Vjola ha creato un sito web con cui presenta il suo “approccio morbido al BDSM”, fatto di immagini, racconti, poesie e… interviste
FRA FARSA E RIPROVAZIONE
Ayzad, scrittore e bdsmer (si dice così?) ha accettato con la gentilezza e la cordiale disponibilità che lo caratterizza di rispondere ad alcune mie domande, che mi sono state suggerite dalla recente uscita del suo libro BDSM – Guida per esploratori dell’erotismo estremo, edito da Castelvecchi. Gli devo un grazie di cuore per aver dato fiducia a un’intervistatrice “esordiente” e per la serietà e ricchezza di contenuti delle sue risposte.
Vjola– Alcuni articoli dedicati al tuo libro hanno un’impostazione ironica o marcatamente “farsesca”, per cui si dà spazio ai toni scherzosi e a certi aspetti pittoreschi, ma non viene fuori l’altra dimensione del bdsm, quella che può essere di volta in volta profonda o giocosa ma che comunque ha alla base delle motivazioni psicologiche da rispettare nella loro diversità. Condividi questo modo di accostarsi al mondo bdsm da parte dei giornalisti? Ayzad – Le testate di grande tiratura devono fare i conti con il pubblico cui si rivolgono e con gli inserzionisti – due categorie che non ci si può alienare con articoli troppo “strani” rispetto alla fantomatica opinione della massa. Ciò le costringe a un bel gioco d’equilibrismo: da una parte non possono ignorare un fenomeno sociale importante come il Bdsm, anche per non fare la figura degli intolleranti; dall’altra non possono incensarlo troppo. L’unica strada che rimane allora è quella dell’ironia o, nei casi peggiori, del sarcasmo. Un po’ mi spiace che, di quasi 800 pagine, quegli articoli si siano fissati proprio sulle parti più assurde, quelle che ho inserito come contrappunto “umoristico” ai temi più seri trattati. D’altra parte però vale anche il vecchio detto: “Bene o male, purché se ne parli” – e infatti per fortuna le vendite stanno andando molto bene. A ogni modo, sarei curioso di vedere la faccia di chi compra “BDSM” per ridere e poi ci trova un libro serio…
V – Hai pubblicato con lo pseudonimo di Ayzad. Durante le presentazioni del libro “vieni allo scoperto” o preferisci restare nel mistero? Cosa pensi che cambierebbe nella tua vita se il tuo interesse per il bdsm fosse conosciuto?
A – A dir la verità la semplice mancanza di tempo ci ha impedito di organizzare presentazioni ufficiali, ma normalmente non mi faccio problemi a mostrare il viso e farmi identificare come “quello del libro sadomaso”. Sono convinto che, nei limiti della normale discrezione, tutti abbiano il diritto di vivere la propria sessualità senza timori, e perché questo accada è necessario essere i primi a non vergognarsene. In altre parole, i miei gusti erotici sono ben noti da anni a gran parte delle persone che frequento per lavoro o piacere, e l’unico cambiamento che ho riscontrato è che vivo in maniera molto più serena. Tipicamente le reazioni che incontro sono di due tipi: c’è chi dice “non è il mio genere, ma quel che fai in camera da letto non sono affari miei”, e chi invece si entusiasma e magari mi chiede informazioni tecniche. Se uso uno pseudonimo è solo perché il mio nome anagrafico è molto più banale e, in fin dei conti, ininfluente. Inoltre tengo come tutti alla mia privacy: non è che tema di essere perseguitato da fan impazziti, stile Misery non deve morire, però non mi va di espormi all’intolleranza dei cosiddetti “benpensanti”, che storicamente sanno essere molto aggressivi e persino violenti nei confronti di chi abbraccia uno stile di vita alternativo.
V – Oggi comunque si è più indulgenti rispetto al passato nei confronti di vari aspetti della sessualità, dei comportamenti collegati a questa, e delle diversità in generale. Ma secondo te il bdsm, nonostante il cosiddetto sdoganamento operato dalla moda, dalla pubblicità, dal cinema ecc., è giudicato ancora troppo trasgressivo e quindi è oggetto di discriminazione o di riprovazione morale?A – Come ti stavo dicendo, purtroppo ci sono sempre piccoli gruppi di persone patologicamente frustrate che, con la scusa di difendere una qualche morale, sfogano la loro aggressività e le loro paure verso chi vive più serenamente di loro. Le religioni, le differenze etniche e le sessualità alternative sono da sempre bersagli ideali. Per fortuna in Europa questi personaggi hanno sempre minore influenza sociale, ma in certi contesti la loro intolleranza riesce ancora a farsi sentire. Nel caso specifico del Bdsm c’è anche un grosso problema di disinformazione. L’opinione comune confonde ancora i nostri innocui giochi erotici con malattie mentali e violenze non consensuali, spinta dall’immagine distorta creata dalla fiction e da un’interpretazione superficiale dei testi di psichiatria. Temo che le cose non miglioreranno molto fino a quando chi pratica Bdsm non imparerà ad accettarsi e farsi accettare senza inutili paure.
V – Cosa ha cambiato il bdsm nella tua vita, nel tuo modo di essere?
A – Per me il Bdsm è soprattutto apertura mentale. Studiarlo e praticarlo porta a conoscere meglio se stessi e gli altri, e a vedere ogni novità come una possibilità da esplorare senza preconcetti. Tutto questo mi ha reso anche molto più critico nei confronti di chi propone certezze immutabili: se posso, preferisco approfondire le cose e farmene un’idea personale. Un approccio scientifico alla vita, se vogliamo. E non dimentichiamo gli aspetti più concreti: vivo con meno frustrazioni e più serenità, l’erotismo permea tutta la giornata anziché i soli momenti di sesso, e in ultima analisi godo tanto e bene. Scusate se è poco…
V – C’è una domanda che non ti è stata fatta sul libro o sul bdsm in generale, e che invece ti interesserebbe? Insomma la classica domanda per cui diresti: “La ringrazio della domanda”? 🙂 A – Ce ne sarebbero tantissime, anche perché credo nel detto per cui l’unica domanda stupida è quella che non viene fatta. Finora però nessuno m’ha mai chiesto: “dopo un librone da 800 pagine, cos’altro si può scrivere sul Bdsm?”. E l’unica risposta che posso dare, per il momento, è: “vedrai…”