Sapete che recensisco solo sex toy tecnologicamente innovativi, e lo sanno anche i tipi di Hot Octopuss, che mi hanno spedito due prodotti che erano sicuri avrebbero solleticato la mia curiosità. Per capire cos’abbiano di tanto particolare serve però una breve introduzione.
Un cockring è… beh, sostanzialmente qualsiasi cosa a forma di anello che si possa infilare sul pene stringendolo né troppo, né troppo poco. Strizzare leggermente la base dell’asta influsice sulla circolazione. Quando ci si eccita, nei corpi cavernosi fluisce più sangue di quanto ne esca producendo l’erezione. Un cockring riduce ulteriormente lo “svuotamento”, rendendo l’erezione più forte e duratura. Con due indispensabili osservazioni che non vengono ripetute mai abbastanza.
Innanzitutto, i cockring non funzionano come nelle loro pubblicità trasformando piselli flaccidi in Possenti Baobab™ – si tratta solamente di… intensificatori di quel che già c’è, diciamo. Inoltre, e ancora più importante: come cockring non bisogna mai usare niente di rigido, perché il congestionamento del pene potrebbe rendere impossibile sfilarlo. Dico sul serio: si tratta di incidenti così frequenti che i pompieri di mezzo mondo vengono addestrati a rimuovere questi sex toy usando attrezzi da cantiere.
Detto questo, ci sono pure cockring vibranti che integrano un piccolo oscillatore a batteria che dà maggior stimolazione tanto a chi lo indossa quanto al partner. Ci sono un’infinità di modelli, dalla cinesata ultraeconomica in cui è incastrato un comune vibratorino a oggetti di lusso che impiegano motori migliori, più piccoli (e più costosi) ricaricabili via USB.
Questi ultimi tendono a essere divertenti, perché ti trasformano il pene in un vibratore vivente con cui sperimentare una variazione curiosa della normale penetrazione. Personalmente li trovo più divertenti nel senso di ‘ah ah!’ anziché di ‘ooooooh!’ ma, come capita sempre con queste cose, le reazioni sono molto soggettive. Oltretutto nei miei obiettivamente limitati test fatti finora avevo trovato solo un cockring vibrante che fosse anche sufficientemente potente da valere la pena.
Poi sono arrivati Atom e Atom+, progettati dalla stessa gente divenuta famosa per l’originalissimo e sovrannaturalmente intenso Pulse III Duo. La loro idea di fondo era di realizzare questo tipo di giocattolo maschile come si deve, ossia con una forma più anatomica e… sì, più potente. Il risultato sono stati due prodotti stranamente diversi che condividono le caratteristiche ormai date per scontate sulla maggior parte dei sex toy di alto livello: sono impermeabili, ricaricabili con il caricabatterie del cellulare o tramite computer, e molto gradevoli al tocco grazie a un tipo di silicone quasi setoso. Condividono anche la stessa elettronica interna, per cui hanno cinque livelli di intensità e cinque ritmi di vibrazione (fra cui, e non scherzo, un cha-cha-cha sorprendentemente piacevole).
E, siccome lo so che è questo che vi state chiedendo, fanno il seguente effetto.
Il modello “di base” è più grosso e pesante di qualsiasi concorrente, ma per un buon motivo. L’unità vibrante interna è una tale belva che, la prima volta che l’ho acceso tenendolo in mano, ho passato qualche momento davvero ridicolo a cercare di afferrarlo abbastanza saldamente da poterne usare i pulsanti senza che mi sfuggissero da sotto le dita. Per quanto riguarda la misura dell’anello in sé, io l’ho trovata stretta ma comoda – però ripeto: dipende tutto dalle caratteristiche individuali.
Il punto di questo giocattolo tuttavia è l’intensità, e mi ha stupito scoprire che a parte quella più bassa le altre risultavano di gran lunga troppo potenti sia per me che per le mie partner. Alle velocità più alte la sensazione diventa infatti una specie di microvibrazione uniforme più anestetica che goduriosa – anche se combinandole con i ritmi più staccati si possono trovare mix parecchio interessanti. Un notevole plus è la comodità dei comandi, che si riescono a usare senza difficoltà anche durante la penetrazione a differenza dei pastrocchi complicati cui costringono i modelli degli altri produttori.
Parlando di plus, la superstar fra i due è la variante più grande, la cui forma dipende dalla presenza di un secondo vibratore altrettanto intenso. L’Atom+ va fatto passare dietro lo scroto, con questo secondo motore a titillare teoricamente il perineo mentre quello principale si occupa della parte superiore dell’asta. Non è la prima volta che un sex toy implementa questa idea, ma in compenso è la prima in cui, grazie a una furbata di progettazione che permette di far passare i cablaggi attraverso la parte elastica dell’anello, un solo set di comandi regola entrambi i motori. Ciò rende l’imbarazzo di pasticciare con i pulsanti pupparuolici leggermente meno ridicolo, benché quando si gioca con questo genere di aggeggi high-tech serva comunque una buona dose di senso dell’umorismo.
Nonostante la logica dietro tale design sia validissima, non sono del tutto sicuro che il risultato finale sia uscito bene quanto avrebbe dovuto. A parte avere la stessa potenza opinabilmente eccessiva del suo fratello minore, per esempio, ho trovato che l’Atom+ fosse davvero molto scomodo da indossare, anche seguendo le istruzioni fornite sul manuale. La parte inferiore, necessariamente rigida, inoltre nel mio caso non risulta abbastanza lunga da arrivare a massaggiare il perineo vero e proprio, e si è limitata a ronzare e ogni tanto spingere in modo fastidiosuccio. Il vero problema tuttavia è un altro: provate a scopare con una superficie rigida dietro le palle, e imparerete presto a temere ogni spinta troppo forte o data con l’angolazione sbagliata, che potrebbe spiaccicare le vostre amichette in un improvviso colpo di scena BDSM.
Naturalmente resta il fatto che abbiamo tutti forme un po’ diverse e la vostra esperienza potrebbe essere molto diversa dalla mia, pertanto suggerirei a chi ne avesse l’occasione di dargli comunque una possibilità – specie in considerazione della penuria di sex toy maschili di qualità.