Se girate anche un minimo la Rete, in questi giorni avrete probabilmente già visto il simpatico oggetto qui sopra, che stando ai commenti fra l’arguto e il sornione di tanti siti sarebbe il fabbricadildi inventato dal designer viennese Francesco Morackini. E se ancora vi state chiedendo cosa abbia di tanto interessante… le foto che trovate più in basso dovrebbero chiarire tutto.
C’è solo un problema: dopo una decina di giorni di ricerche, posso affermare con discreta sicurezza che in realtà non esistano né il coso a manovella, né l’autore. Senza entrare in troppi dettagli di pratica giornalistica, il fatto è che non solo la mail di contatto indicata sul sito del progettista è inattiva, ma il sito stesso ne scrive il cognome in due modi diversi (possibile che non sappia nemmeno lui come si chiami?), e le uniche tracce di cotanto personaggio si limitano proprio a far capo alle due-paginette-due in cui vengono presentati il Dildo maker e un paio di altri progetti – peraltro visualizzati solo in computergrafica e quindi inesistenti nella realtà.
Morale della favola, salvo smentite dell’ultima ora si tratta solo di un bel trolling del Web credulone. O, a voler essere buoni, di un esempio di net.art.
Anche perché – diciamola tutta – come minimo qualunque casalinga sa che per tagliare carote, salsicce, ghiaccio e pezzi di legno stagionato si devono usare lame ben differenti, e comunque non certo mosse a manovella.
La notizia potrebbe anche finire qui, ma penso che ci siano altri aspetti su cui valga la pena di ragionare. Per esempio: quali sono i motivi per cui il Dildo maker (e il ‘kit da proibizionismo’ presentato sullo stesso sito) hanno colpito così tanto l’attenzione della Rete? Se si fosse trattato solo di morboso divertimento, perché non entusiasmarsi allora per i tanti articoli erotici ancora più assurdi visibili online? E perché nessuno si è preso la briga di controllare la veridicità delle informazioni, o anche solo di collegare il cervello prima di riproporle?
Se fossi un semiologo della mutua azzarderei una teoria per cui a “sfondare” sia stata l’idea di trasgressione unita a oggetti apparentemente rassicuranti, addirittura di status symbol – un po’ com’era accaduto anni fa con i sex toy borghesi di Matteo Cibic. Chi è pratico di eros estremo non ha bisogno di scuse: anzi, si diverte un mondo a condividere i propri piaceri e ad esplorare i sentieri del sesso insolito inseguendo con curiosità nuove scoperte di cui discutere con gli amici.
Le persone per bene, invece… No, loro no. Abbarbicate come mitili a un’inutile quanto ipocrita reputazione di facciata, sono le prime a mantenere il mercato della prostituzione pur di non condividere certe idee con i legittimi partner, o a pagare cifre oscene per insulsi “oggetti d’arte” vibranti di platino piuttosto di rischiare la brutta figura di entrare in un sex shop. E adorano il concetto di dildi usa e getta che non possano lasciare alcun indizio di una loro sessualità.
Al tempo stesso i mass media – ma anche i trend setter del Web – vanno in visibilio di fronte a notizie “sconce” ma con un’allure intellettualoide. Dopotutto sono l’ideale per attirare lettori e atteggiarsi a personaggi dalla mente aperta, benché ferocemente sarcastica e al di sopra di certe devianze. Però degnare un argomento così delle stesse attenzioni con cui si trattano temi “seri”… eh no, quello no. Perché fare la fatica di controllare un’informazione quando si può subito passare al prossimo gossip su qualche personaggio della televisione? In fondo il sesso non è mica importante, per loro.
Un giorno o l’altro dovrò chiedergli allora cosa ci vengano a fare, così tante ore al giorno su questo sito.