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Italiancore Magazine – Intervista ad Ayzad (2012)

Italiancore Magazine è una rivista online di musica e culture alternative.

INTERVISTA AD AYZAD

a cura di Omar Mameli

Questa prima volta di IM in ambito sessuale di certo non poteva essere vanilla. Fortunatamente ho avuto modo di potermi avvicinare ad uno tra i maggiori esperti di erotismo estremo: Ayzad.Scrittore e organizzatore di eventi di erotismo estremo, è autore di due opere fondamentali per una conoscenza obiettiva sull’ erotismo estremo. “BDSM – Guida per esploratori dell’erotismo estremo” e “XXX – Il dizionario del sesso insolito” sono delle opere fondamentali, definite dai più come delle Bibbie. Debbo personalmente ringraziare Ayzad per la disponibilità e la professionalità.

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Italiancore Magazine: Sovente il mondo BDSM viene deriso e sbeffeggiato , a cosa pensa sia dovuto questo costume? Trova che i praticanti stessi fomentino il tutto nascondendosi?

Ayzad: Una gran parte di chi pratica BDSM in verità non si nasconde affatto, come dimostrano gli eventi dedicati, i seminari, gli annunci online e così via. Frequentando da un po’ l’ambiente ho però notato che chi ne fa parte davvero tende anche a non mettersi particolarmente in mostra – a differenza di tantissimi personaggi che impestano il Web con le loro fantasie prettamente immaginarie. Succede così che il primo impatto di chi cerca di avvicinarsi a queste pratiche per saperne di più sia con quest’ultima massa di mitomani, cazzari e virtualoidi… Naturale quindi che ne tragga un’impressione orribile, su cui si basano tanti giudizi e pregiudizi.

Per farsi un’idea più realistica (e non priva di aspetti risibili, come tutto) sarebbe sufficiente visitare quei luoghi in cui il BDSM non si pratica solo a parole, che con un minimo di pazienza non è difficile identificare anche via Google.

IM: I suoi lavori “XXX il dizionario del sesso insolito” e “BDSM Guida per esploratori dell’erotismo estremo” sono reputati dei punti di riferimento, se non addirittura delle bibbie. Sta lavorando ad una nuova produzione? Dato il numero incredibile di argomenti trattati, cos’ altro si potrebbe scrivere sulla cultura BDSM?

A: Anche se ho fatto del mio meglio per creare delle guide complete, i temi da approfondire sono ancora tanti… basti guardare la sterminata produzione di saggistica sull’eros estremo che esiste all’estero! Per quanto mi riguarda cerco di sfruttare i tempi morti del mio lavoro di traduttore e scrittore “vero” per realizzare nuovi libri, ma come si può immaginare ciò ne allunga molto la lavorazione. In effetti ci sarebbe anche un’opera già pronta, che però non potrà essere pubblicata finché non avremo risolto una disputa legale in corso con l’agenzia letteraria che mi rappresenta. Tenete le dita incrociate…

IM: Quali difficoltà si riscontrano nella stesura di libri come i suoi e quali sorprese si possono vivere alla luce della sua esperienza?

A: Come per tutta la saggistica la sola vera difficoltà è la ricerca delle fonti, che in questo caso particolare viene complicata dalla gran quantità di pornografia e leggende urbane che coesiste, mescolata a puntino, con le notizie vere e proprie. Nonostante tutti gli avvertimenti che posso inserire nelle prefazioni, quando scrivo so che qualche lettore sicuramente prenderà ispirazione dalle mie parole per provare nuovi giochi: dalla precisione delle mie informazioni dipenderà pertanto la sua salute, e non è una responsabilità da prendere alla leggera. Il risultato è che controllo e ricontrollo ogni minimo dato con più fonti possibili, anche quando avrei la sensazione di non avere alcun dubbio. Le sorprese derivano proprio da qui, perché passando di approfondimento in approfondimento si finisce coll’esplorare i campi più diversi e apprendere nozioni imprevedibili. Sapevate, per esempio, che Cleopatra aveva una tecnica tutta sua per costruirsi efficaci vibratori, o che si possono applicare dei semplici principi di neurologia per trasformare qualsiasi parte del corpo in una zona erogena?

IM: Reputa importante la partecipazione ai seminari?

A: Dipende dal seminario. Mi è capitato di seguire lezioni estremamente utili e interessanti tenute da grandi esperti, così come ho visto corsi davvero terribili gestiti da cialtroni senza speranza. In Italia abbiamo diversi ottimi insegnanti di bondage, il che è un bene perché quella è la pratica in assoluto più pericolosa nel panorama del BDSM benché appaia a prima vista innocua. Per quanto riguarda altri temi non avrei altrettanta fiducia: qualche tempo fa per esempio sono stato coinvolto fra i relatori di una serie di workshop splendidi sulla carta, ma che mescolavano ottimi esperti a peracottari di passaggio. Quando mi sono reso conto che l’operazione fosse stata messa in piedi solo per spennare degli appassionati in buona fede (sia fra il pubblico che dietro il microfono) ho deciso di limitare la mia partecipazione a eventi istituzionali e – si spera – più affidabili.

