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Niente sesso, sono inglesi (e neanche porno, giochini zozzi, né diritti)

Assorbito com’ero dalla rivoltante pagliacciata che viene spacciata per politica qui da noi, devo ammettere di non aver dato molto peso alle notizie sulle proposte di legge dell’Inghilterra. Per convincermi a dare un’occhiata a cosa stesse succedendo dall’altra parte della Manica c’è voluto il panico di molti miei amici britannici, e quando ho finalmente unito i puntini forniti da parecchi articoli differenti ho capito il perché di tanta agitazione. Questo post è per informare tutti gli altri distrattoni su una situazione molto preoccupante che potrebbe coinvolgerci tutti se non verrà prevenuta adeguatamente.
La storia comincia nel 2012 quando i giornali rivelano che il famosissimo conduttore televisivo Jimmy Savile, morto l’anno prima, fosse stato uno dei più attivi criminali sessuali del Regno Unito e approfittando della sua fama e ricchezza avesse molestato circa trecento minorenni. La notizia – e l’implicazione che Savile facesse parte di un gruppo di predatori “intoccabili” – scuote la nazione inasprendo la sempre presente fobia dei pedofili alimentata dai media.

La tragica scoperta e il disgusto generale vengono immediatamente sfruttati da diverse fazioni politiche e religiose per portare avanti i loro piani di repressione sociale. Approfittando di ipocrisia e ignoranza, equiparano la violenza su minori agli stupri in generale, gli stupri con la pornografia e il porno con Internet. In un battibaleno nasce una nuova campagna politica: se non volete che i vostri figli vengano violentati,naturalmente dovete permettere che il governo controlli il vostro accesso alle informazioni digitali.
Non c’è bisogno di dire che il sillogismo non abbia alcun senso – tranne che per chi è al potere, e sta in allerta per sfruttare ogni opportunità per limitare le fonti di informazione disponibili ai cittadini. Meno libertà d’informazione corrisponde sempre a più controllo sulle masse, e la storia ci insegna che reprimere la libertà sessuale è il miglior modo di tutti per tenere soggiogata una popolazione. Nota importante per chi non sa leggere: se ci fosse davvero bisogno di spiegarlo, non sto difendendo il crimine della violenza su bambini (né qualsiasi altro crimine) ma solo dicendo che una cultura di sessualità positiva conduce a felicità e pensiero critico – due brutti pericoli per le autorità in generale.

In termini pratici, lo scorso aprile il primo ministro David Cameron ha chiesto agli operatori di reti Wi-Fi pubbliche di filtrare i contenuti espliciti. Tutti i più importanti provider hanno ubbidito senza problemi perché dopotutto a che serve accedere a roba zozza quando non si è a casa?
Ora di luglio il premier ha alzato la posta con una nuova richiesta: le connessioni a Internet domestiche devono bloccare il porno per default, ufficialmente per proteggere occhi innocenti dai sitacci cattivi. Nei prossimi mesi questi filtri verranno implementati su tutto il territorio nazionale, e per navigare su siti per adulti gli inglesi dovranno firmare un modulo apposito di richiesta di sblocco. La furia beghina con cui Cameron ha spiegato come «i mariti che vorranno guardare pornografia online dovranno fare una imbarazzante discussione con le loro mogli» l’ha detta lunga sulla visione sessista, repressa e colpevole del governo britannico riguardo la sessualità. E non finisce qui. Proprio per niente.

La mossa successive in questa rapidissima Guerra di posizione è stata di informare le società che gestiscono i motori di ricerca che il parlamento inglese avrebbe apprezzato proprio tanto se fossero applicati dei filtri automatici per bloccare tutte le ricerche di pedopornografia. Chiaramente avrebbero potuto rifiutarsi di farlo, ma altrettanto chiaramente il primo ministro avrebbe potuto firmare un decreto per obbligarli. Non c’è quindi da sorprendersi se Google, Microsoft e altri hanno acconsentito. Non che ci sia niente di male nel bloccare le ricerche di contenuti illegali online, naturalmente.
Oddio, a essere paranoici ci si potrebbe ricordare che pure governi repressivi come Cina, Corea del Nord e molti paesi islamici filtrano (e tracciano, e puniscono) le ricerche di “contenuti criminali”. Dipende tutto da chi decide quali parole chiave ti marchino come dissidente, e i recenti scandali sulle intercettazioni digitali ci hanno dimostrato che possiamo fidarci ciecamente della buona fede delle autorità, no? Ma andiamo avanti.

Prossima fermata: fermare la «pornografia con stupri». Dal prossimo gennaio chi possiede roba porno che mostri stupri reali o simulati sarà punibile con un massimo di tre anni di prigione. Fatemelo ripetere: se abitate nel Regno Unito e avete una sola foto o disegno di un atto di sesso non consensuale sul cellulare, il PC o da qualche altra parte andrete in cella.
Conta qualcosa che tutti gli studi compiuti fino a oggi abbiano dimostrato che c’è un rapporto inverso fra la disponibilità di pornografia estrema e denunce di crimini sessuali? No. Conta qualcosa che un sacco di porno possa assomigliare a violenza carnale anche se non lo è? No. Conta che la definizione di ‘stupro’ sia aperta all’interpretazione personale, e che una giuria possa considerare illegale qualcosa che voi e tutti coloro che conoscete ritengano perfettamente consensuale? No, no e no. I cittadini britannici non avranno più alcun controllo sul proprio status di possibili criminali. Anche se distruggessero tutto il materiale per adulti presente sui loro apparecchi, tecnicamente potrebbero essere sbattuti dietro le sbarre per avere una copia di Arancia meccanica o di qualsiasi altro film od opera letteraria che contenga una scena di stupro – compresi i romanzetti Harmony, che ne sono pieni.

«Ma come potrebbero mai scoprire cosa tengo sui miei computer?» vi sento chiedere. E la risposta è semplice: ricordate quel modulo di richiesta d’accesso di cui parlavamo prima? La confessione ve la siete firmata voi stessi. Non dico certo che la polizia verrà ad abbattervi la porta di casa per trascinarvi via (che poi è proprio quello che hanno fatto nella famosa Operazione Spanner, fra l’altro), perché si troverebbero a dover blindare l’intero paese e non è semplicemente possibile. Tuttavia questo scenario ha l’implicazione molto più concreta di aprire la strada a dei “prelievi forzosi” di sostanzialmente chiunque si voglia togliere di mezzo. Basta mandargli prima un MMS con la foto giusta.
Mentre le organizzazioni per la difesa dei diritti umani stanno tentando un salvataggio all’ultimo secondo da questa spiacevole situazione, l’aspetto più pericoloso è probabilmente la velocità e la facilità con cui il governo inglese ha ottenuto questa sovversione dei principi civili. Ancor più preoccupante è poi come questa contro-rivoluzione possa costituire un esempio preconfezionato che altri governi potranno seguire nel nome di vaghe minacce e dovere di proteggerci. Esserne consapevoli è il primo passo per difendere i propri diritti.

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