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Ikonen Magazin – Intervista ad Ayzad (2009)

Ci sono domande che rivelano più che le risposte stesse. Questa intervista con la rivista tedesca d’arte e cultura Ikonen Magazin, per esempio, suggerisce come poco lontano dai nostri confini ci sia un intero mondo in cui l’erotismo estremo è vissuto in modi molto differenti da ciò che avviene in Italia…

IKONEN

Caro Ayzad, sei un attivista della sottocultura fetish e BDSM italiana a vari livelli e su media differenti. Puoi dare ai nostri lettori le informazioni di base sul tuo background e le tue attività?

Sono nato in Italia nel 1969. Le mie più grandi passioni sono i lavori creativi (in particolare la scrittura) e il BDSM, che ho entrambi affrontato da prima di quanto sia ragionevole ammettere. Attorno al cambio di millennio il mio normale lavoro di direttore editoriale ha subito un brutto colpo dalla deflazione della bolla della “new economy” e mi sono ritrovato con un sacco di tempo libero per seguire il mio altro interesse. Ho assunto lo pseudonimo di “Ayzad” e ho scritto un librone intitolato BDSM – Guida per esploratori dell’erotismo estremo; da ciò è esplosa una serie di attività che trovate descritte abbastanza nei dettagli sul mio sito web personale. In poche parole, sto cercando di fare entrare il mio paese in contatto col suo lato perverso nel modo più gentile e completo possibile. Nel far questo il nome, apparentemente, mi è rimasto attaccato.

Quando sei entrato inizialmente in contatto con la scena fetish/sm italiana? E in che modo?

La prima volta l’ho sfiorata quando avevo circa diciannove anni ed ero un ribelle senza un soldo. Ho cercato lavoro come scrittore erotico freelance e sono riuscito in qualche modo a pagarmi da vivere con storie incredibilmente approssimative e ultra-estreme. In effetti ne potete trovare alcune, mai modificate, sul sito web. Quel lavoro mi mise in contatto con parecchi editori di tutto il mondo fra cui le “Edizioni Moderne” italiane, che erano specializzate in BDSM e simili e per molti anni sono state il cuore della Scena locale. Sfortunatamente la scena stessa non era niente di memorabile – così ho perseguito i miei piaceri all’estero sino al 199X, quando una mia ragazza mi ha trascinato a forza nella “nuova” scena italiana nata attorno alle comunità di Internet. O mi chiedevi dei miei interessi personali? Quelli, suppongo, sono stati una precoce vocazione naturale.

Quanto è importante il fetish/sm nella tua vita personale e nel tuo lavoro di artista?

Un bel po’, direi. Ho una schiava fissa che vive con me e tutto il resto, ma non vorrei suonare ossessionato ai vostri lettori. È solo che vedo la vita come un’esplorazione della sensualità e della sensorialità, e la sessualità alternativa è un modo splendido di seguire questo percorso. A dire la verità ho davvero un sacco di altri interessi molto più noiosi, ma per qualche motivo nessuno sembra mai troppo interessato a sentirmi sproloquiare di mitologia comparativa, cucina giapponese, filosofia della Singolarità o cose simili! Parlando del mio lavoro, penso inoltre che il BDSM ti costringa a vedere il mondo in un’ottica molto limpida, onesta e quasi scientifica. Quel tipo di approccio, sempre ad analizzare e questionare le cose, tracima in tutti gli altri aspetti della vita, definisce le idee politiche e filosofiche, e naturalmente anche tutto ciò che si crea.

La società italiana è ancora molto influenzata dai valori cattolici. Ciò rappresenta ancora un problema quando si organizza un evento fetish/sm?

Il punto non sono veramente i valori cattolici poiché tutti, me compreso, naturalmente concordano sull’amare il prossimo e aspirare a uno stile di vita non materialistico, che sono i veri principi del cattolicesimo. La questione riguarda in realtà la litigiosità medievale e presuntuosa impiegata dai nostri politici per soffocare tutto ciò che viene ritenuto “pericoloso” per il loro status quo. Si tratta di uno strumento di controllo delle masse, di lavaggio del cervello. Il fatto è che la maggioranza delle persone al potere deve rispondere ai banchieri e i burattinai che stanno a Città del Vaticano, e l’evidenza che siano tutti uniformemente corrotti e posseggano tutti i media complica ulteriormente le cose. Non li chiamiamo “la Casta” per nulla, sai? Il risultato finale è che esprimere un punto di vista o uno stile di vita “diversi” scatena una pioggia di censure da tutte le parti, compreso dall’interno – è qualcosa di implicito nella mentalità italiana stessa. Fammi fare un esempio pratico: a giugno scorso mi è stato chiesto di tenere una conferenza all’università Bicocca di Milano, che dovrebbe essere un’istituzione laica. Sarei dovuto comparire con un sessuologo e psichiatra molto importante per presentare lo stesso studio sul BDSM realizzato e applaudito in occasione del Congresso Internazionale di Sessuologia di qualche mese prima. Si trattava della tipica pubblicazione scientifica, piena di annotazioni e diagrammi, ovviamente per nulla eccitante. Beh, l’università ha ricevuto così tante pressioni dai gruppi neocon che all’ultimo momento ha fatto sfollare gli studenti con guardie armate – sembra che la sola menzione del termine “BDSM” fosse sufficiente a “compromettere gravemente la moralità dell’istituto”. Quando un gruppo di studenti ha poi fissato un’altra data per la conferenza in ottobre, le cose sono diventate ancora più folli: abbiamo avuto un politico che ci lanciava strali da un giornale a diffusione nazionale, il presidente autoeletto della Associazione Insegnanti Cattolici che ci ha diffamato da circa 20 (!) comunicati stampa consecutivi e persino un intero “Comitato anti conferenza sul BDSM” spuntato dal nulla. Lo so che sembra fantascienza, ma sul mio sito potete consultare l’intera rassegna stampa. Alla fine la lezione l’abbiamo fatta lo stesso senza alcun vero problema, proprio come faccio lo stesso i miei eventi. Ma naturalmente potete immaginare come questo genere d’atmosfera spaventi molto le persone e le tenga lontane dal goderci certe cose apertamente. La situazione tuttavia sta lentamente migliorando. Molto lentamente.

