Nell’aprile 2007 Linus ha pubblicato un bell’articolo per presentare ai suoi lettori la realtà del mondo Bdsm attraverso diverse interviste. Per ragioni di spazio sulle pagine sono comparse in forma condensata: questa è la mia in versione completa.
IL POTERE? UN GIOCO PERVERSO
di Monica Maggi
Ayzad è l’autore di BDSM – Guida per esploratori dell’erotismo estremo (Castelvecchi, 2004), il più completo testo italiano dedicato a questo mondo. Dietro questo nick si cela un giornalista, appasssionato da sempre di Bdsm (acronimo che sta per bondage, dominazione, sadismo e masochismo). Oggi il suo ruolo è di master (padrone).
Linus: il BDSM è un gioco di potere?
Ayzad: Certo che sì, ma con l’accento e una tripla sottolineatura sulla parola “gioco”. Il punto è che qualunque relazione fra esseri umani è in fondo uno scambio di potere, dai rapporti di lavoro a quelli d’amore – ma poiché questo aspetto non è quasi mai esplicito diviene spesso una fonte di piccoli o grandi conflitti. Qualsiasi gioco BDSM invece si basa sulla scelta dichiarata e serena di una persona nel sottomettersi alla volontà di un’altra. Nasce così un’esplorazione non conflittuale di sensualità e sensorialità – e senza ipocrisie o mascheramenti tutto diventa molto più piacevole…
L: Chi lo sceglie e perché?
A: La vera risposta è che dominazione e sottomissione sono parte naturale della sessualità di ogni mammifero. La nostra cultura tende a reprimere questi istinti, ma il BDSM è un’arte erotica alla portata di tutti e provare a esplorarla fa parte del proprio percorso personale. Se lo si fa nel modo giusto diventa però uno strumento per intensificare ogni sensazione ed estendere l’erotismo a quasi ogni momento della giornata, a differenza di tanti giochi sessuali che restano confinati entro contesti precisi.
L: C’è un profilo tipo? Esistono numeri e statistiche sul tema?
A: L’unico denominatore comune fra chi pratica BDSM è l’apertura mentale, la curiosità indispensabile per mettersi in gioco in un modo a prima vista così “strano”. Per capirlo basta pensare che secondo le poche statistiche fatte, nei paesi industrializzati una persona su dieci pratica BDSM in una forma o l’altra – ciò vuol dire che solo in Italia siamo poco meno di 4 milioni di persone… come si può ridurre una popolazione simile a un profilo standard? La dimostrazione può essere una festa a tema come Sadistique, a Milano, dove ogni mese si incontra una varietà di persone inconcepibile per un locale tradizionale.
L: Che differenze ci sono in questo campo fra l’Italia e il resto d’Europa, o del mondo?
A: Tutta l’Europa meridionale è ostaggio del culto cattolico della colpa, che impedisce a molte persone di vivere serenamente la propria sessualità. In Italia in particolare il BDSM è inoltre associato a stereotipi ripugnanti che vengono dall’associazione con il sadismo e il masochismo patologici di cui sono pieni tanti fumettacci e pessimo giornalismo, quindi c’è un’ulteriore barriera culturale da superare. Chi lo fa scopre però (tanto in Italia quanto altrove) un mondo piuttosto allegro e sereno, come minimo perché vi sono meno nevrosi da repressione. Va detto tuttavia che anche l’Italia si sta avvicinando a grandi passi all’apertura già comune nel nord Europa. Le dinamiche extraeuropee invece sono interessantissime, ma meriterebbero un lungo discorso – anche politico – a parte.
L: A chi consiglieresti il BDSM, e a chi no?
A: Consigliare? Come per tutti i piaceri, a queste cose si arriva spontaneamente: una forzatura, anche minima, non ha senso. Dopotutto, la base del BDSM è il rispetto del prossimo…