IM: Negli anni c’è stata una presa di coscienza sulla necessità di sicurezza e soprattutto di istruzione in ambito BDSM, oppure pensa che ci sia stata unicamente una demonizzazione del mondo BDSM che ha portato al mito del pericolo delle pratiche di sesso estremo?

A: Improvvisamente è come se mi sentissi una vecchia cariatide… però se ripenso a come venivano viste queste cose negli anni ’80 direi che l’evoluzione culturale sia stata impressionante e molto positiva. Oggi non solo l’esistenza del BDSM e delle sue varie pratiche viene data per scontata da chiunque, ma anche concetti quali il principio ‘SSC – Sano, Sicuro, Consensuale’ mi sembrano piuttosto diffusi perfino fra i non appassionati. Il recente dibattito mediatico sul noto incidente di bondage di Roma, per esempio, mi ha colpito per il livello di competenza e – con le debite e inevitabili eccezioni – per l’accettazione generale verso quelle che fino a pochi decenni fa sarebbero state bollate come perversioni da curare in clinica psichiatrica.

Non so se il merito sia più dei divulgatori come me o dei siti porno, ma tolti quei fanfaroni online di cui parlavamo prima, mi sembra che chi esplori veramente l’eros estremo lo faccia ormai con una consapevolezza di gran lunga maggiore che in passato, quando era frequente assistere a scene che nella cultura di oggi farebbero accapponare la pelle.

IM: Cosa pensa che non sia BDSM?

A: Oh, un sacco di cose, purtroppo. Non voglio dare l’impressione che giocare con corde e fruste sia la soluzione a tutti i problemi del mondo, ma è indiscutibile che approcciando queste pratiche si sia costretti ad assumere una visione profondamente onesta di se stessi e un approccio completamente rispettoso nei confronti degli altri, mettendo inoltre in discussione tante cose che si davano per scontate. A me pare che sia una forma mentis che non può fare che bene, anche perché poi “rimane attaccata” pure quando si esce dalla camera da letto. Non riesco a immaginare che persone con questo tipo di approccio possano lasciarsi coinvolgere nelle mostruosità davvero immorali di cui sono piene le cronache.

IM: Quando e come si è avvicinato al sesso estremo?

A: La molla è stata la grande passione per la lettura che avevo fin da piccolo. Diciamo solo che, a una certa età, curiosando sulle librerie di casa ho scoperto fra i tantireference usati da mio padre per la sua attività di illustratore part-time anche un paio di opere di disegnatori di bondage. Lì ho intuito che le tante scene di dominazione e sopraffazione che popolano l’immaginario (avete mai visto i cartoon di Penelope Pitstop? Erano praticamente la versione per bambini della Gwendoline di John Willie!) potessero avere implicazioni più divertenti del previsto… Appena compiuti 18 anni ho cominciato poi a visitare luoghi, persone ed eventi BDSM in nord Europa, e un po’ per volta mi sono fatto una certa cultura sull’argomento.

IM: Possiamo asserire che non tutti riconoscono oppure accettano i propri desideri. Come pensa che si possa denotare un’indole dominante o sottomessa nella propria persona?

A: Gli istinti di dominazione e sottomissione fanno parte della natura di qualsiasi mammifero, come sa bene chiunque abbia visto qualche documentario del National Geographic. Quale dei due possa prevalere in un dato momento dipende da tante cose: carattere, stress, partner, contesto, livelli ormonali… In effetti tutto sta nel guardarsi dentro senza ipocrisie e nel mediare l’istinto animale con tutta quella cultura di SSC che ci distingue dalle bestie e dai sociopatici. Ben inteso: per la maggior parte del tempo non c’è niente di strano nemmeno nel non provare proprio alcuna pulsione di questo tipo.

IM: Quali eventi si sente di consigliare per una conoscenza maggiore o per un primissimo contatto con il mondo BDSM? Si sente di sconsigliare qualche evento in particolare che pensa possa essere o sia stato in passato malevolo, sia per i partecipanti che per la comunità BDSM?

A: Naturalmente non mi permetterei mai di parlar male (per lo meno in pubblico) di specifiche situazioni, anche perché penso che chiunque sia perfettamente in grado di distinguere le cose bene organizzate, SSC e affidabili da eventi improvvisati o a rischio. Quel che posso dire è che, dopo anni in cui tutti si lamentavano della mancanza di buoni eventi BDSM in Italia, a un certo punto mi sono rassegnato a organizzarmeli come volevo io. Al momento gestisco ogni prima domenica del mese Sadistique, che dal 2005 riunisce a Milano appassionati da tutta Italia e occasionalmente dall’estero, che si ritrovano per giocare o anche solo per conoscersi. Tutte le informazioni si trovano su www.sadistique.com.

