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How I made $10,000 a month as a phone sex operator – Nessuna scorciatoia per diventare ricchi

How I made $10,000 a month as a phone sex operator

Amberly Rothfield
Autopubblicato
Gratis, o €13,71 su carta
362 pagine
Lingua: Inglese
ASIN: B0798H4S5X
@: compralo online

Nel corso degli anni e dei viaggi in giro per il mondo mi sono fatto un’idea sul sex work. Magari mi sbaglierò, ma ho la sensazione che più ancora dei giudizi morali (e quindi irrilevanti) legati al vendere piacere sessuale, l’astio nei confronti di questa pratica derivi soprattutto da un giudizio etico quasi calvinista. Perché va bene tutti i discorsi sulla mercificazione e sulla dignità della figura femminile – come se non ci fossero anche sex worker di altri generi – ma a conti fatti quel che dà fastidio a tanti è ben altro. «Perché queste persone guadagnano scopando, mentre a me tocca fare un lavoro che odio e pagato male?»
Qui siamo tutti persone intelligenti e quindi possiamo tralasciare le ovvie obiezioni sullo sfruttamento, la disperazione e il disagio connessi a una grandissima parte di prostituzione. Concentriamoci piuttosto sull’ideale alla Pretty woman di escort felici e agiate, o sulla obbiettiva realtà di quei pochi sex worker che avendo azzeccato le giuste “cene eleganti” cui partecipare sono riusciti a sfondare.

In effetti situazioni del genere possono far mettere in discussione le proprie scelte di vita – e non a caso il mondo è pieno di ragazzotte di belle speranze che decidono di mollare il call center e tentano di fare successo nel campo dell’eros a pagamento. «Sempre meglio che lavorare,» si dicono. E nella maggior parte dei casi tornano presto a far la fila all’agenzia interinale con la coda fra le gambe.
L’errore di fondo è pensare che operare nel campo della sessualità non richieda lo stesso impegno di altri ambiti. La realtà è però l’esatto contrario, e sono molto felice di avere scovato un libro che lo dimostri nel migliore dei modi.

How I made $10,000 a month as a phone sex operator (lett. ‘Come ho fatto diecimila dollari al mese lavorando al telefono erotico’) di Amberly Rothfield mantiene esattamente la promessa del titolo. L’autrice, che è statunitense e una delle sex worker virtuali di maggior successo al mondo, spiega per filo e per segno come si possa incassare uno stipendio da favola senza nemmeno dover mai incontrare i clienti: non nasconde alcun dettaglio, dà ottimi consigli pratici e fornisce tutte le risorse per muoversi nel migliore dei modi in un settore un po’ misterioso. Il mondo dei telefoni erotici è infatti ancora vivo e florido nonostante lo sviluppo di Internet – o forse grazie proprio a quello.
La Rothfield racconta allora a chi rivolgersi per lavorare in un’agenzia specializzata o per mettersi in proprio; come fare maketing; come coltivare i rapporti con le colleghe; gli errori da evitare; i consigli tecnici da usare durante le chiamate; come gestire stalker e concorrenti sleali; come giostrarsi fra sistemi di pagamento e rapporti con le banche… perfino come comportarsi con il fisco e come organizzare il proprio fondo pensione! Credetemi quando vi dico che la sua è forse la migliore guida per imprenditori digitali che abbia mai letto, indipendentemente dall’argomento.

Se state già partendo per ordinarlo (tanto è gratis: vedi sotto) devo però avvertirvi di una cosa: probabilmente questo libro non vi piacerà. Non per la copertina francamente orrenda e l’editing a tratti zoppicante, ma perché la sua lezione più importante è che fare sex work al giorno d’oggi è un lavoro intensissimo e massacrante. Non fra le lenzuola, ma alla scrivania, dove tocca passare almeno nove ore al giorno davanti al computer.
Solo la quantità di materiale scritto che l’autrice produce quotidianamente per la sua immensa schiera di blog promozionali ha spaventato pure me, che scrivere lo faccio di mestiere. E poi c’è il lavoro di SEO, l’acquisizione di immagini, la preparazione di file audio, la gestione dei commenti e chi più ne ha più ne metta… una routine micidiale, che mette sotto tutta un’altra luce quel concorso da statale su cui insisteva tanto vostra nonna.

Credo sinceramente che leggere How I made $10,000 a month as a phone sex operator dovrebbe essere reso obbligatorio per chiunque se ne salti su con la brillante idea di aprire un’attività online: di colpo al mondo ci sarebbero molti meno cialtroni digitali e altrettanti coltivatori diretti in più, di cui invece c’è tanto bisogno. Per non parlare di quanto se ne starebbero finalmente zitti tutti quelli che si permettono di sparare giudizi su chi fa sex work.
Io, nel mio piccolo, ho preso i dubbi che mi sono sorti durante la lettura e li ho portati direttamente alla fonte. Ecco cosa ci siamo detti in una piccola chiacchierata via mail con Amberly Rothfield.

 

Salve, Amberly! Il tuo libro chiarisce abbondantemente la quantità spaventosa di lavoro che c’è dietro a un sex worker di successo nell’era digitale. Secondo te quante sono le persone che mettono davvero tanto impegno nel far carriera in questo campo?

