Ricordo una cena a casa di due amiche transgender, molti anni fa. Avevo appena cominciato a espandere la mia ricerca dal BDSM ad altre forme di sessualità alternativa, e la nostra confidenza mi permise di formulare finalmente una domanda che mi ronzava in testa da un po’ ma che avevo il sospetto non fosse il caso di fare a voce alta. «C’è una cosa che non mi torna» chiesi. «Che fine fanno le persone trans quando invecchiano? In giro non se ne vedono mica.»
La mia ospite, un’attivista molto brillante ed educata, ebbe un brevissimo momento d’esitazione prima di rispondere con una frase che puzzava un po’ di public relation. «Ci mescoliamo agli altri, come facciamo sempre» sorrise, dopodiché fummo tutti felici di cambiare argomento. In effetti mi sarebbe bastato avere un po’ di buon senso per ricordare un banale dato demografico: transessualità e transgenderismo pubblici, come li intendiamo oggi, sono un fenomeno relativamente recente soprattutto in un paese come il nostro. In altre parole non ne avevo visti semplicemente perché non ce n’erano ancora molti. Ma stiamo parlando di una quindicina di anni fa.

Adesso che la terza età ha raggiunto anche i primi attivisti LGBT però la mia domanda comincia ad avere una risposta più concreta – e non è molto simpatica. Stiamo parlando di persone la cui sessualità ha impedito loro di avere figli che si prendessero cura di loro da anziani; persone che in tempi ancora più chiusi di oggi hanno fatto scelte di vita che li hanno alienati dalle loro stesse famiglie; persone con una visione delle relazioni che a volte li ha lasciati senza compagni di vita. La triste verità è che molti membri dell’avanguardia che ha combattuto per l’eguaglianza e i diritti LGBT adesso sono soli. Hanno bisogno di assistenza per gli anziani, e per ottenerla si devono rivolgere a istituti specializzati.
Il fatto è che la maggior parte delle istituzioni tuttavia non è preparata a trattare con persone non-normative. Moltissime sono gestite da organizzazioni religiose o conservatrici che negano del tutto l’esistenza di una sessualità della terza età, e men che meno di poter avere pazienti gay, trans o lesbiche. In parecchi casi il personale insiste nel cercare di “curare” chi ha una visione differente del sesso e dell’amore. Tali persone riferiscono sempre più spesso di essere dovute tornare a nascondere la propria sessualità e i propri valori pur di avere accesso ai miseri benefici del sistema assistenziale per gli anziani.

Stu Maddux è un documentarista che ha realizzato un fantastico film di un’ora dedicato a questo scandalo. Intitolato Gen silent (‘generazione silenziosa’), sta facendo il giro dei festival ma l’autore lo ha reso temporaneamente disponibile online per mostrarlo gratis e integralmente. Se capite almeno un pochino l’inglese non ci sono dubbi: dovete andarlo a vedere ora.
Poi tornate qui e commentate. Con un po’ di fortuna, se ci impegneremo tutti a tenere viva la discussione su questi temi, quando sarà il vostro turno di comparire in un documentario avrà un tono molto più allegro. Qui sotto, intanto, trovate il trailer.