così via. Internet è stata fondamentale per far passare il concetto che praticare BDSM non ti renda un mostro, che un feticismo non sia una malattia, che essere furry non voglia dire essere uno scherzo della natura, eccetera. Il lavoro di gente come me ha permesso a innumerevoli kinkster di sentirsi per la prima volta accettati, accolti… amati per ciò che sono. Yay.
Tuttavia per raggiungere questo obiettivo sono stati compiuti involontariamente due errori. Il primo, per fare numero, è stato diventare iperaccoglienti, ipernongiudicanti, ipertolleranti anche nei confronti di persone molto problematiche. Kinky, certo, ma non per questo esenti dal dover risolvere i loro disagi per il bene di se stesse e di tutti, mentre invece il clima da “tana libera tutti” dell’ambiente è stato spesso vissuto come un incoraggiamento a sbracare ancora di più.
Il secondo pasticcio è stato presentare un’immagine così bella e rassicurante delle sessualità alternative da aver reso tabù parlare dei problemi che, come in qualsiasi altro campo, ovviamente esistono. Per esempio: quante volte hai sentito dire che, forse forse, dietro la sovrabbondanza di “little girl” potrebbe esserci anche qualche problema genitoriale vero? Che alcuni usano il bondage per sfuggire al sesso? Che una parte di sex work è oggettivamente circonvenzione d’incapace? Che alcune community sono un coacervo di abusi? Che qualcuno si dà al BDSM per sfogare le frustrazioni, e fa/si fa molto male? Probabilmente mai, perché de eso no se habla – se no fa brutto, anche se gli esempi potrebbero continuare.
Lo dico contrito e pentito: un po’ non ce ne siamo resi conto, e un po’ sapevamo che a sollevare certi temi saremmo stati esclusi dal giro. E poi, dai, in fondo ha funzionato, no?
Il punto però è che era la fine degli anni Ottanta: nel 2025 questi alibi non valgono più. Ormai la divulgazione e la normalizzazione l’abbiamo fatta, volontariamente o meno. Adesso è il momento di comportarci da adulti e affrontare le magagne – o per lo meno discuterle apertamente. Altrimenti la “onestà radicale” la possiamo usare per far pegging.
Dove si comincia? Come dicono gli Alcolisti Anonimi: il primo passo per risolvere un problema è ammettere di averlo. Io l’ho appena fatto e già mi sento un po’ meglio. Il secondo è parlarne apertamente, cercando tutti insieme di capirne la serietà e come si possa intervenire. Forse conviene anche diffidare di chi vede (e vende) solo unicorni e arcobaleni.
Intanto possiamo continuare a esplorare e divertirci, ma con più consapevolezza. Anche perché, prometto, di persone magnifiche e cose belle da scoprire ce ne sono un sacco – e conto di raccontartele tutte.
STIMOLAZIONI
Quando si dice “non avere capito un cazzo” – letteralmente. In realtà succede a tutti, e posso dimostrartelo:

Quanto sono diffuse le disfunzioni erettili? Beh… fra il 3 e il 76% degli uomini – dipende tutto da come le si studia. O, in altre parole: nessuno lo sa. [Fonte: questo studio]

Questa è, ovviamente, una tastiera USB. Si chiama Gagwriter, si usa manipolando con la lingua e la gola il… dispositivo, e puoi costruirtene una scaricando i progetti e i file per la stampante 3D qui.
STORIE DI COACHING

“Voglio essere schiavo e felice” – La storia di M
M è un uomo orientato da sempre a un ruolo sessuale sottomesso in rapporti di tipo BDSM, che vive con serenità. Ultimamente si lamentava però di non trovarli soddisfacenti come prima né con la sua partner storica, né con altre occasionali.
Il lavoro di coaching svolto insieme gli ha chiarito come per lui il ruolo di schiavo fosse soprattutto un modo per sgravarsi delle responsabilità di un lavoro molto impegnativo, che negli anni si era fatto più dirigenziale, meno operativo e quindi meno stressante sotto certi aspetti. Ridotto quindi il lato di “valvola di sfogo” era emersa l’incapacità ad affidarsi realmente alle partner, su cui continuava a esercitare involontariamente un controllo che gli impediva di divertirsi fino in fondo come sottomesso.
Partendo da questa realizzazione abbiamo sviluppato insieme delle strategie e identificato tecniche relazionali che gli hanno permesso di rilassarsi realmente nel contesto BDSM, e tornare finalmente a godersi l’eros estremo.
Se non trovi il modo di soddisfare i tuoi desideri più importanti scrivimi: il coaching è fatto apposta per aiutarti a ritrovare la felicità.
[I fatti sono riportati con l’autorizzazione dei protagonisti e cambiando ogni elemento che possa identificarli]
INCONTRIAMOCI
Ecco i prossimi appuntamenti dal vivo:
![]() Freedomina – Party 15 GIUGNO – MILANOL’evento BDSM al femminile più particolare in Italia. |
![]() Sadistique – Party 6 LUGLIO – MILANODa 20 anni, il luogo di riferimento per il mondo kinky italiano. |
DAGLI ARCHIVI

Il dress code per gli eventi BDSM
Sembra incredibile, ma uno degli argomenti più controversi del mondo kinky rimane da decenni… l’abbigliamento. In particolare: come vestirsi per partecipare a un evento a tema.
Ti ho ritrovato un articolo con la risposta dettagliata, così non ci devi pensare più.
LETTURE
Due libri che ti piaceranno:
![]() Darryl Un romanzo particolare e divertente su quanto si possa equivocare il senso dell’esplorazione erotica. |
![]() La padrona La biografia della prima prodomme italiana, che passò la vita a inseguire il più grande sogno kinky. |
E anche questa volta è andata! Ora voglio proprio vedere per quanto riuscirò a mantenere la cadenza settimanale…
Cosa ti ha interessato di più questa volta? Cosa vorresti leggere la prossima? Scrivimi: non riesco a rispondere a ogni mail, ma le leggo tutte!
Per te questa newsletter è gratis, ma non per me – crearla mi impegna parecchie ore ogni volta – se ti è piaciuta puoi aiutarmi inoltrandola a qualcuno che ti piace, o iscrivendoti al mio canale YouTube.
E COME PROMESSO…

Questa è una delle centinaia di foto del Museo dei momenti inesplicabili nella storia della sessualità, una collezione di immagini che ho raccolto online nel corso degli anni e che riescono sempre a scatenare la fantasia chiedendosi: “chissà che storia c’è dietro?”
Alla prossima, e nel frattempo… goditi la vita!
A.