In Togo il sabato è tradizionalmente il giorno delle proteste. Farlo diventare una specie di rito è stata una necessità, poiché i cittadini contestano la dinastia presidenziale dei Gnassingbe ormai da circa 40 anni – evidentemente senza molto successo. Ma le cose potrebbero cambiare da oggi.
Ispirandosi a una iniziativa simile tenutasi in Liberia nel 2003, la leader dell’ala femminile del gruppo Salviamo il Togo Isabelle Ameganvi ha dato infatti il via a uno sciopero nazionale del sesso, che dovrebbe durare una settimana. L’idea è di costringere i passivi uomini togolesi a prendere in considerazione le lamentele delle loro mogli, e farli agire una volta per tutte contro l’odiatissimo capo di stato.
I media di tutto il mondo hanno riportato la notizia con divertimento e scetticismo, riflettendo le reazioni di buona parte dei contestatori stessi. La più involontariamente buffa è stata di Jean-Pierre Fabre, capo dell’inefficace Alleanza Nazionale per il Cambiamento. «Uno sciopero del sesso di una settimana è troppo» ha dichiarato. «Proviamo con due giorni».