Guardate bene l’oggetto qui sopra e provate a immaginare di cosa si tratti. Un applicatore di sciolina? Un bi-rullo per bi-dipingere le pareti? Qualche strano giocattolo BDSM? Ebbene, no: per la modica cifra di 134 euro, quello è un jelqizzatore, ossia uno strumento con cui fare i jelq – di cui anche io ignoravo l’esistenza fino a cinque minuti fa. Viene fuori che ‘i jelq’ sono esercizi per lo sviluppo del pene, frutto di una millenaria tradizione del Sudan che ha l’unico difetto di essere documentata solo dalle dozzine di siti che vendono aggeggi simili.
La teoria, comunque, sarebbe quella di strizzarsi l’uccello e spremerlo come un tubetto di dentifricio, spingendo il sangue in direzione del glande. Così facendo si produrrebbero microlesioni interne che, microcicatrizzandosi nel microtempo di una buona nottata di sonno, a lungo andare aumentano le dimensioni virili. E come è evidente a chiunque creda a una idiozia simile, ciò richiede l’uso di questi super-rulli compressori – che immagino venissero venduti online anche nel Sudan preistorico. Ma non è finita qui.
Gli oggetti di questa altra foto sono… «degli altri jelqizzatori!» direte voi. Ma sbagliereste, perché quello con cui spiattellarsi il birillo è solo quello di sinistra (prezzo: 63 dollari); Quello di destra infatti costa 4,95 dollari ed è un attrezzo da cucina usato per stappare i vasetti di conserva. Giuro che vorrei conoscere il tale che ne ha visto uno a casa di sua nonna e s’è inventato tutta la truffa degli esercizi millenari: non credete anche voi che meriti un premio per la creatività?