Direi che, fra quelle che ho visto, solo il 10% dedica altrettanto sforzo quanto ne ho fatto io alla sua presenza online. Può darsi che alcuni non sappiano che dovrebbero impegnarsi di più, e che altri si illudano che sia un lavoro facile. Questa industria non è mai stata un concorso di bellezza, ma una gara a chi si sforza maggiormente per comparire al meglio. Io cerco di aiutare i tanti che non sanno come fare, o vogliono ottimizzare il lavoro.

 

Nel tuo libro – perfino in copertina – citi ripetutamente un guadagno di 10.000 dollari al mese, che fa abbastanza impressione… finché non lo si confronta con gli stipendi medi negli Stati Uniti per lavori altrettanto intensivi. Tenuto conto del bisogno di pagarsi assicurazione, spese mediche, pensione e altri costi di cui si occupa di solito il datore di lavoro; lo sforzo di cui sopra; la volatilità del mercato e il fatto che non tutti riescono a incassare quelle cifre… vale davvero la pena di fare sex work rispetto a intraprendere una carriera più standard?

Se valga o meno la pena di fare questa scelta rispetto ad altri lavori dipende tutto dalle preferenze personali. A me piace non avere capi, poter lavorare quando sono in viaggio e quando voglio. Anche dopo tutti gli accantonamenti non ci sono grandi spese di cui doversi preoccupare: nemmeno della benzina per fare il pendolare, tanto che per anni non ho neanche avuto un’auto e ho usato solo roba tipo Uber e Lyft. Il titolo del libro deriva anche dal fatto che quei 10.000 sono ciò che guadagno di fisso, ma spesso ho incassato ben di più. Dell’instabilità del lavoro parlo nel capitolo dedicato al costruirsi un mercato prima di lasciare un impiego tradizionale: ci sono sempre alti e bassi, ma lavorandoci a tempo pieno i miei diecimila al mese li ho sempre fatti. Sinceramente, credo che siano cifre che possono guadagnare tutti. La disponibilità del mercato è immensa, e non ci sono abbastanza operatori per soddisfarla. Quando si riesce a creare l’esperienza che cercano i clienti ti ritrovi ad averli in attesa per ore pur di parlare con te.

 

A proposito: hai mica delle stime sulle prospettive reali per qualcuno che voglia fare questo lavoro fuori dagli Stati Uniti?

I consigli del libro restano validi anche per chi sta all’estero! La maggior parte delle mie migliori amicizie nel settore in effetti non vive negli USA. Siti come Niteflirt e I want clips permettono di crearsi account da tutto il mondo, e anche la maggior parte dei miei clienti non è mia connazionale. Tutto sta a scegliere gli orari e i canali dove farsi pubblicità, chiaramente.

 

Parlando della situazione nel tuo paese è importante notare che hai scritto un libro interamente dedicato al lavoro online, che esclude le interazioni fisiche con i clienti. Il recente decreto SESTA/FOSTA, tuttavia, sembra usare un linguaggio vago proprio per poter punire ogni sorta di lavoro sessuale, compresi riferimenti online che possano essere interpretati come favoreggiamento. Con un clima del genere quanto sono affidabili le informazioni che fornisci?

Devo ammettere che il libro l’ho scritto prima di quel decreto, ma nel frattempo ho consultato con legali specializzati in questo campo. La legge non può toccare il sesso telefonico, purché non ci sia adescamento verso incontri dal vivo. Mi hanno anche intervistata per un podcast dove hanno chiesto cosa pensassi dello sfruttamento delle operatrici di telefoni erotici, e a dirla tutta… non c’è alcuna notizia di criminali che abbiano sfruttato queste lavoratrici o ricattato i clienti! Gran parte di chi sfrutta la prostituzione usa le droghe per ottenere e mantenere il controllo sulle vittime, ma farlo in questo campo impatterebbe la capacità di concentrarsi sul creare una buona esperienza uditiva. Va notato anche il fatto che il sesso telefonico esiste ben da prima di Internet. Ci vorrà parecchio sforzo per abbattere un drago forte come questa industria, e del resto prima o poi il SESTA/FOSTA verrà ridiscusso e probabilmente abrogato. Quelli che si devono preoccupare davvero sono i sex worker che incontrano i clienti o fanno pubblicità al riguardo.

 

In altre parole “nascondersi online” potrebbe essere la soluzione ideale per i sex worker nordamericani che altrimenti verrebbero forzati a prostituirsi per strada per via dell’ideona di Trump?

Ne conosco parecchi che si sono spostati online da quando è passata la legge. Nonostante le circostanze, molti hanno scoperto un mondo migliore. Personalmente io sono molto a favore della legalizzazione della prostituzione, ma in attesa che il decreto venga eliminato (e già si stanno facendo i primi passi), usare Internet può essere un buon modo per proteggersi dai pericoli dell’andare a battere le strade.

 

Quando mi hai contattato inizialmente per propormi di recensire il tuo libro hai accennato di volerlo regalare ai lettori. Spiega un po’?

Mi rendo conto che il mio libro abbia un titolo incredibile, e non voglio che la gente pensi che sia una fanfarona. Ecco perché regalo l’edizione digitale a chiunque mi mandi un DM su Twitter a @AmberlyPSO. A fine mese diventerà gratuito anche su Amazon: il mio obiettivo è aiutare in ogni modo possibile le tante persone che vogliono entrare in quest’industria ma non hanno le conoscenze, le risorse o i capitali per iniziare al meglio.

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