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Pornografia anal(itica)

 

Tutti i reportage dall’ultima edizione degli AVN Award, i cosiddetti “Oscar della pornografia” parlavano di un’industria morente per obsolescenza: siamo nel XXI secolo, e ormai nessuno paga più per guardare roba porno. Il pubblico va su archivi giganteschi che mettono a disposizione (gratis!) un’offerta così varia da soddisfare ogni gusto. Le pornostar più attente al marketing ormai compaiono in video ufficiali solo come pubblicità per i propri siti personali, dove realizzano spettacolini su misura via webcam molto più sicuri, comodi e lucrosi di una carriera classica.
Ciò naturalmente significa anche che supermarket della carne come Xhamster o Xnxxricevono milioni e milioni di visite ogni giorno – sia da parte del normale pubblico che di ‘creatori di contenuti’. Quest’ultima categoria comprende una manciata di produttori veri e propri, ma soprattutto un esercito di appassionati che caricano le loro clip preferite per condividerle con il resto del mondo. Ed è qui che la storia si fa interessante, perché ciascun video caricato viene anche taggato in base al genere e ai contenuti. Il video X, per dire, potrebbe essere associato ai tag ‘amatoriale, coreana, blowjob, teen’ per poter essere trovato più facilmente da coloro che cercando questa particolare combinazione di elementi.

I due siti sopra citati contengono complessivamente poco meno di due milioni di video, taggati con una o più di oltre 70.000 parole chiave. Gli analisti chiamano database simili ‘big data’: un’enorme quantità di informazioni che possono essere filtrate, studiate, confrontate, quantificate e rese oggetto di ricerche capaci di cogliere quel tipo di panoramica globale che nessuno studio tradizionale potrà mai sperare di ottenere.
Parlando di sessuologia questa è anche una risorsa inestimabile poiché non ci si può fidare di come la gente risponda alle domande sulla propria sessualità, e il modo migliore per capire cosa abbia davvero in testa è osservare come si comporti quando pensa che nessuno la stia guardando. In altre parole: analizzando i termini di ricercausati su questi siti si capisce cosa ecciti davvero le persone – ma esaminare i tag produce addirittura una mappa dettagliata delle fantasie sessuali.

Cinque ricercatori francesi hanno fatto proprio questo. Osservando la tag cloud di tutti i video caricati fra il 2008 e il 2012 sui due più grandi pornoarchivi del mondo, hanno macinato numeri fino a raggiungere parecchie conclusioni molto interessanti. La mappa galattica in cima a questo post, per esempio, rappresenta i rapporti fra i principali agglomerati di vocaboli descrittivi.
Come spiega la prima pubblicazione dei ricercatori, le relazioni fra i tag sono in effetti uno strumento utilissimo per comprendere la mappa psicosessuale del mondo, perché «i tag definiscono la pornografia così come le parole definiscono la sessualità». Guardiamo lo schema iniziale: si nota subito come l’interesse per un genere di video sia di solito collegato ad alcune nicchie ma non ad altre (es. non c’è quasi alcuna sovrapposizione fra scene interrazziali e MILF, mentre la correlazione fra voyeurismo e spiagge è prevedibilmente molto forte).
La mappa rivela anche alcuni dati sorprendenti – tipo l’inatteso ruolo centrale giocato della Danimarca – e molte conferme. Fra queste: le scene gay e transessuali esistono in uno spazio culturale completamente separato dal resto; la banale accoppiata ‘amatoriale + pompino’ costituisce ben un terzo dei video; la storica fascinazione dei francesi per il medio Oriente.

Questa cartina approssimativa costituisce tuttavia solo uno dei molti risultati che continuano a essere prodotti dal gruppo, che si è battezzato Sexualitics. Un altro fruttuoso campo di studio è l’esame dei commenti associati a ciascun video, da cui si può capire quali generi suscitino più reazioni. Vi faccio uno spoiler: subito dopo un grande classico quale ‘cuckold’, il grosso delle discussioni è stato trovato attorno a clip taggate ‘arabi’ e ‘musulmani’.
Un’ulteriore linea di ricerca si concentra sul significato delle accoppiate fra tag. Un esempio emblematico viene rappresentato dal tag  ‘nani’, che totalizza un numero impressionante di usi e di commenti. È il segnale di una rovente passione per le persone di bassa statura? Niente affatto: il tag viene quasi sempre associato a ‘buffo’, il che indica che questo particolare genere di clip viene fruito più per ridere che per eccitarsi.
Il sito web di Sexualitics è ancora molto giovane e lo studio ufficiale non è stato nemmeno completato, ma scommetto che ne sentiremo riparlare ancora parecchio, considerate le numerose implicazioni per la sociologia, la psicologia e naturalmente la sessuologia. Nel frattempo potete giocare anche voi con i suoi dati utilizzando uno strumento chiamato Porngram a disposizione del pubblico: basta digitarvi due o più parole, e vi mostrerà l’evoluzione della popolarità di quei tag nel corso dei quattro anni presi in considerazione. Interpretare i risultati può essere più eccitante che guardare i video cui si riferiscono.

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