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Ma allora il poliamore è una truffa?

Qualche giorno fa il mondo delle sessualità alternative è rimasto scosso da un articolo che faceva notare come negli Stati Uniti un grande classico della reality TV come gli show di coppie che litigano stia perdendo di interesse. La nuova frontiera sono… gli show di polecole (cioè tre o più persone legate da una relazione di non-monogamia etica) che litigano.
In particolare, l’autrice attribuiva la causa alla schadenfreude di tutte le coppie tradizionali che si erano sentite sminuite e un po’ derise dai tanti guru del poliamore: «hai visto? Non era la soluzione magica per Gente Figa™ che raccontavano! Sono infelici come noi pure loro!».  Ma non solo: al coro si sono unite anche tanti altri che il poliamore l’hanno provato… ma dopo ripetuti fallimenti sono tornati alla monogamia.

E poi c’è chi ritiene il poliamore e “destrutturare l’affettività” lussi per pochi ricchi privilegiati, mentre il resto di noi poveracci anela alla solidità di un rapporto tradizionale, fra partner su cui poter contare nei momenti di difficoltà anche materiale.
E poi ci sono sei milioni di like a «come mai i poliamorosi sono tutti brutti?», che è un’evidente ragebait senza fondamento, ma sottolinea un’ostilità di fondo verso le non-monogamie etiche.

Sembrerebbe solo l’ennesimo finto dramma per creare engagement… ma c’è dietro qualcosa di concreto? Dopotutto, sono passati solo pochi mesi da una combo letale entrata nella storia della cultura poli. Prima era diventata virale l’immagine di un cartone di spazzatura con due copie di Polisicure, il libro di Jessica Fern su come gestire le polirelazioni secondo il modello della teoria dell’attaccamento. Facile immaginarsi fossero appartenute a una coppia disillusa, specie quando le segnalazioni di libri buttati via si sono moltiplicate in tutto il mondo.
Subito dopo, la bomba: Fern stessa ha dichiarato di avere solo un partner «perché di più non ce la faccio».

Forse allora è il caso di approfondire un po’ la questione, partendo da una premessa: per quanto ogni esperienza sia diversa dalle altre, mi sento qualificato a parlarne perché, oltre a studiare l’argomento, ho vissuto relazioni di convivenza poliamorosa per vent’anni abbondanti, compreso un lungo periodo letteralmente in un letto a tre piazze. Ecco quindi due o tre cose che ho capito nel tempo…

  • Anche se la parola ‘poliamore’ viene spesso usata come sinonimo di non-monogamia etica, si tratta di un sottoinsieme molto specifico delle NME, che comprendono qualsiasi rapporto in cui i partner si relazionano emotivamente anche con altre persone in piena trasparenza e consenso.
    Le coppie scambiste, per esempio, non fanno poliamore: si limitano a temporanei giochi sessuali con terzi.
  • Che cos’è allora il poliamore? Ci sono tante definizioni: la mia è ‘un rapporto stabile e paritario di progettualità insieme, in cui ci si impegna anche se le circostanze non sono ideali’. A inizio millennio, quando tenni credo il primo talk in Italia sull’argomento, feci arrabbiare parecchia gente con un esempio che si rivelò sfortunatamente profetico. «Se la vostra partner si ammala di cancro e stare insieme non è più tanto divertente,» dissi, «il poliamore è quando le rimanete comunque vicino tutti i santi giorni anche se sarebbe molto più comodo sparire con le altre partner». La signora in questione oggi sta benone, grazie, ma quell’immagine continua a dare molto fastidio all’ipocrisia di tanti polipersonaggi.
  • Già, perché è inutile nascondersi dietro un dito. L’universo del poliamore è strapieno di gente che usa questa definizione per darsi una giustificazione morale (come se ce ne fosse bisogno) al banale scopare in giro. Oppure, nella migliore delle ipotesi, è molto confusa sulle differenze che passano fra conoscenza, amicizia, affetto e relazione. Il che spiega come sia possibile sentire persone che descrivono “relazioni” con nove partner, di cui due a distanza e uno online.
    Peccato che, soprattutto all’inizio, distinguere chi cerca un rapporto serio dalla marea di “confusi” possa essere complicato e condurre a terribili delusioni.
  • I polipraticanti più seri puntano al modello ideale descritto nei libri e dalle divulgatrici: rapporti profondi, significativi e non gerarchici. Nel senso che ogni combinazione relazionale ha lo stesso valore, senza partner primari e di seconda classe. Che è una teoria bellissima, fino a quando non ci si rende conto che sul piano pratico sia quasi irrealizzabile – un po’ per la natura umana, un po’ perché leggi e società impongono una graduatoria ogni volta che si parla di mutui, matrimoni, genitorialità, diritti di visita ospedaliera, pensioni di reversibilità e tanti altri aspetti noiosi ma concreti della vita quotidiana. E alla lunga qualcuno rimane indietro, mentre il risentimento cresce.
    Risultato: le polecole investono una quantità abnorme di energie nello sforzo di prevenire il problema e perseguire quell’ideale di equità, togliendo spazio a lati più godibili dello stare assieme.
  • Parlando di energie: essere un buon partner ne richiede tante. Essere sempre presenti, disponibili, supportivi, attenti, eccetera… può essere faticoso perfino in un rapporto a due. Moltiplichiamo questi sforzi per due partner, ed è facile non avere più tempo e forze per se stessi; figuriamoci per tre o più.

Alla luce di tutto questo, la situazione citata in apertura assume tutto un altro significato. Probabilmente Jessica Fern non è una perfida truffatrice che predica bene e razzola male, ma solo un normale essere umano con i suoi periodi di stanchezza, o ancora più banalmente qualcuno che non ha incontrato le persone giuste con cui condividere un percorso tanto impegnativo.
E i libri buttati? Ancora più comprensibile: c’è un sacco di gente che aspira a grandi risultati ma non ha voglia di fare la fatica necessaria per ottenerli. Comprare il manuale delle istruzioni è facile… ma se la soluzione che propone richiede maggior sforzo di quanto si immaginasse, la reazione più comune è far finta di nulla e tirare avanti per la propria strada.

La verità è che il poliamore è uno stile di vita estremamente complicato, che a conti fatti ha meno di cinquant’anni di storia. Già oggi, leggere “classici” come La zoccola etica o Più di due fa sorridere per quanto presentassero le non-monogamie etiche in modo un po’ troppo semplicistico, quasi di propaganda. Chi sceglie di muoversi in questi territori relativamente inesplorati deve invece mettere in conto che incontrerà un bel po’ di ostacoli.

Anche in questo caso, allora, c’è un solo semplice trucco: affrontare l’esplorazione con consapevolezza, senza sperare in una risoluzione magica, e affidandosi semmai a una guida esperta. Il poliamore, così come il BDSM o tante altre sessualità alternative, può dare enormi soddisfazioni ma solo quando viene vissuto con convinzione. Se non fa per voi va bene lo stesso: non ve l’ha mica ordinato il medico.
E, per carità, smetterla di guardare TV spazzatura.

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