Dicono che Eros e Tanathos siano gemelli inseparabili: dove c’è uno, si può essere certi che l’altro stia guatando nell’ombra. Ci sono tuttavia giorni in cui ciò si percepisce più forte che in altri. Provate a guardare la foto qui sopra senza concentrarvi solo sulla lampada. L’uomo nel letto è Jeff Gord, fondatore del marchio House of Gord.
Ex ingegnere navale, si era trasferito negli Stati Uniti per trasformare le proprie fantasie di bondage estremo (illegale nella natia Gran Bretagna) in un business di successo che comprendeva libri, video e consulenze speciali. In effetti è probabile che l’abbiate già visto in un episodio della prima stagione di CSl New York intitolato ‘Il gioco erotico’ – lui era quel signore pacioccoso che costruiva aggeggi terrorizzanti tipo la staffa su cui veniva legata a testa in giù una ragazza… montata davanti al radiatore di un SUV. E sapete qual è la parte più strana? Che era proprio tutto vero.
La specialità di Gord era la furniphilia, cioè l’arte di trasformare belle ragazze in mobilia vivente – o in veicoli erotici, o roba anche più assurda. Ricordo un suo macchinario complicatissimo con una panca ribaltabile, uno sgocciolatoio, un bavaglio a palla, un interruttore a mercurio e cunei elettrificati… che serviva a convertire una modella nella versione fetish di una sveglia. Questa ridicolaggine da Wile E. Coyote era parte integrante dello spirito della House of Gord – chi altri avrebbe installato delle frecce (nel senso di indicatori di svolta) su un sulky trainato da una ponygirl?
Altrettanto radicata nella sua produzione era la forte empatia che contraddistingueva pure lui. Persino i video più disumanizzanti contenevano sequenze di pre e post sessione che lo mostravano scherzare e rilassarsi insieme alle modelle, con il preciso intento di ricordare al pubblico che in fondo fossero pure loro persone normali, e che fantasie e realtà sono due mondi ben distinti.
Di persona l’ho incontrato solo poche volte, ma ricordo un episodio emblematico avvenuto durante un grande evento di bondage. Una ragazza sovrappeso e molto timida mi aveva supplicato di intercedere per lei e convincerlo a legarla su una delle sue diaboliche macchine. Lui le diede un’occhiata, e con molta gentilezza le rispose: «Temo che tu sia un po’ grandina per le strutture su misura che ho portato con me… ma ti propongo un accordo. Io tornerò qui l’anno prossimo: nel frattempo tu puoi rimetterti in forma, e quando ci reincontreremo sarò molto felice di impacchettarti per bene.» Già questo farebbe di lui un gentleman, ma a sorprendermi fu quel che mi disse quando la ragazza si era ormai allontanata. « È così entusiasta che spero proprio lo prenda come un motivatore per dimagrire e tornare in salute. Sai, una volta ho conosciuto qualcuno che fumava come un turco: non dissi niente, e quella persona finì col morire di cancro ai polmoni. Oggi non passa giorno che non mi maledica per non averla salvata sfruttando la passione comune per i giochini. Sarebbe bastato ordinarle di smettere». Non proprio il tipo di pensieri che ci si aspetterebbe da uno scienziato pazzo.
Se ne parlo al passato è perché Jeff Gord è purtroppo morto martedì scorso, a 67 anni. Penso sia stata una cosa improvvisa: in questi giorni avrebbe dovuto tenere un seminario di bondage, e di recente era addirittura più attivo che mai, furente per lo stesso declino del mondo BDSM dovuto a Internet di cui anche io mi lamento spesso. La sua azienda ha informato i fan che continueranno a uscire nuovi video, come sempre – ma non è questo che mi ha turbato.
Solo poche settimane fa avevo sfogliato il mio BDSM – Guida per esploratori dell’erotismo estremo, i cui capitoli terminano con brevi contributi scritti dalle più note celebrità dell’ambiente italiano. Nei dieci anni intercorsi dalla prima edizione già sei di loro ci hanno lasciato. Insieme alla notizia di oggi ciò mi ha portato a notare come per la prima volta nella storia delle sessualità insolite gli appassionati si debbano confrontare spesso con simili perdite. Prima che Internet arrivasse a connetterci con persone di tutto il mondo che condividono i nostri gusti, cose come il BDSM e altre pratiche sessuali bizzarre venivano vissute in una dimensione di spazio e tempo immacolata, del tutto separata dalla routine e dalle preoccupazioni quotidiane. L’eros aveva un carattere quasi onirico: lo cercavi, ti preparavi a viverlo, lo sperimentavi e con la stessa semplicità lo potevi riporre in un cassetto fino alla prossima volta – mescolarlo alla quotidianità risultava impossibile anche per chi ci provasse. L’effetto collaterale era che ogni esperienza fosse in un certo qual modo “perfetta”. Non nel senso di andare sempre bene – anzi, accadeva proprio il contrario – ma in quello di esistere in forma pura, non diluita.
In questa epoca di collegamenti continui tramite dozzine di guinzagli sociali digitali, invece, i confini si sono fatti confusi. Per fare un esempio concreto: la notizia della perdita di Gord mi è arrivata immediatamente, ripetuta cento volte da telefonini, computer, tablet e così via. Oggi ci vengono ricordate ovunque banali crudeltà come malattie e decessi, problemi famigliari e rogne sul lavoro – e riescono a comparire nei posti più improbabili, come durante party erotici o mentre leggiamo un forum per depravati online. Come le interviste post-gioco della House of Gord riescono benissimo a riportarci coi piedi per terra e fanno ritrovare l’equilibrio, ma tolgono anche qualcosa alle fantasie. Che differenza dal modo nel quale i nostri genitori e i nostri nonni vivevano l’eros!
Non riesco bene a decidere se tutto ciò sia un vantaggio o meno. Quel che posso fare è riguardare questo splendido programma svedese che descrive le invenzioni e la filosofia di Gord (in inglese, per fortuna) o l’intervista seguente, e godermi i ricordi che ho di quell’uomo. Voi, invece, potete come sempre scrivere i vostri commenti qui sotto.