Sto scrivendo questo articolo nell’agosto del 2025, dopo avere ricevuto diverse richieste di “dire cosa ne penso” su un problema evidente che ha a che fare anche con la sessualità – proponendo magari una soluzione. E chi sono io per non accettare una sfida impossibile?
Cosa è successo
Il fatto è che, negli ultimi dieci giorni, si sono susseguite diverse notizie inquietanti.
- Qualcuno ha pubblicato online un video di un conduttore televisivo mentre fa sesso con la fidanzata. Anziché essere l’ennesimo sex tape “sfuggito” a uso marketing, si trattava però dell’intercettazione di una telecamera antifurto installata nella loro camera da letto.
- In Francia uno streamer è stato ucciso online durante una live di 300 ore in cui subiva violenze e umiliazioni per il divertimento del pubblico pagante.
- In Vietnam un feticista delle decapitazioni ha macellato un uomo “consenziente” e vittima di disturbi mentali, ha ripreso tutto e ha messo in vendita il video online. Si tratta del primo caso reale di snuff movie, che fino a oggi erano solo una leggenda urbana.
- Facebook ha cancellato un gruppo con trentaduemila utenti che pubblicavano immagini di donne inconsapevoli presentate come oggetti sessuali.
Inutile dire che i media hanno dato moltissimo spazio al tizio della tivù, gli pseudoinfluencer si sono scatenati a sproloquiare di Facebook, e dei poveracci ammazzati se ne sono fregati più o meno tutti. Tutti e quattro gli eventi sono però accomunati da un’idea malsana di pornografia legata a una concezione distorta del sesso e, come tutto ciò che riguarda la sessualità, meritano di essere capiti meglio.
Le reazioni
Cominciamo esaminando le reazioni più comuni viste finora.
Scandalo
Dove c’è morbosità c’è curiosità, e dove c’è curiosità ci sono click e visualizzazioni pubblicitarie (ma non qui: ho lasciato il “giornalismo” da un pezzo e il mio obiettivo è solo fornire gli strumenti per vivere meglio). Quindi, come da copione, la prima risposta è stata sparare notizie e post a raffica, sottolineando che schifo quei porci degenerati signoramiadoveandremoafinire. L’importante è l’engagement, e hai visto mai che ci si guadagni qualche follower in più.
Sfortunatamente tutto ciò tuttavia serve solo ad aumentare l’interesse e l’emulazione di queste atrocità. È un fenomeno ben noto anche nel caso delle notizie sui suicidi o sulla pedofilia, e a voler essere maliziosi si finisce col pensare che i padroni dei media, cioè le stesse persone che censurano chi cerca di fare educazione alla sessualità, alimentino l’indignazione per incrementare il business. Menomale che non sono un cospirazionista.
In compenso fa impressione che tutto ciò avvenga nel solito mondo fatato in cui nessun commentatore immaginava nulla: del resto, Gesù Bambino non deve sospettare che brave persone come loro possano essere a conoscenza di qualcosa fruito quotidianamente da miliardi di persone in tutto il mondo!
Divieti e censura
Diversi pupazzetti del teatrino della “politica” si sono affrettati a ripetere le ideone dei pensionati ubriachi che compongono il loro elettorato, sperando di essere rieletti. Sono andati per la maggiore «inasprire le pene», «chiudere i social network» e, leggermente più sensato, «controllare / tracciare chi pubblica cose online». Peccato che sia impossibile sul piano tecnico e pericolosissimo su quello dei diritti civili, come spiega chi questi temi li conosce davvero.
Più in generale, la storia e il buon senso insegnano che concentrarsi sui sintomi di un problema non ne risolve le cause. Qui sotto, per esempio, vediamo gli effetti della “guerra al terrorismo” dopo l’attentato al World Trade Center: spendendo (solo negli USA) 21.000 miliardi di dollari e rompendo enormemente le scatole ai viaggiatori di tutto il mondo, il risultato è stato…

…non particolarmente positivo, eh?
