Scrivere per mestiere di sessualità ha molti lati positivi e qualcuno negativo. Fra questi, la competizione che scatena in alcuni maschietti che si sentono tenuti a dimostrare – a volte in maniera tristemente letterale – di avercelo più lungo. Ormai ci ho fatto l’abitudine e ho da tempo imparato a ignorare certi comportamenti: moralmente parlando sono del tutto privo di genitali e la vivo benissimo.
Ciò nonostante mi sa che non sarei altrettanto saggio e maturo se si trattasse di una gara nel vero senso della parola – ed ecco perché provo sincera ammirazione per il coraggio e l’atteggiamento di Nick Gilronan, vincitore del titolo di ‘Mr. pene più piccolo di Brooklyn’. In effetti un’altra cosa che capita di frequente quando si fa il mio lavoro è confrontarsi con le insicurezze femminili rispetto all’immagine stereotipata imposta dai media di gnoccolone atletiche simili a Barbie. Il movimento culturale per l’accettazione di una fisicità “vera” delle donne è piuttosto recente, e che io sappia non ne esiste un equivalente maschile – il che rende la serenità di Nick ancora più encomiabile.
«Ho risposto a un annuncio online in cui si cercavano uomini microdotati» spiega inquesta intervista «e siccome faccio da sette anni il modello anche di nudi non mi sono fatto particolari problemi a partecipare. Non capisco di che mi dovrei vergognare… mi sono divertito un mondo e così anche il pubblico: occasioni così non capitano mica spesso.» Tanta positività deriva anche da una visione realistica delle cose: «È tutta colpa dei media, che sono pieni di gente che non ha niente a che fare con le persone normali. La misura del pene non influisce su chi tu sia come essere umano, né quella del seno per una donna. Giudicare gli altri secondo questi standard è sconcertante. Il mio consiglio è di non preoccuparsi di ciò su cui non si può avere controllo, perché si perde solo del tempo.»