Allora, vi è piaciuto Cinquanta sfumature di grigio? Personalmente non mi ha fatto una grandissima impressione, ma pare che oltre cento milioni di persone – prevalentemente di sesso femminile – la pensino diversamente, e che una buona parte di esse sia rimasta così entusiasta da voler provare sulla propria pelle il magico mondo del BDSM. I segnali si vedono ovunque: nell’aumento di visite ai siti specializzati, nel picco di fatturato dei sex shop, nell’afflusso di partecipanti agli eventi a tema.
In effetti, ora che la prima ondata di lettrici ha avuto il tempo di sperimentare di persona cos’abbia da offrire l’ambiente sono cominciate ad arrivare anche le lamentele da parte di chi è rimasto molto deluso. Non tanto per la bizzarra carenza di bellissimi miliardari ventisettenni né per le differenze dalle atmosfere solenni di Eyes wide shut, sia chiaro, ma perché la cosiddetta Scena nasconde anche un bel po’ di stranezze che saltano subito agli occhi di chi vi approdi impreparato.
Da una parte non c’è niente di strano: ogni ambiente ha le proprie idiosincrasie consolidatesi nel tempo, che si possono capire solo conoscendone il contesto. Tuttavia in questo caso l’impatto può risultare particolarmente violento – soprattutto perché chi invece il contesto lo conosce tende a ignorare alcuni fenomeni assai sgradevoli.
Alla base di tutto c’è un meccanismo psicologico comprensibilissimo. Chi scopre di avere una sessualità fuori dai canoni affronta un percorso difficile e spiazzante prima di riuscire ad accettarla e ritrovare la serenità con sé stesso; questo viene seguito dall’impresa spesso faticosissima di trovare il partner giusto con cui realizzare le proprie fantasie, per non parlare del bisogno di integrare questi gusti “strani” in un minimo di riconoscimento sociale. In altre parole: la “comunità BDSM”, benché sia piena di difetti, rappresenta un tale porto sicuro nel quale sentirsi accettati… che riconoscerne gli aspetti negativi diventa addirittura inconcepibile.
In tanti anni di frequentazione di siti per appassionati, per esempio, non ho mai letto un’analisi – giusta o sbagliata che sia – come questa, che infatti è stata pubblicata fra i commenti di un blog erotico generalista:
“Ho frequentato per alcuni mesi un forum dedicato al bdsm e conosciuto persone che lo praticano, quello che ne ho dedotto […] (è che) in Italia si nota una forte provincialità e dilettantismo rispetto a realtà bdsm internazionali. Questo per quanto concerne l’abbigliamento, l’attrezzatura, gli ambienti. Nell’ambito della Femdom, per esempio, spesso si trovano prostitute che si improvvisano Mistress o donne che attraverso la dominazione cercano semplicemente di fare cassa e sbarcare il lunario. Pochi Master o Mistress sono veramente esperte in bondage e pochissimi hanno l’attrezzatura adatta […] Di uomini veramente slave ce ne sono pochi; di donne slave ce ne sono molte nella quotidianità senza che queste passino attraverso il bdsm.”
Parole sante, che corrispondono in pieno a ciò che sono giunto a pensare anche io. Credo non sia un caso se, come la maggior parte degli appassionati più seri di mia conoscenza, oggi limiti la mia partecipazione alla sfera pubblica del BDSM al minimo indispensabile, coltivandone i piaceri in privato. E sbagliando.
Già, perché se nessuno si prende la briga di denunciare che il re è nudo, sarà ben difficile che questi decida spontaneamente di andarsi a vestire – ma per fortuna ho trovato chi lo fa per me.
Qualche giorno fa infatti ho scoperto con colpevole ritardo il blog di Stabbity, una signora statunitense priva di ipocrisie e di peli sulla lingua, che si diverte un mondo a demolire convenzioni assurde scatenando spesso anche dei bei dibattiti. La cosa migliore sarebbe naturalmente leggerselo in inglese, ma per chi non è troppo pratico di quella lingua riassumo come al solito alcuni passaggi chiave:
“Il BDSM è fatto di nozioni e tecniche che vanno studiate prima di essere messe in pratica. Le persone più disposte a studiarle sono geek, outsider che a causa delle proprie esperienze sono particolarmente sensibili alla discriminazione e ora che sono dall’altra parte della barricata si oppongono strenuamente a ostracizzare chicchessia. Purtroppo ciò significa tollerare anche personaggi e comportamenti insostenibili, ma si devono rendere conto che tollerare Pippo il Puzzone equivale ad allontanare cento altre persone ben più apprezzabili.”
“Mi capita spesso di assistere a gare a chi ce l’ha più lungo fra “dominanti” impegnati a dimostrare di essere i più cattivi di tutti o “sottomessi” tutti presi a celebrare la loro zerbinità ineguagliabile. Ma chi l’ha detto che ci si debba atteggiare imitando degli stereotipi da filmetto di serie zeta? Fino a che l’Istituto Internazionale Pesi e Misure non definirà una Unità Standard di BDSM, fatemi il piacere e non rompete con le vostre panzane di essere ‘le più Mistress’ o ‘il miglior slave’…”
“Ah sì, tu saresti ‘senza limiti’? Ma bravo: allora cosa ne dici se mi va di raderti i capelli alla moicana, di farti un tatuaggio in fronte, di amputarti un dito o di legarti nudo davanti al tuo ufficio? Vedi di farti meno pugnette e avere un approccio un po’ più serio, su…”
“I gestori di Fetlife hanno chiesto quali funzioni gli utenti desiderino di più e al primo posto è schizzata la possibilità di cercare gli utenti sulla base del sesso e del ruolo. Ma dico: vi fa così schifo che sia l’unico sito dove ci sono tante donne? Non capite che nel momento in cui ci fosse quella funzionalità tutti i cretini bombarderebbero di mail a tappeto qualunque passera pervertita nell’arco di 3.000 km facendo scappare ogni donna dal sito? Se volete spammare tornate a farlo su Collarme, che ha proprio la funzione che cercate. Come dite? Là sono rimaste solamente dominatrici a pagamento e profili finti? Appunto.”
“Si dice che ci siano mille sottomessi per ogni dominante, ma allora dov’è il mio harem? La realtà è che ci sono ben oltre mille deficienti che si dichiarano schiavi solo perché sperano che in cambio di due buffetti potranno finalmente fare sesso, ma sono talmente concentrati solo su se stessi che non fanno nemmeno lo sforzo di leggere cosa ci sia scritto sui profili che contattano o nei forum. Secondo la mia esperienza il numero vero è di due a uno… ma uno dei due vive dall’altra parte del mondo e l’altro è già impegnato.”
Se questo edificante comizio ha spento le vostre velleità di dedicarvi a bondage e frustini… non scoraggiatevi! L’elemento comune di tante lamentele non è il BDSM in sé, che resta un’arte erotica assai apprezzabile: il problema è tutto concentrato nell’atteggiamento superficiale di chi pensa di poter riscuotere grandi successi senza impegnarsi e mettersi davvero in gioco.
In fondo si tratta solo di avere il coraggio di adottare un atteggiamento più maturo. …O pensate che siano solo i mugugni di un vecchio incarognito? Lo spazio per i commenti è proprio qui sotto.