Educazione
Per fortuna c’è stata anche qualche voce (pochissime!) a favore di un approccio più ragionevole di prevenzione tramite l’educazione civica. Perché, guarda caso, le nazioni in cui a scuola si insegna a gestire la sessualità sono le stesse con il minore numero di abusi, sia online che dal vivo.
Insomma: l’esatto contrario di quanto avviene in Italia, dove da decenni ogni proposta di iniziative istituzionali di educazione viene metodicamente affossata dagli stessi pupazzetti citati prima e da comitati di genitori fondamentalisti. Adulti così buoni e amorevoli da preferire che i loro stessi figli crescano confusi, spaventati e a rischio di violenze e malattie piuttosto che (oh no! Il gender!) imparare il rispetto per se stessi e gli altri.
Analisi
Ehm… quale analisi? Forse sarò stato distratto, ma non ho visto nessuno che abbia fatto lo sforzo di capire cosa ci fosse dietro queste notizie, cosa significassero o indicassero. Non è che pretendessi grandi intuizioni critiche, ma almeno che gli urlatori e le urlatrici più infoiati leggessero anche il resto delle news.
È spettacolare, per esempio, come l’Italia fosse tanto presa nella competizione al virtue signaling da non notare il caso statunitense di Tea, scoppiato proprio negli stessi giorni dello shock nostrano per Facebook.
In breve: c’è una scaricatissima app per donne concepita per recensire e condividere dati privati degli uomini incontrati nel dating. L’idea è di non farsi fregare da partner violenti, traditori, mentitori o con altri difetti – sorvolando però allegramente sul fatto che diffondere foto, contatti, indirizzi e informazioni sensibili di terzi senza avere ottenuto il loro consenso è un reato grave – analogo e forse peggiore di pubblicare scatti anonimi di mogli ignare.
Oltretutto la app è stata hackerata ben due volte in pochi giorni, rendendo pubblici sia i dati delle vittime che quelli delle signore che li recensivano. Voi non avreste fatto il proverbiale “2 + 2” e cavalcato la coincidenza per discutere meglio di rispetto dell’intimità e dell’universalità del problema? Beh, l’intellighenzia digitale e giornalistica non ci ha pensato proprio, dimostrando ancora una volta quanto fosse davvero interessata alla questione.
Quindi: proviamoci qui.
Le cause
Naturalmente non c’è alcun dubbio che all’origine di questi episodi ci sia soprattutto una grande ignoranza. Certe cose non possono accadere senza una completa mancanza di consapevolezza della legge e delle conseguenze di atti simili; della tecnologia usata tutti i giorni senza nemmeno leggere il manuale delle istruzioni; dell’etica (riassunto per chi non ha fatto filosofia: «tratta gli altri come vorresti essere trattato tu, e quando agisci fallo per il bene di quante più persone possibile»); soprattutto dell’eros.
Come riscontro tutti i giorni, se non ti hanno mai spiegato la differenza fra sesso e pornografia – e fra pornografia e violenza – fare confusione è facile. Una certa curiosità per l’osceno (letteralmente: ‘ciò che sta fuori dalla scena, nascosto dietro le quinte’) è normale e penso auspicabile, ma conviene affrontarlo con intelligenza e cautela, altrimenti è un attimo restarvi invischiati.
Più rischioso ancora è pensare che oscenità e morbosità siano la stessa cosa. È lì che nascono video “porno” che assomigliano più a numeri da circo fini a se stessi, difficili da considerare eccitanti senza gran dosi di sociopatia. E attenzione: osceno, pornografico e morboso sono tutti ambiti perfettamente leciti; il punto è solo entrarvi con preparazione e spirito critico.
In mancanza di questo atteggiamento, diventa tragicamente comprensibile come tanti possano pensare che “gli altri”, specie se osservati a distanza, siano solo personaggi di un videogame senza conseguenze che smette di esistere quando si chiude lo smartphone e si torna alla quotidianità.
