Non sono nemmeno ancora arrivati nei negozi, ma sono piuttosto certo che dopo mesi e mesi di marketing virale conosciate già i Google Glass. In effetti, questo oggetto rivoluzionario si è subito affermato come il cocco dei mass media, semplicemente perché sembra fatto apposta per scatenare sensazionalismo e speculazioni.
Breve riassunto per i distratti: stiamo parlando di un computer indossabile molto costoso e abbastanza bruttarello, fatto a forma di occhiali ma che non si può utilizzare facilmente se si portano davvero gli occhiali. È concepito per collegarsi allo smartphone, e sovrimporre al campo visivo informazioni digitali provenienti dai servizi di Google.
Oltre a fornire accesso istantaneo a ogni sorta di dati con cui documentarsi, la funzione più interessante di Glass è la videocamera, ideale per registrare tutto ciò che si veda. Risulta a tutti gli effetti “invisibile” – la ripresa viene avviata con un comando vocale, e dopo un po’ che si sta a fianco di qualcuno che indossi l’oggetto, si tende a dimenticare che i loro occhi abbiano la possibilità di sparare immediatamente su YouTube tutto ciò che facciamo e diciamo.

Tutto ciò condurrebbe a un meraviglioso e intelligentissimo dibattito sulla cultura della sorveglianza, la perdita di privacy nel XXI secolo, il giornalismo fatto dai cittadini e le opportunità civili offerte da strumenti di denuncia pervasivi. Tuttavia di questo discuteremo tutti allo sfinimento da qualche altra parte. Dal nostro suino punto di vista, invece, quel che solleva subito l’interesse sono le possibilità erotiche di un apparecchio simile. E no, non è una pensatona particolarmente brillante.
Il porno da voyeur e in POV (nel gergo specializzato è la sigla inglese di ‘soggettiva’) sono state le prime applicazioni a venire in mente proprio a tutti. Le nuove tecnologie lo fanno: la stampa, le fotocamere a sviluppo istantaneo, i registratori e le cassette VHS, le reti informatiche e Internet, gli smartphone, gli e-book… in tutti questi casi e oltre, gran parte del successo commerciale è derivato da come hanno offerto accesso più facile a conoscenze proibite. O, in soldoni, alla pornografia.

Si tratta anche del motive per cui non avevo ancora scritto niente su Glass. Non appena il progetto è stato annunciato è partita infatti una tempesta di annunci, ritrattazioni, allarmi, minacce legali e altre chiacchiere completamente vuote sul concetto di Glass porn. Naturalmente non se n’è concluso nulla, come minimo per il semplice fatto che il dispositivo è molto controllato dalle politiche aziendali di Google. Per esempio il suo “accordo di licenza per l’utente finale” – cioè quelle finestrelle pallosissime che chiudete subito cliccando ‘I agree’ senza manco leggerle – vietano espressamente di cedere o anche solo prestare un attimo ad altri l’unità che avete comprato. Non solo: voci attendibili dicono che la versione finale conterrà un “algoritmo di riconoscimento porno” che disattiverà la funzione di registrazione ogni qual volta ci sia troppa pelle nuda davanti all’obiettivo, e Google ha già detto che si riserva il diritto di spegnere per sempre gli apparecchi che dovessero mettere online video “inappropriati” grazie all’identificazione del numero di utente. Per non parlare della nausea da ondeggiamento tipica dei video in soggettiva non stabilizzati, proprio come quelli ripresi con Glass.

Siete già depressi? In caso contrario, ricordate anche come si è comportata Applequalche mese fa con i negozi di app: non solo si rifiuta di vendere software per adulti nel suo store, ma ha avviato severissime azioni legali pure contro i venditori indipendenti. La storia naturalmente ci insegna che per quanti capricci potranno fare le corporation, sia i contenuti che l’hardware presto o tardi verranno liberati da hacker allupati proprio com’è accaduto per tutte le altre tecnologie prima di questa. Nel frattempo però ci toccherà seguire le regole, o per lo meno scherzarci su.

Una società chiamata Mikandi ha fatto proprio questo. Beh, a dirla tutta quel che ha fatto è stato interpretare molto letteralmente l’accordo legale e fare lo stesso un video porno. A giudicare dal “dietro le quinte” che hanno pubblicato non si è trattato di un’esperienza particolarmente facile o piacevole – ma divertente di sicuro sì. Che poi non conta affatto, perché gli accordi e la tecnologia nei prossimi mesi sono destinati a cambiare così tante volte che questo video può essere considerato al più come una curiosità.
Quel che mi è davvero piaciuto invece è il video concettuale ultrastupido che è stato messo online insieme al trailer, in cui compaiono le pornostar James Deen e Andy San Dimas, con un cameo speciale di… beh, lo vedrete qui sotto. Ho il forte sospetto che questo clip sia molto più realistico di quanto ci piacerebbe immaginare. Benvenuti al (l’ennesimo) futuro del porno.