Puoi farci qualche esempio di questo “miglioramento”?

Ho la sensazione che stia arrivando una generazione tutta nuova di persone. Sanno usare il Web, conoscono un po’ d’inglese e in genere diffidano dai mass media convenzionali, quindi sono meno esposti a quell’atteggiamento di cui parlavo prima. Non penso che la maggior parte di loro capisca che cosa siano davvero il fetish o il BDSM, ma per lo meno non li considerano più una patologia o una barzelletta ma solo una alternativa strana e accettabile. In questo periodo sto aggiornando la pagina dei link del mio sito, e sono lieto di vedere che molti negozi online, eventi o comunità poco seri sono scomparsi: è un bene che almeno chi si approfittava di una categoria di appassionati si sia tolto di mezzo! Inoltre i miei eventi possono essere piccoli in confronto ad altre realtà europee, ma sono molto fiero di vedere che il concetto di “rigoroso dresscode” è stato finalmente accettato da tutti, cosa che interpreto come un segnale di un atteggiamento più maturo del pubblico. La maggior parte della gente continua a considerare chi vive queste cose come stile di vita un alieno incomprensibile; far collaborare e parlare fra loro gli operatori del settore è ancora impossibile; il baratro fra online e offline è ancora immenso… ma d’altro canto vedo nascere fetish shop (specie quelli “di classe”); vengono inventati eventi dappertutto; c’è un boom di aspiranti modelle e fotografi fetish. A conti fatti bisogna continuare a pensare positivo!

La scena fetish/sm utilizza attivamente l’iconografia cristiana nei suoi riti e performance?

Mica tanto. In effetti siamo così stufi della cristianità strumentalizzata che in genere appena possiamo gustarci un po’ di divertimento fra persone di mente aperta ignoriamo del tutto quel campo. A volte qualcuno si veste da suora o si appende un crocifisso dai piercing ai capezzoli, ma di solito si tratta solo di provocazioni rivolte ai media ufficiali – che a loro volta le ignorano e basta.

Quanto peso hanno le modificazioni corporee nella Scena italiana?

Fra chi gioca i piercing funzionali sono ragionevolmente comuni. Le città più grandi di solito hanno una certa scena delle bodymod, per lo più del genere tatuaggi/piercing. Per quel che ne so, modificazioni e rituali più pesanti o insoliti sono piuttosto rari. In effetti, nel mio paese c’è ben poco contatto fra la scena fetish/BDSM e il campo della body art. È un peccato: potremmo imparare così tanto gli uni dagli altri… ma ho l’impressione che si tratti di un gran caso di “la tua perversione è più malsana della mia” per entrambe le parti.

Al Torture Garden inglese c’è molta presenza di uniformi dell’era nazista come feticcio sessuale. È così anche in Italia?

Direi di no. Ai vari eventi italiani vedo pochissimi appassionati di uniformi, e l’estetica nazi non è molto presente in generale. Benché quelle divise fossero esteticamente splendide, forse non vengono erotizzate molto perché purtroppo l’Italia ha una forte presenza di estremisti di destra veri e violenti fra i giovani più disperati, o forse perché questo paese è stato traumatizzato seriamente dalla seconda guerra mondiale. Per evitare potenziali problemi chiediamo cortesemente agli ospiti dei nostri eventi di rimuovere simboli espliciti – ma a dirla tutta in tanti anni l’ho dovuto fare solo una volta.

La scena bdsm/sm spesso è argomento di discussioni politiche quali la prospettiva delle femministe radicali (“l’sm è fascismo sessuale”) o quella estetica di sinistra (“la scena fetish è un covo di estetica fascista”). Queste discussioni sono valide anche in Italia?

Quest’intervista sta virando sempre più al negativo… ma no. Spero che parte del motivo sia che divulgatori come me stiano facendo un buon lavoro nello spiegare in cosa consistono veramente i nostri giochi. Allo stesso tempo temo che sia solo perché l’Italia ha dimenticato da un pezzo cosa sia un dibattito politico in generale.