Non sono certo il primo a dirlo, ma una grossa parte del problema sta nella convinzione che gli spazi digitali non facciano parte della realtà. Strano, quando è proprio online che si consulta il conto bancario, si trovano partner, si ordina cibo, si acquistano oggetti, si cerca lavoro e si svolgono tante altre attività essenziali – ma questo doppio standard nasce da un altro fenomeno tutto italiano: l’ostinazione a pensare alla tecnologia come una buffa stranezza, quasi si fosse ancora negli anni ’60 del secolo scorso.
C’è poi un altro fattore fondamentale da tenere in considerazione: il senso di impotenza di fronte a un mondo fuori controllo. Questa estate 2025 offre un’ampia scelta di terrori esistenziali: apocalisse climatica, dittature, guerre inarrestabili dietro casa, distruzione del lavoro causa IA, stipendi insufficienti, l’esasperazione del conflitto di genere… tutti fenomeni di cui possiamo essere solo ostaggi e spettatori, frullati dalla vita senza possibilità di reagire.
È lo stesso senso di angoscia che, più o meno consciamente, spinge tante persone ad avvicinarsi al BDSM: chi fuori casa è senza controllo cerca di riconquistarlo almeno in camera da letto, dove può essere sovrano assoluto o decidere attivamente di lasciare ogni responsabilità al partner.
Solo che i veri (e sicuri!) giochi erotici di dominazione bisogna innanzitutto sapere che esistano, e poi avere la voglia di studiare e impegnarsi un po’ per praticarli senza fare disastri. Ma, dopo tutto ciò che abbiamo visto nei paragrafi precedenti, quanti potranno avere queste caratteristiche?
Appunto. E infatti finiscono per scatenare la loro frustrazione in modi molto malsani.
La soluzione
Ora che abbiamo inquadrato meglio tutta la situazione si può tentare di immaginare anche una soluzione, una strategia che limiti nuovi casi di abuso tecnosessuale.
Educare, ovviamente. Il primo pensiero sarebbe il più giusto… ma abbiamo già visto che su Stato e scuola per queste cose non si può fare affidamento. In effetti, nemmeno su eventuali iniziative private: viviamo in un mondo ipercapitalista, tutto focalizzato su bilanci di crescita trimestrale incompatibili con i tempi lunghi di un processo che comporterebbe investimenti addirittura multigenerazionali. Semplicemente, in quest’ottica finanziaria conviene tenersi il problema e semmai vendere “soluzioni” ai soli sintomi.
L’unica possibilità che resta, allora, è di puntare sull’iniziativa individuale. Mettersi in gioco direttamente, tornare a farsi carico di persona, magari con un gruppo di amici o di genitori, di diffondere un’idea di sessualità più etica e consapevole. Che non è per forza noiosa, anzi. Un eros più libero offre più opzioni, più godimento!
Possiamo essere noi i primi a insegnare su piccola scala cosa sia l’empatia, anche in questo campo: fare sesso – di qualsiasi tipo si preferisca – con qualcuno anziché su qualcuno. È davvero tutto qui. Si tratta solo di accendere scintille di benessere che possano poi attivare contesti sempre più ampi.
Può sembrare un’impresa impossibile, ma solamente perché non siamo abituati a fare il primo passo. Eppure le risorse ci sono: basta cercare alla voce ‘sex positivity’, e si trovano dozzine di libri, associazioni, eventi e altro. Nel mio piccolo ho messo a disposizione il Manifesto degli Esploratori Sessuali, che raccoglie i principi di questa filosofia e mostra quanto siano sensati e semplici da seguire; un po’ di video utili; tantissimi articoli che propongono approcci tutt’altro che bigotti ma un pelo più ragionati… Insomma, un sacco di possibili punti di partenza.
Mi spiace davvero non potere offrire una soluzione più rapida, ma del resto stiamo parlando di magagne che si sono accumulate per secoli: era inevitabile che ci fosse da lavorare parecchio per ripararle. Quel che posso garantire, in compenso, è che forse non riusciremo a sovvertire proprio tutta l’anticultura che le ha causate, ma dandoci una mano gli uni con gli altri otterremo più cambiamenti in minor tempo. E, cosa non trascurabile, divertendoci parecchio. Vi va di darmi una mano?





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