Kink is
Curato da Race Bannon e altri
Unbound Edition Press
$34.99
280 pagine
Lingua: inglese
ISBN: 979-8989233373
@: compralo online
Lasciate parlare per mezz’ora un matematico, e c’è da scommettere che a un certo punto si commuoverà parlando di… eleganza. A me capita per la pizza, mentre loro si emozionano per cose tipo eiπ + 1 = 0 – che in effetti spiega un sacco di roba usando pochissimi simboli. Per gente che riempie paginate di equazioni, è un traguardo non da poco.
Kink is fa la stessa cosa con il BDSM e le sessualità alternative in generale: prende un argomento infinito e lo sintetizza usando un sistema terribilmente semplice, che tuttavia produce una mappa piuttosto completa di questo mondo.
Il sistema? Prendere un centinaio di praticanti di ogni orientamento, preferenza e nazionalità, e chiedere loro: «Per te cos’è il kink?».
Voilà. Riducete ogni intervista a una pagina circa, aggiungete qualche fotoritratto, una bella impaginazione, e il libro è pronto. La prima pagina dice ‘Procedendo a leggere esprimi il tuo consenso’; l’ultima ‘Mentre leggevi sei stato un voyeur e kinkster pure tu’. Dedica: «a chi ancora si nasconde nell’ombra».
Non so a voi, ma a me è sembrata un’ideona molto elegante e pure un po’ commovente. Perché sfogliando si incontrano persone davvero di tutti i tipi [Spoiler: ci sono pure io], con storie di ogni genere.
Ci sono personaggi relativamente famosi e sconosciuti al loro primo, terrorizzante coming out. Ci sono bidiessemmaroli, donne-mucca, tantristi, etnoqueer, attiviste, astrofisici, fissati di pannolini, gente che usa il kink per resistere a patologie croniche, scienziati, prostitute, prigionieri politici, artigiani, bondaggiari, pensionati, clown e una tizia che a otto anni s’è costruita un corsetto strappando le piastrelle di linoleum dal pavimento della cucina.
Le loro esperienze sono diversissime – e se pensavate di essere trasgressivi perché ogni tanto vi date due pacche sul sedere, aspettate di leggere la storia del tipo che ha deciso di esplorare la propria identità di genere mentre faceva parte di un cartello di narcotrafficanti messicani ipermachisti.
L’effetto è un po’ come precipitare dentro un caleidoscopio. Quando se ne esce, le solite etichette preconfezionate con cui tendiamo un po’ tutti ad autolimitarci non possono che far ridere di fronte a tanta diversità. E si capisce cosa sia davvero il kink.
Poi, ovviamente, non è una panoramica perfetta. Per esempio, salta subito all’occhio la prevalenza di voci provenienti dagli Stati Uniti (ehi! Adesso voglio sapere come se la vivono in Zimbabwe, o in Malesia!) e di persone ultracinquantenni. Perché è chiaro che sono quelle che hanno avuto più tempo per esplorarsi e venire a patti con la loro vita interiore, ma è un peccato – benché le interviste di certi ventenni lascino ben sperare per il futuro.
In definitiva: consigliatissimo per chiunque voglia un bel libro e un ottimo oggetto di conversazione, e davvero indispensabile per chi ancora avesse qualche remora ad abbracciare il proprio lato più (spesso inutilmente) segreto.