Dicono che la storia sia ciò che accade mentre si è impegnati a fare altro – o qualcosa di simile. Nel mio caso stavo placidamente godendomi una rara vacanza, così è finita che mi sono perso un anniversario piuttosto importante per il BDSM. Il 17 agosto ha segnato trent’anni giusti dalla prima comparsa di uno degli acronimi più fraintesi nel mondo dell’eros: SSC.
Come ha ormai imparato anche il più tradizionale degli amanti, ‘SSC’ sta per ‘Sano, Sicuro e Consensuale’ – cioè la definizione comunemente accettata di cosa sia in realtà il BDSM. Non è un’esagerazione dire che queste tre letterine siano state lo strumento più efficace nel comunicare una variante sessuale che veniva prima scambiata o confusa spesso con una malattia mentale. Benché l’accettazione delle diversità sessuali nella cultura di massa sia evidentemente ancora di là da venire, non c’è dubbio che ‘sano, sicuro e consensuale’ siano parole magiche in grado di far distinguere immediatamente a tutti la dominazione erotica dagli abusi, dalla violenza e da altri orrori simili – o per lo meno di consentire un dialogo razionale su una pratica apprezzata da un adulto sessualmente attivo su dieci.
Un riassuntino per i più distratti. In questa formula:
- Sano si riferiva in origine alla capacità mentale di distinguere le fantasie dalla realtà, ma col tempo ha assunto un significato più fisico, legato alla prevenzione e la cura di danni. In ogni caso ha a che fare col lato medico delle cose, come dire che provocare dolore può essere accettabile, ma causare danni proprio no;
- Sicuro indica la competenza tecnica nel praticare attività a volte complesse e altrimenti pericolose. Ciò richiede un’approfondita conoscenza degli strumenti impiegati, ma anche dell’ambiente e soprattutto di come funzionino il corpo e la mente umani;
- Consensuale vuole dire che i partner concordano specificamente su ciascun aspetto di ciò che stanno facendo, che sono in grado di consentirlo, che non vengono coinvolti partecipanti involontari e così via. Vuole anche dire che entrambi si prendono la responsabilità di tutto ciò che può accadere loro, e che il consenso può essere revocato in ogni momento ponendo così uno stop immediato a ogni attività, senza discussioni o strascici.
Suona bene, no? In effetti suona così bene che molti terapeuti hanno suggerito di applicare questo codice di condotta anche ai rapporti tradizionali, cosiddetti “vanilla”. Reinquadrare in quest’ottica le cose richiede un po’ di sforzo, ma funziona – e poiché comporta molta comunicazione è anche ottimo per rafforzare la coppia (o il trio, o quel che è).
Ciò nonostante, fin dall’inizio l’SSC si è trovato anche al centro di parecchie diatribe. Ed ecco perché vorrei celebrarne il trentennale con un po’ di utili chiarimenti.
Come ha chiaramente spiegato la persona che ha dato origine alla frase, ‘sano, sicuro e consensuale’ è nata per caso, o meglio per assonanza con il tradizionale augurio statunitense di ‘passare un 4 luglio sano e sicuro’. La prima volta che venne stampata fu nel 1983 nel volantino di presentazione di una storica associazione BDSM, e il significato originale era «il contrario di un sadomaso irresponsabile, azzardato e disinformato» – che a causa della poca informazione a quei tempi era la modalità più comune di quel genere di attività.
Il problema fu che ‘SSC’ esplose come un meme e il suo significato venne distorto e adattato agli scopi personali di chiunque lo citasse. I casi più inquietanti furono quelli in cui criminali sessuali approfittarono del motto per attrarre vittime ingenue, convinte che quelle poche parole bastassero a garantire la loro sicurezza. Ciò rimane a tutt’oggi un pericolo concreto per chi si avvicini all’esplorazione dell’eros estremo: la mancanza di una seria educazione sessuale nella nostra società porta la gente a vedere tutto ciò che è legato al sesso come disconnesso dal normale funzionamento della vita quotidiana, e a causare di conseguenza questa altrimenti incomprensibile credulità.
Per chi il BDSM lo faceva già da tempo, tuttavia, un effetto altrettanto fastidioso di questa tanta involontaria pubblicità fu che una delle attività umane più intense, impegnative e rischiose che ci siano venisse presentata come qualcosa di superficiale e facilmente gestibile da chiunque avesse letto un (di solito pessimo) manuale o dato un’occhiata alle “informazioni” disponibili online. La loro obiezione fu che i veri giochi di dominazione – che a dirla tutta loro chiamavano ‘lavoro’ e non ‘gioco’ – erano sempre stati “SSC”, anche ben prima che comparisse quel termine. Il punto era però che prima venivano approcciati con un atteggiamento assai più responsabile, semplicemente perché le persone erano ben coscienti che non si trattasse appunto di un giochino con cui passare il tempo.
Venne anche proposta una soluzione sotto forma di un altro acronimo ancora: RACK è la sigla inglese di ‘gioco erotico consensuale di cui si conoscono i rischi’, e sarebbe dovuta servire a sottolineare i pericoli concreti di un BDSM improvvisato, senza il supporto di un’adeguata preparazione. La cura si rivelò però peggiore della malattia, perché in tutto il mondo personaggi malsani cercarono da subito di sovvertirne il significato – e continuano a farlo – in «beh, sapevi che c’erano dei rischi, quindi non mi ritengo responsabile dei danni che ti ho inflitto». Roba da pazzi, ma del resto non smetterò mai di stupirmi di fronte agli stupidi, squallidi trucchetti che certi sociopatici impiegano per ottenere “facilmente” una scopata o l’opportunità di fare del male a qualcuno senza dovervisi relazionare in alcun modo. Se fate un giro per i forum specializzati vi sarà facile trovare frequenti – e capziosissime – “battaglie” fra SSC e RACK, come se fossero partiti politici o filosofie in contrasto fra loro.
Visti in quest’ottica i primi trent’anni di SSC sembrano un po’ un’occasione sprecata. Pur con tutto il bene che ha fatto, è probabilmente ora che questo efficacissimo slogan superi i confini asfittici e i vani bisticci delle comunità BDSM per entrare nel lessico pubblico e raggiungere una platea più ampia. Non mi sorprenderebbe vederlo tornare indietro dopo un po’ con un significato più maturo e condiviso da tutti, consentendo alla cultura dell’eros estremo di compiere finalmente nuovi progressi – per il bene tanto dei vanilla quanto dei “perversi”.
E chissà… magari ora del quarantesimo anniversario saremo tutti più preparati a festeggiare come si deve.