Questa è la seconda parte di un articolo piuttosto lungo. Potete leggerne la prima parte qui.
Avanti veloce al 2015 o giù di lì. Mentre tengo d’occhio l’area di gioco principale di Sadistique, l’evento che organizzo ogni mese a Milano, rimango scioccato da ciò che vedo. Appesa in una complessa e tecnicamente ineccepibile legatura da sospensione realizzata secondo il più squisito stile di kinbaku giapponese, una ragazza così bella da mozzare il fiato (del genere che ci si poteva solo sognare nel giro di freak dei ritrovi zozzi di solo 25 anni prima) viene fistata analmente dal suo partner altrettanto bello e competente. Lui deve avere poco più di vent’anni, eppure la sua tecnica in questa pratica obiettivamente delicata è perfetta e senza dubbio superiore a quella di buona parte dei veterani del BDSM. Tutto sembra proprio la dimostrazione definitiva dei meravigliosi progressi che noi, la “Comunità”, abbiamo compiuto in poco meno di una quarantina d’anni – non fosse che per un particolare.
Il tipo non dimostra di divertirsi un granché. E la ragazza è tutt’altro che concentrata – perfino in una situazione del genere, sta in effetti chiacchierando con qualcuno seduto su un divanetto poco distante: «Finita la festa andiamo al cinese, o preferite che vi porti in quella pizzeria che vi dicevo mercoledì scorso?»
Ragazzi, che botta che è stata! Tutto d’un tratto mi sono reso conto come tanti – più nella Comunità in generale che al party – mancassero di quel duende di cui amo tanto sproloquiare. ‘Duende’ se non siete pratici del termine, è un vocabolo andaluso che indica quel genere di passione oscura, ammaliante, forse un po’ morbosa che grazie alla propria natura leggermente pericolosa risulta ancora più eccitante del normale. Proprio quel tipo di passione che pareva essere sparita, spodestata dalla fredda tecnica. E avevo una paura matta di avere contributo a quell’assurdità col mio lavoro e i miei libri divulgativi sì, ma tanto, tanto tecnici.
Il problema è anche che non riuscii subito a identificare cosa mi turbasse tanto, così nel disperato tentativo di dare un senso a quella situazione mi misi a fare le domande sbagliate.
«Perché la gente investe così tanta energia, tempo sforzo, dolore… così tanto se stessa in qualcosa che non li emoziona?» chiedevo. «Posso capire la curiosità di farlo strano una volta, ma se poi non ne traggono piacere, un piacere così intenso da scioglierti l’anima… perché si ostinano a continuare, invece di trovarsi qualcos’altro che li renda più felici, o per lo meno che sia loro più utile? Per dire: imparare il cinese è molto più pratico e forse anche più facile di dedicare anni allo studio dei vari stili di bondage!»
Per mesi e mesi devo aver dato l’impressione di essere impazzito mentre continuavo a chiedere opinioni sulla sensazione piuttosto diffusa che quell’apatia sessuale fosse normale. «Ma voi dove trovate la trascendenza?» chiedevo sia online che di persona, pensando scioccamente che quel termine inquadrasse meglio la questione
«Trascendenza in che senso?» era invece la risposta tipica.
«Intendo dire che tutto il punto di sottoporsi a esperienze estreme come il BDSM dovrebbe essere di evolversi. Non è che debba essere per forza una trasformazione totale o un’illuminazione tipo Buddha, ma io esco sempre da una sessione di gioco come minimo con una comprensione leggermente diversa di me stesso, del mio corpo, della mia partner o delle nostre menti; faccio ‘ste cose da decenni e ogni volta imparo qualcosa di nuovo e cresco un pochettino come essere umano. In effetti, nelle rare occasioni in cui sento che non stia accadendo niente per via di una mancanza d’impegno o di sintonia con l’altra persona, preferisco semplicemente fermarmi e fare qualcos’altro, perché queste cose per me sono preziose e non vedo il senso di renderle una recita fine a se stessa.»
E lì, specialmente con le persone più giovani, ricevevo un’altra doccia fredda quando mi rispondevano che no, per loro era “solo una cosa come tante, senza tanti drammi”. C’era poi anche una piccola minoranza che confermava a modo suo i miei sentimenti, ma senza riuscirne a scovare una ragione concreta al di là di un generico «i giovani sono fatti così; è dappertutto la stessa cosa, mica solo col BDSM. Sono i tempi che sono cambiati.» Ma avevano ragione solo a metà.
