Maria Abrahamsson, membro del Partito Moderato svedese, si è costituita per possesso di immagini pedopornografiche. Una improvvisa crisi di coscienza?
Niente affatto. L’immagine in questione era un quadro dell’artista statunitense Tala Madanis, o meglio la sua riproduzione sulle pagine del Dagens Nyheter, uno dei principali quotidiani nazionali. Si trattava di una rappresentazione piuttosto grezza di un gruppo di uomini seminudi attorno a un neonato in una culla.
Il gesto della Abrahamsson era chiaramente una protesta nei confronti delle leggi vigenti nel campo della pornografia infantile, la cui cieca applicazione ha recentemente avuto conseguenze assai discutibili. L’anno scorso il più importante esperto e traduttore svedese di manga è stato accusato (e poi assolto) per il possesso di 40 disegni giapponesi all’interno della sua immensa collezione di reference professionali – anche se le immagini rappresentavano situazioni chiaramente irreali. Pochi mesi prima era stata arrestata invece una madre che aveva ripreso i figli mentre facevano il bagnetto… anche se il video era stato realizzato su consiglio del suo avvocato, come prova degli abusi inflitti dal padre dei bimbi.
Nonostante l’editore del Dagens Nyheter sostenga che ci sia una differenza fra arte e porno, la spettacolare critica della deputata non è del tutto priva di fondamento. La giustamente dura lotta agli abusi infantili che in tutto il mondo viene alimentata dall’atteggiamento allarmistico e morboso dei media tende infatti a volte ad atteggiamenti eccessivi, che finiscono col provocare reazioni negative quandotrasformano in crimine comportamenti naturali e innocui. Può valere la pena di ricordare che la quasi totalità degli abusi non avviene per mano di “sconosciuti misteriosi”, ma da parte di parenti, entro istituti religiosi e contesti sportivi.