IM: Le chiedo di nominarmi cinque album musicali e cinque pellicole cinematografiche che lei apprezza, al di là di un inutile ordine di importanza.

A: Oddio, come si fa a limitarsi a cinque titoli per tipo? Mi avevano detto che il bello del XXI secolo fosse che si poteva avere sempre a disposizione tutti i film e tutta la musica mai prodotti… Qualunque scelta facessi escluderebbe centinaia di opere che amo moltissimo, quindi mi limiterò a buttare lì qualche titolo fra quelli che mi sono gustato di recente.

Vediamo… Per i film metterei Il buono, il brutto, il cattivo; Blade runner; K-pax; Brian di Nazareth e un ex æquo Disney fra Le follie dell’imperatore e Tarzan. Per la musica, ammesso che gli album esistano ancora, potrebbero essere My, I’m large dei The Bobs; il White album dei Beatles; Castaway and cutouts dei Decemberists; la colonna sonora di The assassination of Jesse James di Cave/Ellis e Audio del Blue Men Group.

O volevate dei titoli legati al BDSM? In quel caso mi sa che come Lisa Gerrard non c’è niente…

IM: Che tipo di musica accompagna la sua vita quotidiana e quale la sua vita più intima, sempre che vi sia una distinzione.

A: Per fortuna, in effetti, non c’è alcuno stacco netto: è uno dei pochi vantaggi del lavorare in proprio. A ogni modo, mi piace ascoltare quasi di tutto con l’unica regola di non mettere pezzi cantati quando sto scrivendo. In genere cerco musica che abbia una struttura o un’esecuzione un po’ fuori dalla norma, così mi ritrovo spesso anche a scremare roba assurda tipo la versione per shamisen di Nightmare before Christmas, brani a cappella finlandesi o gli esperimenti di Lassigue Bendthaus.

IM: Trova che si possa definire “un errore” innamorarsi del proprio padrone o del proprio schiavo?

A: Mettiamola così: secondo me è proprio il contrario. Se non ci si innamora almeno un po’, vuol dire che non c’è stata quella fusione profonda di anime che costituisce il vero cuore dell’eros estremo… e allora sarebbe stato forse meglio fare una partita a briscola.

IM: Cos’ è per lei nella vita quotidiana vanilla?

A: Ho idea che il cosiddetto “vanilla” non riguardi in particolare un modo o l’altro di vivere la sessualità, ma più una inconsapevolezza di se stessi e di chi abbiamo vicino. È un po’ lasciare che il tempo ci passi attorno senza essere veramente presenti, uno sprecare le emozioni che la vita ci saprebbe dare. Nel mio piccolo, cerco di evitarlo.

IM: Cosa pensa che possa limitare un praticante di BDSM?

A: Le stesse cose che limitano chiunque: la fisica, la fisiologia, le leggi, il patto sociale… Per il resto il gioco consiste proprio nell’esplorare le possibilità davvero infinite racchiuse entro queste poche barriere.

IM: Vivere un rapporto 24/7 e sentirsi improvvisamente estranei al tutto… in data circostanza, potrebbe essere difficile parlarne in entrambi i ruoli?

A: Menomale che non sono uno psicologo, se no chissà cosa penserei di una domanda come questa! I rapporti 24/7 comunque sono diversi dagli eccessi da fumetto che la gente si immagina di solito: anche le relazioni più estreme che abbia visto consistono soprattutto di dialogo, quindi si tratterebbe di una “normale” discussione di coppia.

IM: Cosa definirebbe di cattivo gusto?

A: Falsità e disonestà in genere. Ultimamente, mi sembra che vediamo tutti bene a cosa conducano.

IM: C’è qualcosa che la ossessiona?

A: Dite a parte l’eros estremo, di cui ho fatto perfino una mezza professione? Ma, battute a parte… no, direi che ho tanti interessi (di gran lunga meno spettacolari del BDSM) ma nessuna vera ossessione. Almeno credo.

IM: Cosa pensa delle pratiche estreme appartenenti alla pornografia reperibile online?

A: Mah, bisognerebbe definire un po’ meglio l’oggetto: il concetto di “estremo” varia molto da persona a persona, e se c’è una cosa che il BDSM dovrebbe insegnare è la tolleranza nei confronti delle strane passioni altrui – purché ci sia quella consensualità, sicurezza, ecc. che abbiamo nominato tante volte in questa intervista.

Di certo però, senza negare il fascino che tutta la pornografia ha evidentemente su ciascuno di noi, personalmente non vedo moltissimo di buon occhio tutto quel filone di sesso violento che negli ultimi anni proviene soprattutto dagli Stati Uniti. Paradossalmente, mi sembra molto più sana l’arte di esplorare consapevolmente le torture più intense rispetto a certe scene di stupro mica tanto simulato o di sopraffazione razziale che sembrano diventate la norma.

IM: La ringrazio sinceramente per il tempo dedicatoci.

A: Ma scherzate? Grazie a voi per l’intervista!

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