Certo che i tempi sono cambiati: è il loro mestiere! Viviamo davvero in un’epoca molto pratica e non potrebbe nemmeno essere altrimenti, perché siamo tutti troppo disperati nel tentativo di sopravvivere a un mondo che continua ad accelerare e a dare sempre meno soddisfazioni. Basta guardare il casotto delle “notizie bufala” e della crescita in tutto il mondo di forze politiche arrabbiate e distruttive: non sono cause, ma gli effetti di una insoddisfazione diffusa, di esaurimento delle speranze, di un mondo avvelenato lasciatoci in eredità da un paio di generazioni a cui non è fregato nulla dei propri figli e figlie, e men che meno del resto dell’umanità in generale.
Periodi come questi non lasciano né tempo né energie da poter dedicare ad altro che il Principio di Realtà di Freud: tutta questa Civilizzazione riderebbe in faccia a idee esoteriche quali la trascendenza – se solo sapesse come si fa a ridere. Di questi tempi la gente ha cose più importanti da fare che sognare roba assurda come andare sulla Luna.
La parte che i miei interlocutori equivocavano, tuttavia, è che i giovani – ma in sostanza tutti – non sono “fatti così”. Ma per niente. In verità ci sentiamo tutti a disagio con il mondo attuale e cerchiamo, ognuno entro i propri limiti personali, di sfuggirgli. Qualcuno scatena la propria frustrazione facendo commenti incivili online o votando buffoni spaventosi che promettono una qualsiasi forma di cambiamento, ma proprio tutti siamo in fissa con quelle che si chiamano a tutti gli effetti ‘fantasie di fuga’. È stato Matrix a presentare per la prima volta al pubblico l’idea di un mondo differente appena al di fuori della nostra portata? Non che conti molto, comunque: negli ultimi vent’anni per esempio l’intero pianeta si è appassionato ai supereroi, una forma di narrativa nata in origine per bambini e preadolescenti che avevano bisogno di una qualche forma di fantasia di potere che li aiutasse a gestire il rapporto impotente col mondo dei grandi. Il fanatismo religioso è un’altra favola alla moda incentrata sul trovare la felicità in un posto diverso dal mondo reale.
Oppure, se pensate che stia deviando un po’ troppo dal tema di questo sito, basta pensare all’altrimenti inesplicabile successo di Cinquanta sfumature di grigio. Certo, il marketing ha giocato una parte importante, ma ciò che ha davvero catturato l’immaginazione dell’intera metà femminile del pianeta non sono state le (orrende) parti “perverse” bensì l’idea che forse, in qualche modo, un giorno potresti inciampare in un membro di quel mitico un percento che potrebbe tirarti fuori dalla grigia routine e regalarti una vita di passione. Magari un pochino pericolosa per i tuoi standard, con giusto un pizzico di duende.
Ed eccoci arrivati all’altro ieri. Stavo prendendomi una meritata pausa e ho finalmente aperto Unflattening, un saggio di Nick Sousanis sotto forma di fumetto che mi ero ripromesso da tempo di leggere. Guarda caso, tratta di come sfuggire all’abitudine alla visione “appiattita” che sta soffocando la società – ma non è questa la parte importante. Ciò che mi ha colpito è stata una piccola menzione dell’Uomo a una dimensione di Marcuse, che m’ha riportato alla mente un sacco di ricordi e un’epifania.
Breve riassunto per chi non fosse un fan della Scuola di Francoforte: Marcuse riteneva che Freud avesse invertito causa ed effetto, e che in realtà siano le necessità pratiche a inscatolare la gente in spazi mentali e sogni sempre più piccoli, finché non riesce più a sfuggire all’alienazione se non trovando il modo di organizzarsi con altri.
Nel gergo della Teoria Critica la parola ‘erotico’ non si riferisce al sesso ma all’energia creativa in generale, all’immaginazione (il motto più famoso di Marcuse era ‘L’Immaginazione al Potere!’), al caos che si oppone all’ordinata praticità e all’inevitabile rassegnata disperazione di ‘thanatos’, che in greco significa letteralmente ‘morte’. Ciò nonostante mi ha sconvolto ricordare le lezioni sull’energia erotica tarpata, basate su un libro del 1964 che nemmeno nei suoi scenari più distopici era riuscito a immaginare un mondo come quello in cui viviamo ora.
La differenza sostanziale con quella visione obiettivamente superata è che il danno all’erotismo è divenuto letterale, infiltrandosi perfino nelle nostre vite sessuali vere e proprie come dimostrava quella coppia annoiata di “entusiasti” di bondage. Ed ecco entrare in scena la mia epifania e il senso stesso di questo lungo articolo.
Ripercorriamo la strada all’indietro. Stiamo davvero vivendo un po’ troppo secondo il principio di realtà: a dirla tutta la nostra società ha probabilmente già superato il punto monodimensionale in cui si può semplicemente decidere di non poterne più e di cambiare stile di vita, perché il contesto generale non lo consente più – o per lo meno non con quella facilità che si potevano permettere le generazioni precedenti.