In Italia ci sono certe tecniche e rituali sessuali fuorilegge?

Per il momento possiamo contare su una legislazione più rilassata che in tanti altri paesi, ma le cose minacciano di cambiare. Per esempio l’Italia ha appena approvato una surreale “tassa sul porno” che dovrebbe applicarsi a “ogni rappresentazione di atti sessuali espliciti e non simulati fra adulti consenzienti” – il che fra l’altro comporta che per non essere tassati basti produrre pornografia di stupro. Per nostra fortuna la definizione di “atti sessuali” è stata lasciata all’interpretazione personale, di caso in caso, di un solo membro del parlamento. Direi che c’è da scommettere che sarà un membro molto duro e molto provato per un bel pezzo. Naturalmente ci sono tutte le normali leggi contro la pedofilia, il sesso non consensuale e così via. E i giochi che lasciano segni sulla pelle sono soggetti a un pastrocchio legale abbastanza assurdo che viene descritto perfettamente sulla Wikipedia. Non credo sia mai stato messo in pratica, comunque.

Nel contesto fetish/sm nel corso degli anni (a partire dagli anni ’90) c’è stata una forte influenza da parte della sottocultura gotica. In Italia com’è la situazione?

Conosco una giornalista ex-gotica (oggi fetish model) che sostiene che “i dark/gotici italiani semplicemente non scopano”, che può essere parte del motivo della mia seguente risposta. Secondo la mia esperienza personale, tuttavia, in realtà c’è un gran divario fra la scena fetish/BDSM vera e propria e quella gotica: di solito agli eventi “misti” i gotici ignorano o prendono in giro i “malati”, mentre questi ultimi li considerano dei fintoni. Da un punto di vista strettamente modaiolo, tuttavia, c’è una certa contaminazione fra stili – ma questo credo che avvenga in tutto il mondo.

Il cinema italiano ha una lunga tradizione di film pruriginosi come il ciclo “sadiconazista”, le pellicole sull’inquisizione e la caccia alle streghe e così via, che trattano l’estetica sadomasochista in maniera offensiva. Nella sottocultura italiana tali film sono importanti?

Questo comporterebbe l’esistenza di una vera sottocultura! L’Italia ha un giro abbastanza snob di opinionisti che amano quel tipo di immaginario in maniera morbosetta, ma anche in questo caso non si sognerebbe mai di avvicinarsi davvero a “quegli schifosi depravati”. Sulla sponda opposta, cercare di interessare la Scena a stimoli e discussioni anche leggermente culturali (o solo di cultura pop) continua a fallire miseramente. Continuiamo a provarci, comunque.

Qual è la tua opinione del fetish e l’sm? Li ritieni una sorta di utopia sessuale?

Suppongo che sia uno dei tanti percorsi che si possono seguire per celebrare il fatto di essere vivi e imparare intanto a consocere se stessi. Sono abbastanza sicuro che si possa ottenere lo stesso risultato facendosi monaco, studiando filosofia o diventando un artista serio – ma l’alternativa mi sembra molto più divertente e goduriosa. La sessualità stessa è cambiata così tanto in pochi decenni… qualcuno dice che questi stili di vita siano un modo per proteggersi dall’AIDS e simili, ma ritengo che potere espandere i propri orizzonti dalla bestiale monotonia di “scopa-scopa-scopa” sia un modo fantastico per lasciar permeare di sensualità molta, moltissima parte del proprio tempo. Nel mio ultimo libro c’è un breve dialogo fra due personaggi che si odiano: “Dopotutto il feticismo è solamente l’essere in grado di gustare una bellezza infinita nei dettagli più comuni e banali.” “Quella si chiama poesia. Stavamo parlando di tutta un’altra cosa.” “Ah già. Di tutt’altro, eh?”

Cosa stai facendo in questo periodo?

Vediamo… Continuo a organizzare eventi a Milano, come Sadistique e Secret – e settimana prossima collauderemo il concetto di “serata fetish bar”. Faccio conferenze sulle sessualità alternative: in effetti tra pochissimo devo correre a parlare di Bettie Page e della sua importanza per la libertà d’espressione, che è anche il tema di una pièce teatrale che ho scritto qualche tempo fa ed è stata ripetutamente censurata – trovate anche quella sul mio sito. Per San Valentino uscirà un’antologia di “racconti romantici” per cui mi è stata richiesta “la storia più pornografica che riesci a concepire”. Ne sono molto orgoglioso, perché alla fine è diventata una meditazione sulla svendita della propria sessualità e moralità: un lavoro piuttosto serio. Poco dopo dovrebbe uscire la nuova edizione del mio BDSM, e se tutto va per il verso giusto un romanzo in cui rivelo i nomi, i posti, gli scandali e la realtà del mondo BDSM italiano. Tutti gli editori mi stanno rispondendo che si tratta di un gran libro, ma non si sentono di pubblicare quel tipo di informazioni – che sorpresa, eh?

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