Il motore della libertà e del cambiamento è l’erotismo inteso nel suo senso più ampio, ma oggi pure quello è severamente costretto da tutte le dannate difficoltà, vere e artificiali, che piagano la quotidianità. Eppure al cuore dell’erotismo si trova la sessualità, pertanto è quello il primo punto d’intervento che si può manipolare se si fa sul serio col voler riconquistare soddisfazione, gioia, speranza e tutto ciò che ne consegue.
L’erotismo estremo – che è sostanzialmente un sinonimo di ‘BDSM’ – è stato a lungo un potente agente sia di questo cambiamento che dello sviluppo del pensiero critico. Dopotutto, una volta imparato a mettere in discussione verità apparentemente inscalfibili come ‘il dolore fa male e non è piacevole’, dubitare dello status quo diventa una seconda natura; non è una coincidenza che molti classici di letteratura “sadomasochista” fossero in realtà spietati attacchi satirici all’autorità costituita.
C’è però un grosso problema di fondo con l’attuale percezione del BDSM, perché l’inevitabile disamina dei suoi aspetti tecnici ha assunto la prevalenza nella sua rappresentazione Per utile e preziosa che sia questa forma di divulgazione, ne ha strappato ogni aspirazione di grandezza. La gente ha smarrito del tutto l’esaltante bellezza di uno stile di vita fantastico e totalizzante; ha smesso di sognarlo, e nel farlo ha perso anche gli aspetti trascendenti di quest’arte erotica.
Eppure. Vi ricordate cosa ho scritto su quando tutti volevano diventare astronauti, e su come la narrativa giusta possa letteralmente portare un’intera specie a superare i propri confini naturali e a cambiare la propria percezione della realtà? Nel mio quasi mezzo secolo di vita sono stato così fortunato da assistere a cambiamenti epocali, sia buoni che cattivi. Ho visto la gloria e il declino della corsa allo spazio, la nascita della cultura BDSM e il suo stallo, la de-evoluzione da Imagine e la caduta del Muro di Berlino a propaganda d’odio e pazzi furiosi che incitano la gente a costruire muri dove non servono affatto. Come tutti ho sicuramente avuto anch’io la mia piccola parte in tutto ciò. Ok, magari nel caso del BDSM non così piccola, ma ci siamo capiti.
A ogni modo credo che adesso sia venuto il momento di mettere a frutto tutto ciò che ho imparato finora. Desidero davvero migliorare il mondo almeno un pochino, e come voi che mi state leggendo mi trovo proprio nella posizione perfetta per dare il via al più improbabile eppure potenzialmente più efficace dei cambiamenti. Vorrei restituire alle sessualità alternative una diversa narrativa – più ampia, e più trascendente. Di certo non quella idiota del “castello pieno di donzelle in ambasce”, né una fantasia di fuga senza speranza alla Cinquanta Sfumature, però: diamo volentieri più potere all’immaginazione, ma resto un uomo ragionevole e posso usarla meglio di così. Dopotutto, la chiave del progresso è sognare e concederci di inseguire i nostri sogni, e qualsiasi risultato straordinario mai raggiunto è partito dall’abbandonare le strade già battute.
Allora perché non immaginarsi una visione del BDSM differente? Forse vedendolo non solo come un mestiere che si limita al saper usare lo strumento giusto nel modo giusto, ma come un’arte con cui suscitare nuove emozioni, nuovi sogni, nuove intuizioni e che possa cambiarci nell’anima. Non c’è bisogno di esagerare: possiamo semplicemente scegliere di vivere l’eros in modo un pelino più profondo di un giochetto passeggero, e soprattutto possiamo scegliere di lasciare che ci tocchi davvero, lasciandoci qualcosa di più di un orgasmo o un livido.
Prometto che in questo modo, soltanto prendendolo un po’ più seriamente, trarrete molto di più da tutto il tempo che investite in questa nostra bizzarra passione. Crescerete come persone; vedrete la bellezza di quelle “assurde” fantasie di dominazione e sottomissione; vi ritroverete più soddisfatti, più indipendenti, più intelligentemente critici – e scommetto che arriverete a un punto in cui vorrete condividere questa visione vecchia-ma-nuova con i vostri partner e con le persone che amate.
Tutto ciò che vi chiedo è di alzare lo sguardo verso la luna e pensare a come potrebbe essere raggiungere qualcosa di più. È una cosa che dovete per forza fare voi, ma se ne avete voglia sono qui per indicarvi la strada e accompagnarvi – e insieme, con un sacco di piccoli aiuti dai nostri amici, potremo tornare a volare a quote entusiasmanti, rivolgendo a Thanatos un vaffanculo così massiccio che potrebbe finire pure col lasciarci in pace una volta per tutte.